Roma, dal corrispondente
Che una città come Roma abbia una serie di problemi legati ad alcuni ambiti specifici quali pulizia e trasporti è, nonostante tutte le attenuanti possibili, uno scandalo. Milioni di persone che ogni anno visitano la Città Eterna si trovano molte volte a dover fronteggiare questione logistiche più consone ad una vacanza on the road in un qualsiasi paese dell’ America Latina (con tutto l’immenso rispetto che nutriamo per quei posti) che non in una metropoli europea.
Detto questo, per rispondere all’ondata di sdegno che quest’estate ha spinto Alessandro Gassmann a lanciare una campagna di responsabilità civica, va detto che la maggior parte della colpa per lo stato in cui versa l’Urbe non può essere addebitata all’amministrazione.
Le responsabilità di Sindaco e giunta sono altre e ci arriveremo.
I mezzi pubblici, pochi e mal funzionanti? Vero, ma di certo i romani non aiutano lo svolgimento regolare delle corse di bus e tram piazzando le loro macchine in maniera naÏf in prossimità di fermate o incroci. Ognuno che abbia vissuto la città per più di due ore, muovendosi con uno di questi mezzi, avrà notato una maleducazione diffusa e dilagante dell’automobilista romano. Le corsie preferenziali, ad oggi, risultano inspiegabili ai cittadini alla stregua dei cerchi nel grano: compaiono ma nessuno sa bene a cosa servano.
Stesso dicasi per la metro. Funziona male, puzza e non copre tutta l’area metropolitana? Forse. Ma di certo saltare i tornelli non aiuta a migliorarla.
Un discorso analogo potrebbe essere fatto per la pulizia delle strade. Visto che le carte e i pacchetti di sigarette non cadono dal cielo in stile manna biblica, viene da chiedersi se prima di indignarsi i romani non farebbero bene a usare i cestini. Finora non sono stati registrati casi di aggressione da parte di un secchio dell’immondizia ai danni dell’uomo.
I romani, a parte tifare Roma o Lazio, ad oggi fanno ben poco per la propria città.
Ora passiamo alle responsabilità della politica.
Di Mafia Capitale ci hanno riempito occhi, orecchie e pagine di giornali; sappiamo tutto e ora dobbiamo solo aspettare come andrà a finire. Nel frattempo altri scandali sono avvenuti, ma ormai tutto sembra riconducibile alla cupola mafiosa che governa Roma. Sembravamo quindi avviarci verso un tranquillo crepuscolo estivo e invece ecco qui che viene a mancare Vittorio Casamonica. Che oggi tutti dicono di sapere di preciso chi era, quindi è presumibile non fosse un latitante.
Il funerale e tutto il circo messo in piedi dalla stampa hanno dell’incredibile. Ci hanno fatto la cronistoria dei Casamonica come se a qualcuno interessasse qualcosa, ma alla fine non si è capito come sia stato possibile che per circa 10 km un corteo abbia bloccato il traffico e che nel frattempo un elicottero volteggiasse nei cieli manco fossimo alle Hawaii in una puntata di Magnum PI.
In tutto questo, la risposta delle autorità dopo un buco del genere, lascia sbalorditi. Si agisce riconoscendo poteri speciali al prefetto di Roma, di fatto si commissaria il Sindaco, ma ad oggi non si capisce bene cosa sia successo e chi avrebbe dovuto vigilare sulla questione funeral party.
Si agisce come se i problemi che Gabrielli dovrà affrontare si fossero materializzati in pochi mesi, quando ognuno sa bene che nessuna delle questioni sul tavolo compare improvvisamente o può dirsi “speciale”.
Le amministrazioni che si sono succedute fino ad oggi hanno evidentemente chiuso gli occhi su problematiche macroscopiche, e quando in questi giorni si sentono alcuni ex sindaci pontificare su strategie da applicare, verrebbe da ricordare a questi novelli Kissinger che, come ha giustamente puntualizzato un nipote del defunto Vittorio, i Casamonica – per dire l’ultimo dei problemi in ordine di tempo – stanno qui dagli anni Settanta.
Luca Arleo