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Roma omaggia Assia Djebar

Creato il 22 aprile 2015 da Chiarac @claire_com_

Venerdì 8 maggio alle 18.30 alla Casa internazionale delle Donne di Roma (via della Lungara 19, Sala Carlo Lonzi, I piano), la scrittrice, intellettuale e femminista algerina recentemente scomparsa verrà ricordata durante un incontro pubblico.

Parteciperanno: Isabella Camera d’Afflitto, Anna Maria Crispino, Antonio Fazzini, Silvia Gallerano, Maria Grazia Mandruzzato, Annamaria Manfredelli (Dedica Festival, Pordenone), Teresa Mannino, Mario Martone, Roberta Mazzanti, Giuliana Misserville, Maria Nadotti, Renate Siebert, Claudia M. Tresso.

Dal comunicato stampa:

Assia Djebar (Cherchell 1936-Parigi 2015), autrice di libri memorabili – Donne d’Algeri nei loro appartamenti, Nel cuore della notte algerina, Bianco d’Algeria, Queste voci che mi assediano. Scrivere nella lingua dell’Altro, Le notti di Strasburgo, Ombra sultana, L’amore, la guerra, Vasta è la prigione – dal 2005 membro dell’Accademia di Francia, viene ricordata da alcuni di coloro che in Italia l’hanno pubblicata, tradotta, studiata e fatta conoscere, letta con passione e amata per le sue opere e la sua affascinante personalità.

Rendiamo omaggio alla sua multiforme attività culturale e alla sua ardita visione politica attraverso la testimonianza di chi l’ha conosciuta lavorando al suo fianco, la lettura di pagine tratte dai suoi libri e dai suoi discorsi pubblici, la visione di materiali video.

“Assia rifuggiva ogni stereotipo, che fosse applicato alle donne nei paesi islamici o attribuito alle donne cosiddette occidentali: il suo scandaglio letterario e il suo sguardo acuto – non per caso fu anche regista – si calavano nelle pieghe più intime del corpo e della mente femminili, ma sapevano anche tracciare il percorso di una comprensione storica e culturale degli ambienti in cui le donne, e i loro uomini, abitavano mondi sempre a cavallo fra tradizione e trasformazione, adesione e rivolta, guerra e pace”. (Roberta Mazzanti)

“Anche se fossi poetessa sul modello delle più grandi del periodo pre-islamico o post-islamico, io non piangerei i miei amici assassinati e martirizzati in terra d’Algeria. Il pianto non si scrive; strazia il corpo e lo tortura. Al più si fa vento, tempesta; non flusso di scrittura. La rabbia almeno, se ti serra la gola e ti annoda la voce, ti fa cavalcare a briglia sciolta le parole, da qualsiasi parte esse vengano, per catturarle. Ho detto che non scriverò alcun compianto? La mia scrittura non si è mai caricata di una tale eredità”. (Da un’intervista di Renate Siebert ad Assia Djebar)

“Prese in mezzo, costrette a scegliere là dove la scelta è impossibile, le donne di cui Assia Djebar racconta si pongono come l’assolutamente irriducibile alle forme della politica e della guerra. Donne affabulatrici e tessitrici, donne immobili e in perenne movimento, capaci di passare dalla reclusione nella casa paterna o coniugale al nomadismo inquieto di chi sa che solo così sarà possibile salvare i propri uomini dalla loro fatale attrazione verso la morte. Donne che, come Shahrazad nelle Mille e una notte, Atika ne La donna fatta a pezzi, Assia stessa, barattano la vita con la parola, con il racconto. Intuizione di strepitosa e non ancora del tutto compresa portata politica: sanare il conflitto senza spargere sangue, sublimare la guerra attraverso lo strumento della parola. Non dimenticare, né necessariamente perdonare, ma far venire sera per tutti attraverso la ricostruzione dei fatti, attraverso la loro traduzione in racconto. Inventare altre forme di giustizia, che tengano conto, appunto, della nostra comune mortalità e della nostra comune esperienza del dolore. Spezzare la ruota che ti vuole oggi vittima e domani carnefice, carnefice perché un tempo vittima, addestrato al tuo nuovo ruolo da chi un tempo ti perseguitava”. (Maria Nadotti)

“Non vedo altra via d’uscita per noi se non per mezzo di incontri come questi: una donna che parla di fronte a un’altra che guarda… Per le donne arabe vedo un solo modo di sbloccare questa situazione: parlare, parlare senza sosta di ieri e di oggi, parlare fra noi in tutti i ginecei, quelli tradizionali e negli appartamenti delle case popolari, parlare tra noi e guardare, guardare fuori, fuori delle mura e delle prigioni! La donna-sguardo e la donna-voce”. (Assia Djebar)

L’evento è stato organizzato in collaborazione con: Casa Internazionale delle Donne, Società delle Letterate, Il Saggiatore, Giunti editore.


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