Uno stile, quello della sana ironia, che da sempre caratterizza la scrittura di Cavina e che trova massima espressione proprio in questa rilettura "seriosa" dell'essere e sentirsi personaggio di questa variegata terra chiamata, appunto, Romagna.
Nelle 144 pagine del saggio Cristiano Cavina cerca di dipingere tramite la lingua personaggi, situazioni, eventi e particolarità che definiscono il suo essere romagnolo a tutto tondo.
Un pedigree di confine, quasi montuoso rispetto all'idea che un po' tutti hanno di questa terra fatta di pianura e litorali infiniti, che in una serie di snelli e simpatici capitoli viene esplicitato da Cavina attraverso ritratti di sano teatro popolare.
Dalle infinite sfide a Becaccino (Busso, striscio, volo) alle donne (Le belle bastardine) fino ad arrivare alle personalissime classifiche delle migliori discoteche romagnole frequentate si alternano in un pout pourri di situazioni, fatti ed aneddoti di grande carica emotiva.
Lo stesso Cavina afferma coma “la Romagna in fin dei conti è più un’invenzione dei suoi abitanti che una precisa espressione geografica: uno stato della mente, insomma, un’isola del carattere.
Non avrei mai potuto scrivere questo racconto della mia Romagna senza gli anni di studio forsennato ai tavolini del Bar di Sopra, a Casola Valsenio (Paese dei Matti, di Alfredo Oriani, delle Erbe Aromatiche e dei Frutti Dimenticati). In una terra di chiacchieroni come la nostra, popolata da gente che bacaglia da mattina a sera, il passato e il presente si mischiano in continuazione e niente ha mai davvero un principio e una fine.
Come unità di misura, ho usato la mia dolcissima e sgangheratissima famiglia. Sono uno degli ultimi della mia generazione a essere nato in dialetto, tra persone che parlavano solo quello, e sono cresciuto in una lingua meticcia italiano romagnola in cui le cose accadevano diversamente”. Riccardo Isola (Ufficio Stampa Comune Casola Valsenio) GPS