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Roma, Sesto Senso Art Gallery: mostra collettiva di primavera
Creato il 14 aprile 2011 da Rita Charbonnier @ritacharbonnierOggi si inaugura una mostra collettiva “di primavera” presso Sesto Senso Art Gallery di Roma (dove il 26 maggio presenterò il mio romanzo di imminente pubblicazione, Le due vite di Elsa). Saranno esposte tele dei maestri Antonio Tamburro, Marco Tamburro, Giorgio Celiberti, Raffaello Ossola, Irene Petrafesa, Françoise Nielly, Manovella, Nag Arnoldi, Vanni Saltarelli, Alberto Sughi, Ennio Calabria, Mario Schifano. Gli artisti appartengono a stili pittorici molto diversi; il percorso espositivo sarà quindi molto vario.
Le tele di Antonio Tamburro (in apertura) si caratterizzano per le ampie campiture di colore, energiche e dirompenti. Nelle opere più recenti emerge il tema della metropoli, del caos, della musica e di tutto ciò che è contemporaneo. Un ruolo fondamentale è rivestito dalle figure femminili, sempre raffigurate con molta sensualità.
Il segno e il movimento sono protagonisti della pittura di Marco Tamburro, che rappresenta metropoli-macchina, cartelloni pubblicitari, strade affollate e figure umane anonime, quasi nevrotiche: un caos che l’artista “denuncia” e dal quale si discosta. Le tele sono dipinte con segni larghi, incisivi ed energici, con una caratteristica bicromia (bianco e nero) a volte spezzata dall’emergere del rosso.
Quella di Giorgio Celiberti è una pittura per segni e testimonianze. Le sue opere vogliono raccontare storie drammatiche, di reclusione e di supplizio, quelle dei lager di Terezin e Auschwitz che visitò personalmente: possiamo definire le sue tele delle “finestre dell’anima”. L’artista si occupa anche di scultura. Inizialmente realizza opere in bronzo, pietra e ceramica dedicate ai temi monumentali dei cavalli, dei cavalieri, e della fauna; poi, in affinità con le tematiche “archeologiche” della pittura, nascono le Schegge, le Stele, i Bassorilievi.
I vividi colori acrilici sono invece i protagonisti delle tele di Raffaello Ossola: cieli arancioni, rossi, verdi appartenenti a scenari surreali, a spazi senza confini. I suoi sono panorami arcani, riconducibili a uno spazio onirico, dove tutto può non essere ciò che sembra. Le finestre e le porte sono presenze ricorrenti nelle sue opere, così come gli alberi e le montagne all’orizzonte che ci riportano per qualche istante nel mondo reale.
Velature di colore delicate e “graffi” del segno sono le caratteristiche delle tele astratte di Irene Petrafesa, nelle quali l’artista intende evocare l’anima della realtà, la dimensione più oscura della vita e la magia delle cose, con una tecnica pittorica che contraddice la realtà della prospettiva e della forma. L’artista trasmette a chi osserva le sue opere il senso di solitudine e di caducità dell’uomo, il senso di speranza e un desiderio di purezza.
La pittura di Françoise Nielly mostra una forza e un’energia vitale affascinanti. L’artista utilizza il coltello per scolpire le sue immagini, rendendole così incisive e taglienti, carnali e sensuali. Dipinge enormi ritratti di donne e uomini dagli zigomi alti e dalle labbra carnose, con una bellezza quasi esotica. I suoi colori “fluo” sono “liberi”, esuberanti, sorprendenti, abbaglianti, a volte anche esplosivi.
Una pittura quasi vera, quasi un sogno è invece quella di Manovella, che ha creato con originalità un proprio linguaggio artistico, nel quale sono presenti due dimensioni, quella del sogno e quella della realtà, solo apparentemente distanti tra loro. E’ proprio in queste due dimensioni che l’artista dice di riuscire a spogliare se stesso e a cogliere le cose vere.
Nag Arnoldi esprime pienamente se stesso e la sua drammaticità nella scultura che si caratterizza per i contrasti delle forme: dalla libera espansione all’improvvisa contrazione, dalla levigatezza dei piani alle asprezze materiche. I suoi sono soggetti ricorrenti: il mondo del circo (maschere, arlecchini, acrobati, clowns), l’uomo e la sua storia (guerrieri, armigeri, astati, cavalli, cavalieri, vita e morte) e il sacro nella configurazione sia religiosa che arcana.
Lo spazio di Vanni Saltarelli è estremamente dinamico tra l’astratto e il figurativo, con rappresentazioni che sembrano avviluppate da un vortice di forze. Il corpo, fatto di rotondità femminili, domina sempre la scena. Nella sua pittura si coglie il sentimento disperato di precarietà, l’effimera consistenza delle percezioni e la fragilità della dimensione umana.
Alberto Sughi è il protagonista di una particolare area pittorica figurativa, quella del realismo esistenziale. L’artista dipinge, con obbiettività e con punte di espressionismo formale, opere ispirate alla vita metropolitana. Quasi come una sequenza cinematografica, la sua ricerca procede per cicli tematici: le “pitture verdi”, la “cena”, “immaginazione e memoria della famiglia”, “la sera o della riflessione”, “notturno”.
La pittura di Ennio Calabria (immagine sotto) è pervasa dal tema dell’alta velocità degli scambi sociali dei nostri tempi e dal continuo metamorfismo dell’essere, e fa quindi emergere un’immagine antropomorfa, quasi “accidentale”, che afferma e nel contempo nega se stessa. In un contesto in cui luce e ombra si contrastano, la materia si trasforma, ed è proprio in questo “habitat” che uomo e donna si confrontano con l’universo e con gli elementi naturali.
E infine, Mario Schifano: molti dei suoi lavori sono vicini alla cultura pop e sono dei monocromi, dove uno o due colori sono applicati su carta da imballaggio in seguito incollata sulla tela. L’artista realizzò delle serie dedicate ai marchi pubblicitari (Coca Cola, Esso), alle biciclette, ai fiori (omaggi a Andy Warhol) e alla natura. Studiò con passione le tecniche pittoriche e fu tra i primi a elaborare immagini dal computer e a riportarle su tela.
Orari Mostra: dal Lunedì al Sabato 11.00 − 19.00. Domenica su appuntamento.
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