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Romania: scontro politico-istituzionale tra presidente e governo

Creato il 04 luglio 2012 da Pasudest

ROMANIA: SCONTRO POLITICO-ISTITUZIONALE TRA PRESIDENTE E GOVERNO

Victor Ponta e Traian Basescu

E' ormai al calor bianco la crisi politica e istituzionale in Romania: il governo di centrosinistra, guidato dal premier Victor Ponta, ha avviato oggi le procedure per la rimozione del presidente Traian Basescu. La stampa parla di una "guerra totale" tra la maggioranza parlamentare che sostiene l'esecutivo e il capo dello Stato. Di certo per la democrazia romena si tratta di uno dei momenti più difficili dalla caduta del regime comunista di Ceausescu.
Ieri il quotidiano Adevarul aveva previsto che la sostituzione dei presidenti democratico-liberali della Camera e del Senato, approvata dall'Unione socialista-liberale, era la premessa della destituzione del presidente e oggi la previsione si è realizzata. Il neo presidente della Camera dei deputati, Valeriu Zgonea, ha annunciato l'avvio delle procedure per la destituzione di Basescu annunciando la convocazione straordinari del Parlamento per domani e dopodomani per discutere la rimozione del presidente.
La Costituzione stabilisce che il presidente può essere sospeso "se commette dei fatti gravi che violino il dettato costituzionale". Se la proposta è approvata, entro 30 giorni deve essere convocato un referendum per la destituzione del capo dello Stato. "Il documento che prevede la sospensione del presidente dalle sue funzioni è pronto e sarà depositato presso gli uffici permanenti del Parlamento nel pomeriggio", ha spiegato il vicepresidente della Camera, Viorel Hrebenciuc.
Basescu, che era è stato già sospeso dalle sue funzioni una prima volta nel 2007 (anche in quel caso da una maggioranza di centrosinistra), ma aveva poi vinto il successivo referendum, ha chiesto al premier e all'altro leader della coalizione social-liberale, Crin Antonescu, “di fermare immediatamente le loro azioni contro le istituzioni dello stato romeno" e la grave violazione delle leggi e della Costituzione che “hanno posto lo stato romeno e 22 milioni di persone in una situazione estremamente pericolosa".
La coabitazione tra il governo guidato dal socialista Ponta, insediato il mese scorso dopo la crisi del governo di centrodestra guidato da Emil Boc, è stata fin dall'inizio impossibile e che la situazione stesse precipitando lo si è capito quando il governo ha tentato di impedire a Basescu la partecipazione al recente Consiglio europeo. Il presidente si è rivolto alla Corte costituzionale che gli ha dato ragione, provocando le minacce del ministro della Giustizia di far saltare i membri dell'alta corte accusati di essere fedeli a Basescu. Ponta si è poi recato da solo al vertice Ue.
L'Unione socialista-liberale sta tentando di prendere il controllo sulle istituzioni ancora in mano al partito di Basescu. Ieri è stato rimosso anche l'Avvocato del popolo, cioè l'"ombudsman" Gherghe Iancu, che in Romania riveste un ruolo importante. Al suo posto è stato nominato Valer Dorneanu. Secondo diversi osservatori il centro-sinistra sta cercando di conquistare una posizione di vantaggio in vista delle elezioni che si terranno nel prossimo autunno.
La situazione in Romania ha suscitato com'era prevedibile molte preoccupazioni a Bruxelles. Il commissario europeo alla Giustizia, Viviane Reding, si è detta "seriamente preoccupata" per gli attacchi alla Corte costituzionale. Un sentimento condiviso dall'ambasciatore americano a Bucarest, Mark Gitenstein, che ha detto di essere "profondamente preoccupato da ogni tentativo che minaccia l'indipendenza delle istituzioni democratiche".
Il premier Ponta ha chiesto al suo ministro della Giustizia Titus Corlatean di ritirare i ricorsi presentati contro giudici costituzionali. Una decisione che secondo il Partito socialdemocratico, di cui Ponta è il leader, vuole dare "un segnale fermo sul rispetto assoluto dell'indipendenza delle istituzioni democratiche e sull'integrità del sistema giudiziario romeno". L'impressione, però, è che si tratti solo di una mossa per tranquillizzare gli osservatori internazionali mentre la guerra interna prosegue senza esclusione di colpi.

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