Roma ladrona!

Da Aquilanonvedente

Quante cose avrei da dire a chi adesso se ne esce scandalizzato dalle vicende scoperchiate nel Comune di Roma!

Eh sì, perché un amministratore di Trento può dire “Non sapevo”; un dirigente politico di Palermo può dire “Non sapevo”, ma un amministratore o un dirigente politico di Roma non possono dire “O poffarbacco! Non sapevo”.

Se non sapevi, se non te ne sei accorto, vuol dire che sei un incapace. E anche un po’ coglione.

Quando ci si siede in una giunta comunale, bisogna conoscere i propri vicini di sedia. Nel 1990, quando mi proposero di fare ancora l’assessore, risposi: “No. Io allo stesso tavolo con i socialisti non mi ci siedo“. Tempo un paio d’anni e si vide la fine che fecero i craxiani.

Non è obbligatorio fare il politico o l’amministratore.

Che poi non mi vengano a dire che a Roma un guercio, un dirigente cooperativo e un paio di tipi maneschi avevano messo in piedi da soli tutto quel casino. Ma mi vogliono trattare da imbecille?

I mandanti vogliamo sapere! Quelli che stavano/stanno sopra. Quelli che li hanno non solo coperti, ma spinti a compiere i misfatti che stanno venendo a galla.

E i politici, per favore, non mi vengano a fare le mammolette.

Tutti sanno che una parte delle cooperative (in quale percentuale non lo so) sono truffaldine e di cooperativo non hanno proprio una cippa.

Tutti sanno che gli appalti alle coop partono con importi relativamente bassi e con gare fittizie che non danno nell’occhio e poi vengono continuamente rinnovati al di fuori di qualsiasi logica e raddoppiano, triplicano, decuplicano gli importi contrattuali.

Tutti sanno che c’è intermediazione di manodopera, che è vietata per legge.

Tutti sanno che i grandi consulenti (che in genere producono poco più di niente) ti dicono che per fare un lavoro vogliono centomila euro e devi incaricare anche la loro aiutante per altri trentamila euro. Poi loro se ne fanno restituire la metà, ovviamente in nero. E non parliamo di consulenti da quattro soldi. Parliamo di consulenti che scrivono le leggi, nazionali o regionali (ecco perché poi non funzionano) e che scrivono sui giornali e  sulla stampa specializzata fare le pulci agli altri.

Tutti sanno che la rotazione degli incarichi dirigenziali è la prima cosa da fare per ridurre il rischio di incancrenimenti nella gestione della cosa pubblica. Quando, da assessore, lo proposi in Comune, mi arrivarono addosso tonnellate di letame, che sento il puzzo ancora adesso, quindici anni dopo.

E soprattutto, ripeto, quando ci si siede a un tavolo di una giunta comunale (o di qualsiasi altro ente) bisogna conoscere i propri compari, perché la politica può e deve fare pulizia prima che arrivi la magistratura, perché quando arrivano i carabinieri, è troppo tardi e la politica ne esce inesorabilmente sconfitta.

Punto.

Roma spogliata



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