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Premessa doverosa: massimo rispetto per Borini. Ma non è Messi. Una doppietta così, facendosi beffe prima di Samuel e dopo di Lucio, l’attaccante giallorosso la ricorderà per sempre. Dovrebbe ricordarla anche l’Inter, come monito. C’è qualcosa di inspiegabile e allo stesso tempo fatalisticamente perfetto in questa rovinosa caduta. È difficile da spiegare – e da giustificare – come in una settimana si possa sprecare un patrimonio racimolato a fatica, partita dopo partita. Eppure doveva andare così, in un certo senso. L’Inter attuale è la pazza Inter pre-mourinhana, capace di rincorse incredibili annullate da boiate pazzesche.
È come se il derby avesse svuotato i nerazzurri, scesi in campo, negli ultimi tre incontri, senza “gli occhi della tigre”, senza quella cattiveria necessaria per portare a casa la vittoria. Si tratti di una partita del campionato italiano di serie A o di un’amichevole contro una selezione di squadre di Eccellenza. Quattro sberle. Una più forte dell’altra. Stacco di testa in area di Juan senza alcun contrasto, due verticalizzazioni finalizzate da Borini, il poker finale di Bojan tra quattro difensori nerazzurri. Una semplicità disarmante. Quattro situazioni che si potevano gestire con tranquillità, sarebbe bastato un minimo di attenzione, di aggressività, di determinazione. Ma l’Inter in campo non era neanche scesa.
Il 4-4-2 che in altre occasioni ha dato buoni risultati è naufragato davanti al possesso palla e al ritmo sostenuto della Roma. L’undici di Ranieri non l’ha mai beccata. Ed è emblematico che a fine partita non ci sia stata una – dicasi una – conclusione finita nello specchio della porta avversaria. Cosa non ha funzionato? Niente. Fare nomi non avrebbe neanche senso. Non si salva nessuno. Neanche l’allenatore, che sotto di due gol ha tolto un attaccante (Pazzini) per un centrocampista (Poli). Per dare più compattezza alla squadra, ha cercato di giustificarsi. Bei tempi quando, per raddrizzare un risultato negativo, lo Special One gettava nella mischia tutte le bocche da fuoco che aveva a disposizione. Anche se va detto che, al tempo, in panca si accomodavano Cruz, Balotelli, Crespo. Se proprio si vuole trovare un quindicesimo di bicchiere mezzo pieno, la sconfitta dell’Udinese mantiene inalterato il distacco dal terzo posto (cinque punti). L’obiettivo minimo stagionale (qualificazione in Champions League) è ancora a portata di mano.
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