Il film romeno ‘Quod Erat Demonstrandum’
1) The Green Inferno di Eli Roth (Usa). Fuori concorso.
Signori, torna il cannibal-movie anni Settanta, stavolta per opera del cattivo ragazzo del torture porn Eli Roth. Un gruppo di attivisti verdi assai radicali si ritrova prigioniero nellaforesta amazzonica di una tribù antropofaga. Alcuni di loro verranno divorati cotti e crudi. Non così gorey come ci si aspettava, sconfinante nell’avventuroso, e ferocemente ironico verso certe smanie eco-neo-rousseauiane. Voto 7
2) I corpi estranei di Mirko Locatelli (Italia). Concorso.
Filippo Timi è un padre venuto aMilano a far curare i suo bambino malato di tumore. Incontrerà-sfiorerà le vite di alcuni immigrarti arabi, e qualcosa accadrà. Un film che volutamente si muove in un vuoto narrativo, che per pudore, rigore, estremismo autoriale si ritrae di fronte a ogni possibilità di raccono. Dunque film malmostoso, snervante, irritante. Ma stasera, ripensandoci, I corpi estranei mi sembra molto meglio di come mi è parso stamattina. Lo vorrei rivedere. Voto (provvisorio): tra il 5 e il 6, già in crescita rispetto al 5 che gli ho dato nella recensione extendend version.
3) Song’e Napule dei Manetti Bros. (Italia). Fuori concorso.
Thriller napoletano girato per la tv in cui i Manetti Bros., finalmente costretti in una disciplina narrativa, danno il loro meglio. Scatenatissimo ritratto dell’estetica camorristica e del kitsch neomelodico. Il publico qui lo ha adorato. Voto 6 e mezzo.
4) Quod erat demonstrandum di Andrei Gruznicki (Romania). Concorso.
Il cinema rumeno è una potenza da festival, vediamo se anche questo film si porterà via qualcosa da Roma. In rigoroso bianco e nero, Quod erat demonstrandum ci riporta al clima soffocante di delazione, codardie, piccoli grandi tradimenti, negli ultimi anni dell’era Ceausescu. Una donna che aspetta di poter raggiungere con il figlio il marito scappato in Francia, un geniale matematico non allineato al regime ma i cui studi al regime molto interessano, un poliziotto che vuole fare un salto di carriera. Anche i più integri finiranno col cedere alla viltà, al compromesso. L’ennesima, ma sempre necessaria, rievocazione di cosa son stati capaci, nella corruzione delle coscienze, quei regimi dell’est europeo. Un film che carbura lentamente e poi ti avvolge. Voto 7
5) Out of the Furnace di Scott Cooper (Usa). Concorso.
Coprodotto tra gli altri da Leonardo DiCaprio e Ridley Scott, uno di quei film brutali e sporchi ambientati nell’America bianca più marginale e crudele, ennesimo ritratto di un’umanità white trash che si strafà di violenza, sangue e ogni possibile droga (preferibilmente metamfetamine). Due fratelli, uno che si spacca la schiena in fabbrica, l’altro appena tornato dall’Iraq, fragile ed esposto a ogni deriva. Debiti da pagare, incontri candestini di lotta, boss spietati e drogati. Qualcosa che sta tra The Fighter e Un gelido inverno, e che a tratti sembra un omaggio a Il cacciatore di Cimino (la caccia al cervo, la guerra come disintegrazione di ogni equilibrio mentale). A momenti assai potente, però Scott Cooper ci mette dentro troppa roba, e il suo film è troppo derivativo, troppo debitore a troppe cose già vist. Cast da paura: Christian Bale, Casey Affleck, Woody Harrelson, Willem Dafoe, Zoe Saldana, Sam Shepard. Voto 6+