E’ risaputo dalla giornata di ieri che il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki Moon, se nulla osta, ha intenzione di nominare , a brevissimo,Romano Prodi, che già è presidente del Gruppo di Lavoro “Onu-Unione Africana per le missioni di pace (ma, guarda caso, le guerre in Africa proseguono comunque indisturbate), quale inviato speciale per il Sahel.
Si legge Sahel ma in realtà l’incarico del Consiglio di Sicurezza al prof. Prodi, accanto ad altri problemi come, ad esempio, il trovare in fretta modalità per quella che è l’uscita da una crescita economica molto condizionata dalla pesante crisi economico –finanziaria mondiale corrente e che incide di brutto sull’area del Sahel, riguarda semmai un tentativo di possibile risoluzione di quel terribile garbuglio che è l’odierna situazione del Mali.
Ed è compito difficilissimo.
Impresa titanica.
Molte api, provenienti un po' dappertutto, ronzano intorno all'alveare.
Mali, un paese un tempo florido e culturalmente ricco, è attualmente instabile e spaccato in due e attraversato da massicci interessi di parte, ben celati da un populismo solo all’apparenza ingenuo.
E, in aggiunta, con la minaccia che pende sul capo di un Islam fondamentalista nel nord, che ha già ampiamente dimostrato di non fare troppi complimenti nei confronti dell’avversario.
Quanto all’accettazione dell’incarico da parte di Prodi, notizie più precise si avranno entro la giornata di domani.
E si pensa,comunque, che l’ex-presidente del Consiglio accetterà.
Quello che lascia perplessi, però, per un uomo del calibro di Romano Prodi, di fatto più un valido docente universitario, un uomo di studio e da scrivania, per quanto coadiuvato certamente in situazione da un gruppo di esperti, è il come mettere le mani su di una crisi difficilissima e pensare di poter riuscire a risolvere in un contesto dove altre mediazioni, anche culturalmente più vicine, hanno fallito.
E mi riferisco, nello specifico, al Burkina Faso.
Quanto poi all’idea di mettere in piedi una forza multinazionale dell’Africa occidentale (Ecowas), che resta al momento la principale e unica forza regionale, è noto che i Paesi dell’area sono tutti recalcitranti perchè presi, chi di più e chi di meno, dai loro problemi interni, alcuni anche di una certa gravità.
In primis c’è da segnalare l’Algeria( con la Cabilia in fiamme ma non soltanto) che, nell’incontro a Malta, ha fatto, appunto, orecchie da mercante con il presidente francese Hollande, suscitandone l’ irritazione.
Quelli che avrebbero più fretta per la risoluzione del problema, verità per verità, sono piuttosto i malaniani, che aspirano da marzo scorso ad un ritorno alla normalità, di cui finora non s’intravede traccia alcuna.
Niente in politica è come appare.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)