Tutto il can-can per i quindici giorni di ferie di Marino è risibile.
Non so se Marino sia un buon o un cattivo sindaco.
Ormai la sua immagine è talmente compromessa che nessuno ha più il coraggio di difenderlo.
I più benevoli si limitano a dire:"Una brava persona... ma non è il suo mestiere".
Che non si possa fare il sindaco senza l'appoggio della nomenclatura dei soliti noti è invece un fatto assodato.
Uno eletto dai cittadini "contro" gli apparati, in una situazione come Roma, può essere fatto fuori in mille modi.
E infatti.
Screditato a destra e a sinistra dalla consueta macchina del fango sostenuta dai midia, messo sotto tutela dal prefetto milleincarichi tuttofare (ultimo, in ordine di tempo, deus ex machina), Marino ormai di chance ne ha ben poche.
Eppure Roma era è e resterà la città splendida e corrotta di sempre. Un tessuto millenario che, un po' più un po' meno, riproduce se stesso.
Alemanno era il sindaco ideale degli intrallazzi romani come lo sono stati decine di sindaci democristiani e no che l'hanno preceduto.
Tra i più recenti non Veltroni (anche lui tacciato come buonista incapace) e tanto meno Rutelli sono stati in grado di scalfire i consolidati centri di potere romani, spesso collusi con il crimine organizzato.
Come avrebbe potuto farcela Marino, per di più non romano e dunque un corpo estraneo?
Roma, per i turisti, resta l'urbe indimenticabile che vedono, con i suoi simpatici fregaroli genuini rappresentanti dei vizi antichi della città eterna.