Mitt Romney ha infine parlato all’elettorato ispanico. Lo ha fatto scegliendo la tribuna popolare e populista di Univisión, il canale messicano che copre tutto il continente americano, per spiegare le bontà del suo programma elettorale che avvantaggerà praticamente tutti e non solo la cupola repubblicana che rappresenta.
Scherzi, fuori onda, gaffe dei giorni passati sono stati cancellati in quarantacinque minuti di intervista, che si è rivelata un esercizio di buone intenzioni. Ha fatto anche di più: ha promesso infatti che non caccerà nessun straniero privo di documenti, che promuoverà un’ampia riforma migratoria e che collaborerà con il governo messicano. Una completa marcia indietro, dettata dai sondaggi che, a un mese e mezzo dal voto, non sono proprio allettanti (con Obama avanti di sette punti percentuale). In questo contesto, il voto ispanico è diventato improvvisamente una priorità. Sfogliando i dati del 2008, probabilmente qualcuno gli ha detto che proprio i voti latini sono stati determinanti per la vittoria di Obama in quegli Stati (Colorado, Nevada, New Mexico e Florida) dove l’indecisione era regnata sino alla vigilia delle elezioni.
Figlio di un ¨messicano¨ (e le virgolette sono d’obbligo, visto che suo padre George –braccio destro di Richard Nixon- nacque all’interno di una colonia mormona di Chihuahua), Romney non ha mai dimostrato una buona disposizione contro chi, nella rivoluzione del 1910, ricacciò la sua famiglia negli Stati Uniti. Fino all’altro giorno sapeva perfettamente che fare degli undici milioni di lavoratori illegali che se la arrangiano negli Usa e lo aveva anche dichiarato senza mezzi termini: nessun favoritismo e tutti a casa. Non c’è da scandalizzarsi. I repubblicani hanno sempre fomentato questa linea dura e durante la presidenza Obama hanno dato vita ad un serrato braccio di ferro con l’amministrazione democratica sulla legge SB 1070 che regola l’emigrazione in Arizona. La governatrice Janice Brewer, che ha sponsorizzato la legge, è una delle principali alleate politiche di Romney ed insieme non hanno avuto nessun indugio nell’attaccare l’altro governatore, quello del Texas, Rick Perry, per firmare invece una legge giudicata troppo permissiva.
Nell’intervista a Univisión (http://noticias.univision.com/destino-2012/videos/encuentro-mitt-romney-espanol/video/2012-09-20/encuentro-con-los-candidatos-mitt-romney) non c’è invece nessun accenno al radicalismo conservatore, nessuno spazio per le sprezzanti dichiarazioni dei giorni scorsi, come quando tacciava il 47% degli statunitensi di parassiti. Il falco è diventato colomba e si beve con autocompiacimento le adulazioni di un pubblico evidentemente selezionato che lo inneggia ad ogni slogan.
Saranno sufficienti queste circostanziali promesse per attrarre i voti ispanici? Gli esperti scuotono la testa. Romney ha sparso troppi dubbi. L’uomo ricco, che deride l’oscura e greve quotidianità dell’americano medio, dovrà cercare i suoi elettori altrove.
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