Magazine Cultura

Romanzo in cerca di editore

Creato il 14 settembre 2010 da Weirde

La revisione del mio romanzo urban fantasy intitolato Respiro di luna è a buon punto, anche grazie a diversi lettori del blog che mi stanno dando una grande mano; e, visto che il completamento del lavoro si avvicina, ho deciso di postare sul blog il primo capitolo del romanzo ed il suo booktrailer.
Perchè?
Per farlo leggere in anteprima ai lettori del mio blog.
E perchè è ufficialmente in cerca di editore.
Case editrici italiane, se state cercando un romanzo urban fantasy da pubblicare, io sono qui. Che ne direste di dare una possibilità ad una autrice italiana emergente?
A parte gli scherzi, ora che è stato rivisto e corretto il romanzo è veramente carino. Abbiamo un branco di licantropi in difficoltà, un nuovo capobranco che scuote gli animi di tutti, una principessa licantropo ingenua e altezzosa che nasconde molte fragilità, degli umani spietati e pronti a tutto organizzati in un'organizzazione segreta che studia gli esseri soprannaturali.....ma soprattutto abbiamo una storia d'amore e d'avventura che coinvolgerà il lettore fino all'ultima pagina.

Io credo veramente che potrebbe avere un discreto successo, e, anche se in questo caso il mio giudizio non è certo oggettivo, un pò mi intendo di mercato librario e di ciò che cerca il pubblico in questo momento, perciò spero che qualcuno mi dia la possibilità di pubblicare questo mio lavoro.. 
Non vi riporto la trama del romanzo, poichè è contenuta nel suo Booktrailer:

 

 

PROLOGO

 
Aprile 2009, Blue Springs, Pennsylvania
 
 
“A tutti noi piace pensare che la nostra vita sia frutto delle scelte che compiamo. Crediamo di essere i padroni del nostro futuro, ma la realtà è ben diversa. Il Destino, quella forza misteriosa che alcuni chiamano Caso, esiste, e ama giocare con le nostre esistenze.
Un giorno la nostra vita sta viaggiando sui binari della tranquilla prevedibilità, ed il giorno dopo ne esce per sempre, deragliando nel caos incontrollabile. E noi stiamo impotenti a guardare, non possiamo fare nulla per fermare gli eventi, non in quel momento almeno. Non ci resta che cambiare, adattarci alle nostre nuove circostanze e ricominciare a vivere.” Sheila poteva sentire chiaramente la limpida voce del padre ripeterle questo insegnamento, come se fosse stato al suo fianco in quell’istante e non si trattasse invece solo di un ricordo.“Il destino non guarda in faccia nessuno, non devi cullarti nella speranza che la vita vada come tu desideri, ma essere pronta ad accettare ciò che ti capiterà, sia il bene, che il male.”
Sheila allora non gli aveva creduto, era convinta che si sarebbe costruita lei il suo futuro e che la sua vita sarebbe rimasta sempre più o meno uguale a se stessa, ma si era sbagliata. Solo ora, mentre osservava il fuoco distruggere la sua casa, se ne rendeva conto, ed era troppo tardi. Lo shock la teneva immobilizzata mentre il vento le sferzava il viso e la faceva tremare per il freddo, nonostante indossasse un largo maglione di lana e si cingesse la vita con le braccia. Le lacrime che le scendevano sulle guance si cristallizzavano in brina, piccole scie di luce che simboleggiavano un enorme dolore.
Solo il giorno prima la sua vita era stata perfetta: aveva una famiglia che l’amava, molti amici, e viveva immersa nella natura, circondata da montagne, aria pulita e animali selvatici. A vent’anni la vita le sorrideva......e oggi...... oggi suo padre era morto, la sua casa era stata distrutta e la sua esistenza stava per cambiare radicalmente, e non in meglio.
Suo padre aveva cercato di avvertirla, di prepararla, loro non avrebbero mai potuto avere una vita facile: erano licantropi, mostri agli occhi degli umani e dovevano vivere nascondendo la loro natura. La loro era un’esistenza precaria, costantemente in bilico fra la vita e la morte, e l’ago della bilancia che poteva decidere i loro destini risiedeva nella loro capacità di passare per umani o rimanere nascosti ai loro occhi, vivendo in zone isolate.
 
Per questo, lui, trenta anni prima, come capobranco aveva preso la decisione di condurre il clan in America, un continente dove i licantropi e gli altri esseri soprannaturali come vampiri o streghe erano meno numerosi che nella vecchia Europa e perciò i pericoli di venire scoperti dagli umani era minore. Sempre per questo motivo, aveva scelto come casa del clan un luogo isolato fra le montagne della Pennsylvania a chilometri di distanza da qualsiasi stanziamento umano. Questo isolamento li aveva protetti a lungo, ma al tempo stesso li aveva resi meno guardinghi e perciò più vulnerabili al pericolo.
Le giovani generazioni del branco, cresciute in quel luogo sicuro e attratte dal mondo degli umani che conoscevano a fondo grazie a computer e televisione, avevano chiesto di poter frequentare le scuole della città umana più vicina, almeno per alcuni anni, per potersi integrare meglio nel mondo che anelavano di poter esplorare. Erano stati accontentanti, seppur a malincuore, ma quando il periodo pattuito, i primi tre anni di liceo, era finito, staccarsi dai loro amici umani era stato difficile e doloroso. Alcuni avevano chiesto il permesso di poter continuare a visitare la città umana, e il permesso era stato loro concesso. Jesse, un membro del branco di soli sedici anni, si era innamorato di un’umana e una notte, era andato a trovarla a casa introducendosi nella sua camera da letto attraverso la finestra. Ingenuamente aveva deciso di rivelarle la verità sulla sua natura di licantropo, trasformandosi di fronte a lei. La ragazza si era spaventata, l’aveva chiamato mostro e aveva urlato finché suo padre era accorso in suo aiuto imbracciando il fucile. Vedendo un lupo nella camera della figlia, aveva sparato senza neppure fermarsi a riflettere, ed il lupo, ferito, si era ritrasformato in un ragazzo, davanti ai suoi occhi. Terrorizzato, l’uomo era rimasto immobile al centro della stanza, lasciando il tempo a Jesse di trascinarsi fuori da quella casa e correre verso la dimora del clan a parecchi chilometri di distanza.
Una volta arrivato, spaventato e senza fiato, aveva subito raccontato al padre di Sheila cosa era accaduto, prima di morire a causa delle ferite e del sangue perso durante la sua corsa contro il tempo.
Senza perdere tempo, il capobranco, Ken Zimmer, aveva spinto tutti a raccogliere i loro averi più preziosi, poiché avrebbero dovuto scappare il più in fretta possibile. Purtroppo non erano stati abbastanza veloci.
Gli umani non amavano scoprire che i mostri che popolavano le loro leggende erano reali, e più vicini di quanto avrebbero mai potuto immaginare. I cittadini della città vicina, aizzati dal padre della ragazza di Jesse, avevano raggiunto la dimora del clan e le avevano dato fuoco lanciando delle bottiglia incendiarie attraverso le vetrate del piano terra, prima di scappare a bordo di tre potenti pick up neri.
 
Sheila poteva ancora sentire le urla spaventate dei bambini del branco, quando i vetri si erano infranti e le fiamme erano comparse, iniziando ad inghiottire ogni cosa si trovasse sul loro cammino.
Il padre di Sheila era riuscito a mantenere la calma e a rassicurare il clan permettendo così a tutti di uscire illesi dall’edificio, ma era tornato dentro per salvare il piccolo Dylan di tre anni, che era rimasto intrappolato sotto un tavolo rovesciato. Aveva liberato il bambino, che era corso subito fuori, ma Ken non era riuscito ad arrivare alla porta, perché una trave del soffitto era crollata sopra di lui, schiacciandogli il torace.
Tirarlo fuori era stato impossibile, anche se diversi membri del branco avevano tentato, e alla fine Ken stesso aveva urlato loro di allontanarsi e di lasciarlo lì.  Come sempre, gli avevano obbedito.
Sheila non riusciva a staccare lo sguardo dalle fiamme che danzavano davanti ai suoi occhi. Nonostante le lacrime lo rendessero difficile, non poteva smettere di guardare.
Suo padre era morto e lei non riusciva ad accettarlo.
Sua madre Jane la tirò per un braccio, cercando di farla allontanare dal fuoco, ma Sheila la ignorò e rimase ferma immobile.
 "Sheila, dobbiamo andare via!" Jane la strattonò in direzione delle auto parcheggiate nel viale d’ingresso della villa. Gli altri membri del branco si erano già sistemati al loro interno per scappare da quel luogo ormai troppo pericoloso per loro.
Sheila si divincolò e si liberò dalla stretta di sua madre. Non poteva accettare che suo padre non sarebbe più riemerso dal rogo in cui si era trasformata la loro casa, "Padre!"
Il suo urlo lacerante venne sovrastato dal boato del tetto che crollava, mentre altre persone si univano a sua madre per spingerla lontano dalle fiamme.  
"Non possiamo più fare niente per lui, tesoro! Dobbiamo andarcene immediatamente!" le urlò sua mamma, prima di cercare con lo sguardo Luc, e dargli il silenzioso permesso di portare via a forza sua figlia.
"Dobbiamo salvare papà!" insistette Sheila, mentre lottava contro la morsa delle braccia di Luc. Scalciò e snudò i denti, ma le braccia che la stringevano non si allentarono. Emettendo un basso ringhio, Sheila trasformò le sue unghie in artigli e le conficcò nei bicipiti di Luc, che sibilò per il dolore ed imprecò, ma non la lasciò comunque andare.
"Non c’è speranza per lui ormai." le sussurrò Luc trascinandola via dall’incendio e facendola salire in auto.
I singhiozzi le squassavano il corpo, mentre piangeva a dirotto e urlava nello stesso tempo. Sua madre si sedette di fianco a lei sul sedile posteriore, mentre Luc si mise al posto di guida. Il tempo di lanciare un ultimo triste sguardo a ciò che restava della loro casa, e poi tutte le macchine si allontanarono nella notte.
Jane abbracciò forte sua figlia. "Ce la faremo," le disse, mentre anche lei versava calde lacrime per tutto ciò che aveva perso.
"Io voglio solo indietro mio padre," disse Sheila con voce rotta.
"Come tutti noi, tesoro,"disse Jane, "come tutti noi."
 
 
 
 
 
CAPITOLO 1
 
The moon’s my teacher and I’m her student

Shakira, She wolf

 
 
 
Giugno 2009, Charity, California
 
 
Il branco di licantropi di Sheila si era trasferito in California, in una cittadina di nome Charity. Un piccolo borgo, circondato da acri di bosco dove poter correre liberi sotto la luna in veste di lupo. L’avevano scelto proprio perché era situato vicino ad una grande riserva naturale, ed in più era poco densamente abitato. Il fatto che fosse anche molto lontano dalla loro vecchia casa era stato un ulteriore incoraggiamento. Nessuno di loro voleva ricordare tutto ciò che avevano perso in una sola notte.
Vivevano in città, in mezzo agli umani e non avevano affittato un’unica dimora, come in precedenza. Ogni gruppo familiare ora viveva separato dagli altri, in modo da dare meno nell’occhio. Ma anche se avevano accettato questa sistemazione, poiché alla maggioranza era sembrata la più sicura, il branco aveva paura. Da sempre erano abituati ad abitare sotto lo stesso tetto e questo li aveva fatti sentire protetti. Erano una razza pacifica che chiedeva solo di poter vivere tranquillamente, nascondendo la loro vera natura agli umani, ma ora la loro unità stava disintegrandosi. Nessuno sapeva cosa fare. Senza un capo si sentivano impotenti e temevano di prendere decisioni sbagliate.
"Ci serve un nuovo leader." disse Alex durante il loro primo raduno ufficiale dopo la fuga. Il meeting si teneva a casa di Eddie, il luogotenente di Ken, ed il maschio beta del branco. Molti guardavano a lui per avere una guida, ma Eddie aveva subito messo in chiaro che non era un lupo alfa, non lo era mai stato e non lo poteva diventare: non era abbastanza forte fisicamente e nemmeno mentalmente, inoltre la morte del capobranco lo aveva destabilizzato e doveva ancora riprendersi del tutto. Probabilmente non sarebbe diventato il braccio destro del nuovo leader, la posizione sarebbe passata a suo figlio Alex, che perciò si sentiva in dovere di cercare di scuotere il branco in modo che cercasse in fretta una nuova guida. Il capobranco, o maschio alfa, di un clan di licantropi non solo deve essere un maschio dominante, cioè con attitudine al combattimento e un potente istinto protettivo verso i membri più deboli del branco, deve anche essere il maschio più forte e possedere l’aura di comando. In un umano potremmo descrivere questa caratteristica come un enorme carisma, ma in un licantropo l’aura è qualcosa di più, è un potere mentale che permette al capobranco di ispirare un’enorme fiducia nei membri del clan che, in questo modo, sono più pronti ad obbedirgli e a seguirlo ovunque vada. Non solo, permette anche al maschio alfa, in caso di bisogno, di poter far cadere individui pericolosamente aggressivi in una lieve ipnosi al fini di calmarli, ma non durante un combattimento in cui anche lui fosse coinvolto poiché l’utilizzo dell’aura richiede grande concentrazione e sangue freddo.  Tale potere è raro, emerge di solito in uno o due individui in ogni generazione, ed è genetico, perciò tende a ripresentarsi sempre nelle stesse famiglie. Alex, non era un maschio alfa, ma non gli mancava il coraggio, fece girare lo sguardo per la stanza, e fissò ad uno ad uno i membri del branco: “Dobbiamo eleggere un nuovo capobranco.”
Gli sguardi di tutti finirono su Luc, che se ne stava, incurante di tutto, coricato su una poltrona. Un ciuffo di capelli biondo ossigenati gli ricadeva sugli occhi, nascondendo il loro colore grigio scuro. Due piercing gli adornavano il labbro inferiore e il sopracciglio sinistro, e il suo look punk era completato da un giubbetto di pelle borchiato e jeans sdruciti. Eppure, nonostante la sua giovane età, ventuno anni, e l’attitudine ribelle, con due metri di altezza e un corpo muscoloso, Luc era attualmente il membro dominante del branco, l’unico che sarebbe stato abbastanza forte e carismatico da poter diventare maschio alfa, cioè capobranco. Possedeva l’aura, i lupi anziani potevano sentirlo. Anche se non era ancora in grado di utilizzarla, avrebbe potuto imparare a farlo.
Non per niente suo nonno era stato capobranco prima di Ken.
"E’ il lupo migliore che abbiamo." disse Jane. Alcuni annuirono, ma altri scossero la testa. Fu Alex, che non era mai andato d’accordo con Luc, a dare voce a ciò che molti avevano pensato, ma non avevano osato dire: "No, non può essere Luc, è troppo indisciplinato, come può imporci delle regole, se lui è il primo ad infrangerle ?"
Le due fazioni iniziarono a discutere animatamente, finché Eddie riuscì a ristabilire la calma: "Basta, non vale la pena litigare riguardo i pregi e i difetti, senza dubbio numerosi, di Luc, abbiamo altre opzioni."
Alex alzò un sopracciglio, "Quali?"
Milton, il membro più anziano del branco, si alzò dalla poltrona e si portò al centro della stanza, i suoi capelli candidi tirati indietro dalla fronte alta e spaziosa e gli occhiali tondi di tartaruga, ben si addicevano alla sua natura di studioso. Pur non possedendo più il vigore della gioventù, lui era il custode della saggezza, delle tradizioni e della storia del branco, e la sua parola aveva molto peso per tutti. In mancanza di un capobranco, era stato lui a prendere molte decisioni, tra cui il luogo dove stabilirsi: "Organizzeremo una Luna di sangue, la battaglia avrà luogo l’ultima notte del prossimo ciclo lunare. L’ultimo lupo a rimanere in piedi sarà il nostro nuovo leader."
Il silenzio calò sulla stanza. La Luna di sangue era un rito ormai arcaico legato alla nomina di un nuovo capobranco. Nei secoli passati si trattava di una battaglia all’ultimo sangue in cui i maschi dominanti, in forma di lupo, si scontravano l’uno contro l’altro, per decidere chi fosse tra loro il più forte. In tempi più recenti non era più accettato che qualcuno morisse durante la lotta, ma nessun clan di licantropi da molti anni vi aveva più fatto ricorso comunque, poiché permetteva anche a lupi solitari, esterni al branco, di partecipare e di poter diventare capobranco.
Sheila guardò Milton con orrore: "Questo significa che chiunque potrà partecipare alla battaglia, anche lupi fuori dal nostro branco… Sconosciuti."
"Così sia." disse Milton. “Il nostro clan ha bisogno di sangue nuovo. Per troppi anni siamo rimasti chiusi nel nostro piccolo angolo di mondo fra le montagne della Pennsylvania.”
 
 
 
 
 
Luglio 2009, New york City
 
 
La notizia dell’imminente Luna di sangue viaggiò rapidamente attraverso il globo, raggiungendo le orecchie di ogni licantropo maschio in cerca di un branco da guidare. E coloro abbastanza forti e coraggiosi da affrontare la danza della morte sotto la luna si prepararono alla battaglia.
Sapevano che la lotta sarebbe stata dura, poiché, anche se per anni aveva tenuto un basso profilo, vivendo nascosto dei boschi della Pennsylvania, il Clan del Lupo Bianco restava uno dei clan più antichi e potenti d’America, benedetto dalla Dea Luna e dal Re Oscuro, e sconfiggerne i membri non sarebbe stato un gioco da ragazzi. Ma molti non si lasciarono scoraggiare.
Reeve accolse le informazioni riguardanti il Clan del Lupo Bianco, come un assetato accoglie un bicchiere d’acqua, "È un vero peccato naturalmente, ma per noi questa notizia è molto interessante.” Distrattamente si passò una mano fra i capelli castani, e si stiracchiò. Era steso sul divano e sembrava fosse in posa. Sapeva di essere bello, con i suoi grandi occhi marroni e la pelle color cioccolato, e amava mettersi in mostra anche quando non c’erano femmine in giro.
"Cosa? Cos’è un peccato e di quale notizia parli?" gli chiese David alzando gli occhi dal computer, mentre Patrick si limitò ad alzare una spalla, scostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi, completamente indifferente al discorso.
Reeve, David e Patrick condividevano uno spazioso appartamento a New York. Tutti e tre erano licantropi solitari, senza branco, ma mentre David e Reeve sognavano un giorno di far parte di un clan, Patrick aveva uno spirito troppo indipendente, e non voleva sentirsi legato da un qualsiasi tipo di responsabilità. 
"La morte di Ken Zimmer. Ho sentito dire che era un grande leader." disse Reeve.
"Un leader che tiene il suo branco isolato fra le montagne, lontano dal mondo reale, non è un vero leader " commentò Patrick. "Se volete il mio parere..."
Patrick era il più basso dei tre licantropi, l’unico che non superava il metro e novanta, era biondiccio e la pelle era piena di efelidi.
"Nessuno te l’ha chiesto." borbottò Reeve guardandolo storto.
"Non vale la pena cercare di guidare quel branco." continuò Patrick, ignorando Reeve.
"Potremmo insegnargli come vivere veramente da lupi" disse David. Con quasi due metri d’altezza e i muscoli di un atleta, David era il più dominante dei tre maschi essendo il più forte fisicamente, ma questo non aveva mai creato problemi agli altri due. Il loro piccolo gruppo non era un branco, e tutti prestavano molta attenzione a trattenere la loro natura animale durante la vita di tutti i giorni. Se non ci fossero riusciti i loro animali, incapaci di dividere il territorio con altri maschi dominanti, si sarebbero potuti sbranare a vicenda. La loro amicizia si reggeva su un equilibrio molto precario, eppure questo non l’aveva indebolita, ma bensì rafforzata. Si volevano bene come fratelli, e come tali spesso si stuzzicavano.
Patrick sospirò: "Sprecheresti il tuo tempo. Loro ti rammolliranno prima che tu riesca a cambiare il loro modo di essere."
David scosse la testa: "Ne dubito."
Patrick alzò le spalle: "Bene. Fai come vuoi. Vai pure in California, dopotutto è ciò che hai sempre sognato. Tu possiedi l’aura del comando,  io e Reeve siamo abbastanza dominanti e maturi da poterlo percepire. Come tuo padre, anche tu sei destinato a guidare un clan prima o poi."
"Lo farò" David promise a se stesso. Era arrivato il suo momento. Questa era sempre stata la sua speranza silenziosa: assumere il comando di un branco potente come il Clan del Lupo Bianco e trasformarlo in qualcosa di più grande. Il suo sogno era rendere di nuovo i licantropi padroni del mondo, come in passato, quando gli esseri umani non erano stati che deboli prede da cacciare. Diventare capobranco del Clan del Lupo Bianco avrebbe potuto renderlo finalmente realtà.
"Ho sentito dire che la figlia del loro defunto leader non è niente male.” disse Reeve.
David aguzzò le orecchie: "Una figlia?"
"Una bellezza" aggiunse Patrick. "Una degna compagna per qualsiasi licantropo, ha venti anni e non ha ancora un compagno. Nessuno l’ha mai posseduta."
"Una vergine ?" si stupì Reeve .
Patrick annuì: "I membri del Clan del Lupo Bianco vivono come licantropi, ma in alcune cose hanno mantenuto una morale umana. Soprattutto per quanto riguarda il sesso."
"Affascinante." commentò Reeve.
"Molto." disse David.
 "Una principessa licantropo vergine," bisbigliò Reeve pensoso, "lo trovo stimolante. Riuscire a dominare una lupa potente, ma innocente, deve essere terribilmente eccitante."
David concordava con lui: "Maledizione, suona bello."
"E intrigante. Non ho mai avuto una vergine prima." disse Reeve.
Patrick sogghignò: "Se ti piace il tipo ingenuo. La facilità con cui puoi dominarle fa bollire il sangue di qualsiasi lupo."
"Mi piace il suono di quello che dici."disse David sfregandosi le mani. Aveva una carnagione chiara, quasi lattea e due profondi occhi marroni. La sua prestanza fisica, unita ad un viso classicamente bello dominato da zigomi altissimi e da labbra carnose e sensuali, lo rendeva irresistibile agli occhi femminili, e lui ne approfittava ampiamente.
"Ci credo." commentò Reeve. Sapeva quanto piacesse a David il sesso, un sacco di sesso, con un sacco di donne diverse. La sua stanza era proprio accanto alla sua e sentiva ogni urlo e grugnito attraverso il muro che le separava. Dormire non era semplice con un simile sottofondo.  
David scrollò le spalle: "Sono sempre aperto a qualsiasi esperienza.”
"Bene, allora si parte per la California." disse Reeve. 


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