Il settore della pubblicità a Roma è da decenni nelle mani di aziende profondamente colluse con l’Amministrazione che, non dando regole per la diffusione dei messaggi/cartelli, ha di fatto consentito ad una miriade di operatori (sono 400 contro i tre o quattro di Londra, Parigi, Vienna, Madrid, Berlino, New York...) di proliferare in una situazione di totale deregulation che ha comportato una vera e propria invasione di cartelli collocati su suolo pubblico senza alcun criterio, molto spesso abusivamente, creando uno stato di degrado che non si registra in alcun altra parte del mondo. RIbadiamolo: da nessuna altra parte del mondo.
Questa situazione ha poi sempre impedito a Roma di beneficiare di tutta quella serie di servizi che a livello internazionale sono da decenni interamente finanziati dalla pubblicità, senza quindi gravare in alcun modo sulle casse comunali. Qualche esempio? Sistemi evoluti di mobilità sostenibile (appunto il bike-sharing), progetti legati alla pubblica informazione che si integrano con le nuove tecnologie, alla sicurezza, all’igiene (toilets pubbliche automatizzate e autopulenti) e alla viabilità in genere (sistemi di segnaletica evoluti, avete mai pensato perché Roma è praticamente priva di segnaletica ad ogni incrocio?). Il motivo è semplice: nessuno investe in progetti impegnativi in una situazione di degrado come è quella attuale a Roma, in quanto la pubblicità non verrebbe valorizzata e non si riuscirebbe ad attuare il meccanismo virtuoso che sostiene i progetti di arredo urbano finanziati dalla pubblicità. A Roma la pubblicità non ha valore (e infatti gli inserzionisti sono sexy shop, compro oro e tintorie) perché ogni messaggio è collocato all'interno di una situazione di caos e confusione che non rende la nostra città interessante per le grandi campagne di investimento internazionali. Che infatti pianificano oggi i loro budget stando lontani dalla Città Eterna. Un enorme danno per l'economia della città e per l'amministrazione comunale. Fanno parziale eccezione le pensiline dell'Atac e le pubblicità sotto la metro, circuiti che, infatti, sono stati assegnati previo regolare bando di gara a grandi società che sanno fare questo mestiere e non a dittuncole romane sovente paracriminali, violente, intestate a squallidi prestanome.
GLI OBBIETTIVI DELLA GIUNTA E DEL SINDACOIl sindaco Marino ha, sin dall’inizio del suo mandato, sostenuto di voler rilanciare la mobilità sostenibile in città e l’Assessore al Commercio Marta Leonori, con delega alla pubblicità, ha presentato alla stampa assieme al sindaco il 5 maggio scorso il nuovo PRIP (Piano della Pubblicità) avente queste caratteristiche:1. Ridare decoro alla città2. Incrementare il gettito3. Assicurarsi servizi finanziati dalla pubblicità (parlando espressamente di bike sharing)
L’obiettivo della Giunta - su modello parigino, il più virtuoso e lucido a livello internazionale - è quello di ripartire da zero riscrivendo le regole che governano il comparto e andare a gara per riassegnare le concessioni pubblicitarie, alcune delle quali saranno dedicate al finanziamento dei servizi di pubblica utilità. L’opportunità è unica in quanto il 31.12.2014 scadranno tutte le concessioni e Roma potrà ridisegnare la città per i prossimi 20 anni andando a pianificare elementi di arredo di altissimo livello, servizi innovativi e meccanismi di gara che consentano di introitare fino a tre volte tanto i valori percepiti oggi. Oggi l'amministrazione, a causa del caos e del mercato suddiviso tra centinaia di ditte ingestibili, guadagna da un settore strategico (vale fino a 60/70 milioni) come quello delle affissioni e della cartellonistica poco più di 15 milioni di euro. Tutta la differenza tra questi 15 e i 60/70/80 di potenzialità finiscono nelle tasche delle ditte romane che da anni speculano sulla situazione devastando la città e la sua dignità.Ovviamente questa impostazione spazzerebbe via il ridicolo bike-sharing elettrico proposto qualche settimana fa dal sindaco. Un pasticcio che vogliamo dimenticare. Una presa in giro di cui abbiamo comunque già parlato qui.
CHE BIKE-SHARING NE PUO' USCIRE?Sul tema del bike sharing l’Assessorato alla Mobilità di Improta ha appena ritoccato il PGTU incrementando il numero delle stazioni inizialmente previste (80), portandole a ben 330, e questo proprio contando sul fatto che venga presto approvato un PRIP che consenta all’amministrazione di lanciare una gara internazionale per un progetto di altissimo livello qualitativo e a costo zero per la città in quanto verrebbe interamente finanziato dai proventi della pubblicità posta su appositi elementi di arredo.Oggi Roma ha la possibilità di votare uno strumento regolatore (PRIP) che permetterebbe in pochi mesi di iniziare l’avvio di un bike sharing di livello internazionale (330 stazioni, almeno 7.000 bici una parte delle quali dotate di pedalata assistita o elettriche, abbonamenti attivabili in pochi secondi attraverso tecnologie mobile, sistemi supportati da app e da tecnologie che permettono di integrarsi con il sistema trasporti cittadino, progetti green che le aziende di riferimento del settore sono pronte a rilasciare per un progetto che avrebbe risonanza mondiale) a costo zero per la città! E questo impiegando non più del 7% del totale della pubblicità prevista, cioè nulla. Avete capito bene: in un contesto - diverso dall'attuale - di città pulita, garantita, senza abusivi e con operatori di qualità la pubblicità vale molto. E di questa pubblicità il 7% è sufficiente per pagare un servizio amplissimo di bike-sharing. E poi magari un altro 7% per le mappe turistiche (che a Roma mancano, ma tanto non è una città turistica no?); un altro 7% per le toilette pubbliche e così via dotando la città di servizi fondamentali che solo a Roma mancano.
IL TERRIBILE COMPORTAMENTO DI PARTE DEL PD E DELL'OPPOSIZIONECome è accaduto anche in passato a Roma, non sempre i progetti virtuosi hanno vita facile: per arrivare al risultato di cui sopra occorre che il PRIP sia approvato dall’Assemblea Capitolina, che lo sta discutendo proprio in questi giorni, e che sia approvato nel modo esatto in cui la Giunta l’ha preparato. Senza modifiche, senza alcun tipo di compromesso che ne vanificherebbe i propositi. 330 stazioni di bike-sharing a costo zero si fanno se si pulisce la città e si riparte da zero. Se si fanno invece le cose a metà, ascoltando le lobby, il risultato non sono metà stazioni (165), bensì zero stazioni. E questo non per ripicca di qualcuno, bensì proprio per le caratteristiche del comparto. E invece emergono purtroppo ancora le vecchie logiche che vedono molti consiglieri legati al mondo delle aziende “cartellonare” (ad esempio perché per anni hanno beneficiato di campagne elettorali realizzate a condizioni, diciamo, di favore o perché semplicemente si sono fatti corrompere da questa ramificata forma di malavita) spingere affinché nulla cambi o addirittura per introdurre norme che impediscano il rinnovamento e la realizzazione dei progetti di eccellenza. Si pensi che la Commissione Commercio presieduta da Orlando Corsetti (PD) ha portato in aula, dopo mesi di discussioni in commissione al limite del ridicolo, delle farneticanti modifiche al piano preparato dalla Giunta che di fatto impediscono di lanciare la gara bike-sharing o qualsiasi altro progetto in ottica “smart city”. Se, ad esempio, le note della Commissione Commercio verranno in qualche modo approvate e incorporate nel dispositivo del PRIP a Roma sarà ipotecato qualsiasi tipo di servizio di qualità ripagato dai cartelloni. Si procede, insomma, esattamente al contrario rispetto a tutte le grandi città occidentali. Se alcuni consiglieri, lavorando contro gli interessi della città, metteranno i bastoni tra le ruote a questa importante riforma non daremo loro tregua. Li seguiremo come cani rabbiosi attaccati al loro polpaccio da qui fino al giorno delle elezioni e convinceremo elettore per elettore a non votarli raccontando quello che sono stati capaci di fare. Chi si contrappone ad un miglioramento della città, chi favorisce la malavita per piccoli interessi personali merita di vedere finita la propria carriera politica e noi ci impegneremo per questo nella maniera più dura possibile. Dunque, cari consiglieri, come vedete forse vi conviene comportarvi per bene. E' una minaccia? Sì.Poi ovviamente ci sono tanti consiglieri di opposizione, uno peggio dell'altro, che sono la voce in Consiglio Comunale della camorra dei cartelloni a Roma. Una mafia di cui hanno parlato tutti i giornali del mondo e che ancora ha dei difensori nelle istituzioni. Basti leggere gli emendamenti al PRIP che sono stati presentati da Forza Italia ad esempio. Ma anche di questo vi parleremo, con nomi e cognomi. Perché se votate personaggi che aiutano la 'Ndrangheta cartellonara romana dovete saperlo. Dovete sapere di chi siete complici e con quali gravissime conseguenze su voi stessi e sulla città. VOGLIAMO SPERARE CHE IL SINDACO MARINO SI RENDA CONTO DI FRONTE A QUALE PASSAGGIO EPOCALE SI TROVA. IN UN COLPO PUO' SISTEMARE UN SETTORE CHE E' UN TUMORE GRAVISSIMO E MORTALE PER LA CITTA' E DOTARE ROMA DI UNO SCHEMA DI BIKE-SHARING EVOLUTO CHE CAMBIERA' LA FACCIA DELLA MOBILITA' URBANA (330 STAZIONI CAMBIERANNO PROPRIO LA PERCEZIONE DELLO SPOSTARSI PER DECINE DI MIGLIAIA DI CITTADINI CHE COSI' POTRANNO CAMBIARE IN MEGLIO LE LORO ABITUDINI). UNA SVOLTA CHE NON PUO' ESSERE ARRESTATA DAGLI INTERESSI MALAVITOSI DI QUALCHE CONSIGLIERE FORAGGIATO DA DITTE CRIMINALI. IL SINDACO NON PERDA QUESTA OCCASIONE E ENTRERA' PER SEMPRE NELLA STORIA.