Giovanni Sciuto
2012-10-10 12:39:00 Giovanni SciutoAngelo Mellone, tarantino di nascita, ma romano d’adozione racconta in questo libro alcuni degli esemplari di umanità che compongono la variegata e multiforme popolazione della capitale.
Lo fa con simpatia e affetto nei confronti di una città dove non è nato ma dove si capisce bene che si trova a casa. Cita con disinvoltura ristoranti, locali, zone di Roma, facendoci capire che non ne scrive tanto per sentito dire ma che ne conosce atmosfere e situazioni.
Il libro si concentra innanzitutto sui personaggi, che poi sono i cliché metropolitani, gli stessi “tipi” che s’incontrano nell’immaginario comune e che per anni hanno dato da mangiare a registi e sceneggiatori cinematografici. Ce ne sono tanti e di diversa specie, le bambolone palestrate di Roma Nord, i coatti di borgata, i manzi criminali, i legionari del colosseo con cui fare la foto ricordo e via discorrendo.
La parte più interessante è quella riguardo il mondo del tifo, dove il romanista la fa ovviamente da padrone, sempre al centro dell’attenzione con la fede per la squadra che giustifica nel bene e nel male qualsiasi intemperanza e/o smargiassata. Della serie se stai con la Roma vincerai sempre. Più intricata invece l’identità dei tifosi laziali, di cui si sente parlare molto meno, meno appariscenti, più scettici e critici verso la squadra e la società. Notoriamente i romanisti sono presenti in tutta la città, meno nella parte Nord dove invece i biancazzurri sono la maggior parte come nel resto della provincia, ma quella è un’altra storia.
L’autore prende ad esempio alcune zone dell’Urbe come simbolo di contesti particolari, da un lato l’Esquilino, zona centralissima, ma completamente occupata da extracomunitari, dove si può camminare per ore senza incontrare un italiano, dall’ altro la Garbatella, quartiere simbolo della romanità autentica, stile Cesaroni (che hanno proprio lì la loro location), dov’ è rimasta quell’ atmosfera di paese che ancora contribuisce a rendere Roma una città con i suoi quartieri e le sue osterie. Menzione a parte viene riservata al mondo della Malavita, dove negli ultimi anni ha fatto prepotentemente breccia il film di Michele Placido, Romanzo Criminale, diventato un vero e proprio cult, spesso riferimento per i giovani delle più svariate estrazioni. Ma se i ragazzi rimangono abbacinati dalle pose dei protagonisti (oggi nella capitale si vedono maglie e gadgets inneggianti la Banda della Magliana tipo Dio perdona la Banda no, A legge so lento…ma a sgamà l’infami so na spada etc.) la realtà è che questi personaggi leggendari hanno in realtà superato alla grande lo step della malavita di strada, intessendo rapporti criminali con la mafia, il vaticano, i servizi segreti deviati e il terrorismo di destra.
L’autore cita Carlo Lucarelli, quando dice che nella capitale puoi trovare dei delinquenti assassini che parlano come Alberto Sordi, spiegando che agli occhi della gente, i confini della malavita hanno sempre avuto dei contorni piuttosto sbiaditi e che i “birbanti” sono sempre stati visti con una certa condiscendenza. Da dove deriva questa indulgenza mista a un velato paternalismo tutto italiano? Come mai questa bonarietà che mette radici nella più antica tradizione popolare?
Per la cronaca oggi Roma è una città con un’altissima infiltrazione da parte della criminalità organizzata e gli omicidi negli ultimi anni (più o meno in concomitanza con l’elezione a sindaco di Gianni Alemanno), sono incrementati vertiginosamente.
http://www.ibs.it/code/9788831708616/mellone-angelo/romani-guida-immaginaria.html
Romani. Guida immaginaria agli abitanti della capitale. Angelo Mellone. Marsilio, 2012.