Anno: 2013
Distribuzione: Explorer Entertainment e Prima Visione
Genere: Azione
Nazionalità: Italia
Regia: Gianluca Petrazzi
Data di uscita: 6 Dicembre 2013
Roma Criminale è il titolo del film d’esordio di Gianluca Petrazzi, stuntman di pregio (Quantum of Solace, The Italian Job, The Twilight Saga: New Moon) che firma anche il soggetto e la sceneggiatura in collaborazione con Giorgio Savino.
Roma Criminale è un film d’azione. Due protagonisti: il vice questore aggiunto Marco Lanzi (Alessandro Borghi) e Vince Marrazzo (Luca Lionello) detto “er Toretto”, criminale appena uscito dopo trent’anni di carcere e identificato da tutti come il mandante dell’omicidio del commissario Lanzi, padre del vice questore, ucciso davanti ai suoi occhi quando era bambino. “Er Toretto” appena fuori dal carcere viene contattato dal “Columbia” (Corrado Solari) con cui aveva diviso la cella e qualche “lavoro sporco”, e il criminale sudamericano gli propone un affare. Il vice questore sembra fiutare qualcosa di losco ed inizia a cercare di inchiodare i due criminali fino ad uno scontro sanguinario tra i tre.
Tra vintage e amarcord (nel significato etimologico dal romagnolo: nostalgico), Roma Criminale ha la presunzione di riproporre un genere di cinema poliziesco italiano degli anni ’70: il “poliziottesco”.
La pellicola ha una sceneggiatura lacunosa e la messa in scena è poco credibile, il film stenta ad arrivare all’obbiettivo. Il personaggio interpretato da Luca Lionello sembra una caricatura di Tomas Milian, il “Columbia” che dovrebbe essere colombiano sembra venire dalla Lucania, non ha nulla del pericoloso criminale sudamericano che immaginiamo: né l’accento, né i modi e né la cattiveria. Il vice questore sembra un “pischello” (nel gergo romano: ragazzino) appena uscito dalla palestra per andare a fare l’aperi-cena in centro. Insomma tutto un po’ scricchiolante, anche se apprezzabile per lo sforzo a cui si sono sottoposti tutti, dal produttore Gino Montegrande, al cast e alla distribuzione.
In quegli anni la critica non aveva un giudizio positivo su questo genere di cinema, ne leggevano messaggi reazionari, fascisti e qualunquisti, forse critici esageratamente politicizzati. Poi all’inizio del secondo millennio il regista Questin Tarantino in alcune interviste disse di aver amato molto quei film. Grazie alle dichiarazioni del regista di “Le Iene”, e grazie a riviste di genere, il poliziottesco è stato rivalutato.
La realizzazione di un film di questo genere implica un impegno di budget piuttosto interessante. C’è la necessita di realizzare inseguimenti, sparatorie, azioni rocambolesche che finiscono con la distruzione di mezzi e oggetti di scena.
Sinceramente mi domando se c’era davvero questa necessità? E se si, perché scimmiottare ciò che all’epoca era già considerato di serie B? Credo che sia giusto e auspicabile che il cinema italiano si apra ad altri linguaggi oltre alla commedia all’italiana e agli intellettualismi più estremi; penso che nel mezzo ci siano una moltitudine di toni con cui raccontare storie.
Nelle sale dal 6 dicembre.
Alessia Gallo