Romano Prodi cambia idea. Dopo l’annuncio dell’intenzione di non partecipare alle primarie, che suonava molto un velato rimprovero per gli eventi ancora freschi occorsi nel momento della sua bruciatura come candidato al Quirinale, il professore fa dietro front e annuncia il suo voto alla competizione per la segreteria del Partito Democratico. Ma Romano Prodi non si limita ad annunciare il voto (non ovviamente il candidato a cui andrà), ma ci tiene anche a dare una spiegazione per questo suo rinnovato “interesse” per la competizione democratica: “il bipolarismo è a rischio”. Questa frase, unita ad altre spiegazioni di merito verso il Pd, che “resta l’unico strumento della democrazia partecipata di cui tanto abbiamo bisogno”, racchiude in realtà il fulcro di una delle convinzioni più granitiche di Romano Prodi. Il bipolarismo, credo indissolubile del professore e ora messo a rischio dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il Porcellum, aprendo così la strada al proporzionale old stile sottostante, è stato l’argomento definitivo per Romano Prodi. Con questa legge il professore è riuscito a vincere ben due volte, battendo Silvio Berlusconi, nel 1996 e nel 2006. Entrambi i governi Prodi, pur funestati da instabilità interne e da margini risicati di intervento a causa dei ridotti numeri di maggioranza, hanno continuato a mantenere nel professore la convinzione che il credo del bipolarismo, anche “muscolare”, come più volte è stato chiamato, fosse l’unica soluzione ideale per consentire al Paese di avere una maggioranza chiara e la possibilità di varare riforme strutturali e non solo semplice gestione dell’esistente.
Apprezzamenti sono arrivati per la decisione di Romano Prodi di votare alle primarie dal segretario in scadenza del Partito Democratico, Guglielmo Epifani, che ha definito la scelta “una decisione che gli fa onore e che fa bene alle primarie”.
Soddisfazione anche da uno dei candidati alle primarie, Beppe Civati, che sulla questione del “tradimento dei 101″ contro la proposta di presentare il professore come candidato Presidente della Repubblica ne ha fatto una questione chiave per dare il via alla sua campagna interna.