Non da meno La casta dei suicidi (Aisara Edizioni), in romeno Circul nostru va prezinta:, di Lucian Dan Teodorovici, traduzione in italiano I.M. Pop. Personaggi senza nome e con identità incerte, sui quali il lettore apprende solo ciò che il narratore vuole rivelare. Tutto il resto lo si scopre grazie alla suggestione, emerge dal desiderio di mostrare che sotto il paesaggio grigio gli eventi scottano. “La prosa di Teodorovici lascia l’impressione di una lava appena raffreddatasi”, si legge sui siti romeni in relazione allo stile dell’autore. Non lo si potrebbe dire meglio. E mentre si entra in contatto con lo stile lavico di Teodorovici, si scopre una trama altrettanto originale. Un’illusione accomuna i personaggi: la certezza che, se non oggi, domani si suicideranno. Viene dipinto così un insieme di esistenze assurde, che in ultima analisi, però, si mostra come appartenente a tutti noi.
Cosa condividono questi due romanzi, oltre a provenire dalla Romania e in italiano dalla stessa traduttrice? Ebbene condividono il panorama di un evento culturale nato con un obiettivo che ha il sapore della missione: Romania, mon amour. Alla seconda edizione, nelle terre sarde, l’evento ha riscosso un notevole successo di partecipazione sia da parte del pubblico italiano sia romeno. E la missione (impossibile?) dell’evento è quella di far avvicinare i due mondi.
Il momento più emozionante? – ho avuto il piacere di poter domandare all’organizzatrice dell’evento, Gabriella Pascaru Bisi. «Sono stati numerosi i momenti addirittura commoventi. Uno è sicuramente quello in cui i romeni presenti hanno eseguito il ballo in tondo (hora, danza tradizionale romena di forte impatto visivo, ma anche sentimentale per gli autoctoni, ndr.) con le lacrime agli occhi. Alla stessa stregua, i diversi momenti in cui gli italiani mi sono venuti incontro per dirmi entusiasti di aver scoperto un altro lato della Romania che ha il sapore d’Italia, in un certo senso, e sicuramente diverso da quello che i mass media lasciano trasparire.»
Non solo letteratura protagonista dell’evento, quindi, ma anche le tradizioni romene, fotografie, esposizione di materiale proveniente dal Museo del Villaggio, ceramiche, uova dipinte, musica e abiti tradizionali. E una storia di vita: un signore nato settant’anni fa a Bucarest da mamma “taranca’’ (contadina), come si è definito egli stesso, e padre italiano. Una storia commovente: il signor Sandro si è rivolto agli astanti in lingua romena benché l’ultima volta quando è stato a Bucarest aveva solo 17 anni.Un episodio che non ha bisogno di commenti e interpretazioni ulteriori.
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