–Festa per tutti… o solo per Totti?-
Ad un solo punto dalla Lazio e dai preliminari di Champions League: l’ambiente giallorosso, già facilmente infiammabile anche per molto meno, non avrà difficoltà a trasmettere energia alla squadra, che scenderà in campo contro il Milan privata di Perrotta e De Rossi dal Giudice Sportivo.
Il nuovo presidente dell'A.S.Roma Di Benedetto... li chiamano volti nuovi.
L’entrante presidente Di Benedetto non promette, sottintende; non decide, demanda ad altri: tutto fuorché chiaro il destino di tanti, troppi protagonisti degli ultimi anni giallorossi che scenderanno in campo, tenuti insieme dall’orgoglio professionale, da Mister Montella, bravo ad assecondare l’umore -ovvero la Legge- del Reuccio di Porta Metronia.
Il segnale dello spogliatoio fu chiaro: l’esonero ha un altro tipo di dignità -per tutt’e due le parti-, e l’allontanamento di Ranieri è il simbolo di quell’autogestione interna cui i capataz dello spogliatoio tendevano, avvallati dal resto del gruppo, senza portare serenità. I resti stanno a guardare, e il paravento Montella -in ogni senso- è una coperta troppo corta per coprire le carestie nervose dei Romani che stan portando a termine comunque la loro rimonta non senza qualche spintarella di una buona sorte che si può promuovere, in questi casi, pure a provvidenza.
Ripararsi dietro “lo storico” modulo di 4.2.3.1. poco è servito: le paturnie hanno avuto la meglio sulla circolazione della palla; i dissidi interni (e pure interiori per il De Rossi, ad esempio), hanno annebbiato pensieri, fatto su ragnatele al posto delle trame di gioco; screzi, invidie bambinesche hanno bruciato risorse tecniche importanti.
Contro il Milan ci si gioca la gara della vita, dell’orgoglio: ultima occasione per mettere un’etichetta di prestigio alla stagione in una gara di cartello. Il trucco per far bene sabato sera? Non proprio indecifrabile, ma neppure oggi staremo qui a dare suggerimenti -stiamo scherzando, naturalmente-, a chi deciderà chi e come mandare in campo la nostra avversaria. C’è un solo nome che può metterci in difficoltà e, volendo bestemmiare una regola aurea giallorossa, pure un cambio di modulo sarebbe da prendere in considerazione. Si vedrà.
La nostra gara della vita, di colpo, in controtendenza storica, pare essere diventata quella di Palermo di martedì prossimo: nelle intenzioni, almeno. Decise, risolute… quasi “ bellicose”: parole che mai avevamo ascoltato scomodare per una gara di Coppa Italia dal 1977 forse, prima della finale vinta con l’Inter a S.Siro.
Con “tutto” programmato a sabato 14 maggio ore 20.45, il ritiro che si protrarrà a prescindere nella Capitale, potrebbe esserci un appannamento nei propositi e nella concentrazione del Milan nell’atteggiamento in campo? Giocare una gara significativa -eccome!- all’Olimpico merita da sé rispetto, quel che la squadra ha fatto fino a qui anche di più. Non c’è più una “Dottoressa Sensi” a cui dover piaceri.
Non c’è verso, la nostra partita girerà ancora attorno alla prestazione del nostro trequartista, come in modo ormai palese è sotto gli occhi di tutti. Con Pato in gruppo e disponibile ad affiancare Ibra -a gara in corso?-, la mobilità, il dinamismo, la funzionalità difensiva del rifinitore, sono state le discriminanti che han reso la vita difficile alle avversarie. Robinho o Boateng poco importa, ma è giocando sulla difficoltà della Roma ad assorbire il movimento su tutto il fronte d’attacco del rifinitore -ancora di più perché atipico-, che si può pensare di fare danni.
Alla rifinitura, Allegri si troverà in una situazione del tutto rara: ad inizio anno a causa degli infortuni -13, il record-, o per squalifiche, mai ha avuto un’abbondanza del genere in mezzo al campo; con Gattuso che scalpita prima della messa a punto per la semifinale di Palermo, Van Bommel deputato a riprendersi il ruolo di centro-mediano, ci saranno Pirlo e Seedorf a giocarsi quello di interno di sinistra, con Flaminì e Ambrosini dall’altra parte. E in teoria, pure sarebbe proponibile una versione con il francese ed il biondo capitano in campo come interni, per sfruttare le loro doti di inserimento: dipenderà dall’interpretazione che lo staff tecnico vorrà dare alla partita.
"Vincere senza di me?!"
La naturale stanchezza di fine stagione, acuita dall’obbligo di dover giocare un calcio “faticoso”, anche mentalmente, nelle ultime due partite, sarà assorbita in parte da Ibrahimovic al rientro; se la gara si presenterà ammantata da uno “strano clima” di fine stagione, siamo portati a credere che, almeno lui, “dirà di no” anche per noi.