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Roma. Mostra al Quirinale: reperti di Cipro, l’isola di Afrodite
Creato il 15 dicembre 2012 da PierluigimontalbanoRoma. Mostra al Quirinale: reperti di Cipro, l’isola di AfroditeCipro reca testimonianze di tempi remoti della sua vocazione a fare da “punto d’incontro” tra civiltà diverse, dell’Oriente e dell’Occidente , come ha sottolineato il nostro presidente Giorgio Napolitano; mentre il presidente cipriota Demetris Christofias ha accomunato l’Italia e Cipro nello stesso “fenomeno storico e culturale” per la loro posizione mediterranea.Afrodite, storia e leggenda
Il consigliere del presidente della Repubblica per la conservazione del patrimonio artistico, Louis Godart,ha illustrato la mostra nei contenuti storici e culturali, con un richiamo alla realtà che vede l’isola divisa da 35 anni nei due settori greco e turco, ostili tra loro; ma anche con un messaggio di ottimismo, per l’attenuazione dei vincoli che impedivano il passaggio ai turisti dal sud greco cipriota al nord turco: ora è possibile.
I reperti risalgono a tempi remoti, addirittura al neolitico: di tale era primordiale della storia umana troviamo statuette totemiche della Madre Terra. Afrodite – il cui nome viene dalla leggenda che ne vuole la nascita dalla spuma del mare a Paphos, nella parte meridionale di Cipro – compare con Omero nell’Iliade e nell’Odissea come dea dell’Amore e della Bellezza. Mentre i documenti greci precedenti che risalgono all’età micenea, del XVII secolo avanti Cristo, pur citando altre divinità come Zeus ed Hermes, non ne fanno menzione, perché ancora non era stata “importata” dall’isola.L’introduzione avvenne da parte dei coloni greci di Cipro, quindi dopo la fine della civiltà micenea che segnò il loro esodo verso l’isola dove conobbero la Madre Terra; ma la protezione di semina e raccolto passò a Demetra, Afrodite ebbe l’immagine sensuale di dea dell’Amore e della Bellezza.Ambedue le dee che convergono in un’unica figura sono presenti nei reperti esposti, anche se non mancano problemi interpretativi, come quelli relativi alla divinità autoctona Ishtar che era anche dea della guerra, caratteristica questa molto diffusa. Athena dea della sapienza viene rappresentata chiusa nell’armatura entro la quale, secondo la leggenda, sarebbe nata dalla testa di Giove. Aspetti comuni nelle leggende non mancano, in un poema cuneiforme è raccontata una storia analoga di seduzione del re degli dei da parte delle dee, Ishtar e la greca Era, per difendere i loro protetti.Di Afrodite si sa che era una divinità popolare, oltre che il centro delle cerimonie ufficiali. La località di Paphos per la sua nascita dalla spuma del mare veniva considerata l’“ombelico del mondo”, al pari di Delfi, vi si svolgevano feste e cerimonie celebrative della dea. Solo gli eredi al trono potevano essere sacerdoti del tempio di Afrodite, che restò attivo fino a Settimio Severo, l’imperatore Tito lo visitò nel suo viaggio in Siria e ne rimase colpito.La fioritura artistica intorno al culto della dea è presente nei reperti attraverso le sculture, i mosaici e le miniature esposte, in diversi materiali dal calcare e marmo alla ceramica fino all’oro. Sono contenuti in otto vetrinette, abbiamo il privilegio di una guida d’eccezione qual è Louis Godart.Nei reperti esposti si succedono le stratificazioni della storia, dal Neolitico al Calcolitico, poi il Periodo Antico Cipriota in diverse fasi, quindi il Periodo Geometrico e il Periodo Cipriota dall’arcaico al classico, fino al Periodo Ellenistico: dal 3000 al II-I secolo sempre avanti Cristo. Le dimensioni delle sculture sono anch’esse diverse, dalle miniature ai 10-15 cm fino ai 50-70 cm, con il clou della grande statua di Afrodite in marmo bianco alta 80 cm del periodo ellenistico.Dopo la più antica forma totemica del Neolitico, nel Calcolitico forme più evolute, mentre nel Periodo Tardo, 1500-1200 a. C. vediamo divinità arcaiche con teste di uccello finemente lavorate.Non solo statue e teste, anche brocche con sopra delle figure come quella femminile con un fiore di loto in mano, Godart ricorda quando nell’Odissea i compagni di Ulisse perdono la memoria per aver mangiato il loto, qui la donna sembra nell’atto di annusarlo, l’uso delle droghe è stato accertato. Ci sono anche elementi simbolici come le due sfingi ai lati dell’imponente seggio, è cultura dell’Oriente, i greci metteranno due leoni; altri segni nell’acconciatura egizia su un volto greco.L’epoca ora è meno remota, siamo nell’850-800 a. C., sono esposte statuette di terracotta, poi brocche in ceramica lavorate con un tornio primordiale, misurano fino a 36 cm. Del Periodo Cipriota Arcaico, 750-475, spiccano la suonatrice di lira e le tre di tamburello, tra parecchie statuette di figure femminili con decorazioni: il soggetto dovrebbe essere Afrodite. Statue più grandi, fino a 70 cm provengono dal centro del culto, Palaepaphos e dal santuario di Arsos.Questi soggetti, statuette della divinità, suonatrici e danzatori, sono presenti anche nel Periodo Classico fino al 400 a. C. Ma solo nel I-II secolo i reperti esposti sono esplicitamente intitolati ad Afrodite, fino alla grande statua di 85 cm del periodo Ellenistico Tardo: proviene da Nea Paphos, è mutila e senza testa ma armoniosa nel corpo flessuoso, una Afrodite seducente. Nella vetrinetta vicina gli unici reperti d’oro esposti, un orecchino e un anello, ornamenti degni di una dea.Una stele calcarea del IV secolo a. C., coperta di iscrizioni, chiude la mostra, con un ritorno alla storia dopo tanta leggenda. La seconda nasce dalla prima, il mito di Paride ed Elena riporta alla distruzione di Troia, con la dea della Bellezza protagonista. In quel caso lo fu di distruzioni, ma l’eccezione conferma la regola, quella della celebre espressione “La bellezza salverà il mondo”. Afrodite, la Venere dei romani, ne è la dea, e lo è anche dell’Amore, la cui forza è stata cantata da Virgilio con le parole “amor omnia vincit”. Perciò anche oggi è tanto amata e riesce a far sognare.Palazzo del Quirinale, dal martedì al sabato, ore 10,00-13,00; 15,30-18,30, ingresso gratuito; domenica ore 8,30-12,00 ingresso euro 5 con visita al Palazzo. Lunedì e festività chiuso. Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante al Palazzo del Quirinale alla presentazione della mostra, si ringrazia “Comunicare Organizzando”, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta.Fonte: Archeorivista
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