La prima immagine è un taxi che sfreccia nel tramonto, lanciato in pista in direzione Mondello. Dentro, la ‘povna – abitino Kookai nero e velo, fiori, manichette lievemente sbuffate sulle spalle (cambio in corsa dentro al cesso di Punta Raisi, un grande classico) – guarda fuori la finestra. Il tempo di conversare su Costa d’Avorio-Colombia (“Sì ne so, di calcio, bello” – e lo prende pure in castagna sullo stadio della finalina, a Italia ’90) e l’autista la scodella bella bella nel “locale più antico del paese”.
Il matrimonio di Ginger, quello che tutti loro hanno atteso tutto l’anno, è davvero cominciato. Saluti, abbracci, brindisi, una splendida terrazza: alcuni di loro non si (ri)vedono da tanto, altri dal giorno in cui si sono trovati a Cinecittà, per girare il loro corto. In ogni caso, la serata è solo bella, il tempo è fresco (la ‘povna benedice il suo giubbino nero, di vera finta pelle); alla fine della festa, in un mood un po’ collassato e alcoolico, è tempo di guadagnar la via di casa. Le case, in realtà, sono parecchie. Perché tutti loro si sono sparsi sul territorio della cittadina, variamente. Quella della ‘povna, insieme a BibCan, Piton, lo Stropicciato e Thelma, è un appartamento sopra la libreria Sellerio (in cui lei e BibCan prenderanno, a souvenir, ben due librini a testa), in mezzo alla passeggiata-mare.
La mattina seguente è il tempo del mare, al circolo esclusivo della vela e sulla spiaggia. La ‘povna comunque si è portata gli occhialetti, e – in mezzo a windsurf, moto, palloni e molto altro – si fa comunque i suoi trenta (pochissimi) minuti di nuotata.
Poi c’è la pausa pranzo (e l’inizio della beatificazione del Bar Alba), e poi si torna a casa in tutta fretta, perché alle 16 li aspetta il primo dei regali che Ginger ha riservato per loro, la visita proprio a quel palazzo, e in cinque in casa, con un solo bagno (e Piton che scandisce il tempo, come un cronometrista olimpico), c’è poco da aspettare.
Canottiera Desigual, pantaloni turchesi (di buon augurio per l’Italia calcistica), sciarpa in pendant e delle caposcarpe (sandali pantone pantalone, e anche gioiello): a parte il fatto che sul pavé palermitano si scivola da matti, va tutto molto bene.
A palazzo Gangi, poi, va pure meglio. Si è consapevoli di visitare un privilegio dalla bellezza incomparabile, la principessa che fa da Cicerone vale da sola il viaggio. L’unico neo sarà, due ore dopo, al bar di fronte, quello schifo di partita dell’Italia. Ma non c’è tempo nemmeno per recriminare, o comunque pochissimo. La serata dello street food li aspetta al mercato della Vucciria, tra colori, odori, suoni e passi che sono tutti estremi e tutti belli: gli sposi sono al centro, su un tavolo di plasticaccia bianca; e loro altri tutti intorno brindano a colpi di stigghiole, mangia e bevi, cuori, polmoni, arrosticini e sarde – una di quelle esperienze estreme da rifare.
Rientro a Mondello nella notte, qualche vario inconveniente (uno dei temi della vacanza è: piloti, navigatori, mappe); dopo un ultimo bicchiere della staffa (e una visione del cortometraggio) è tempo di andare a riposare.
Altro giro, altra corsa. La mattina della cerimonia ci si sveglia presto, ci si impiguina per bene (vestititino liberty MaxMara celestino a fiori bianchi, borsa Hermes, scarpe e stola in tinta, e anche cappello) e ci si rimette in marcia; direzione: S. Maria della Catena.
Ginger è splendida; MioCugino (lo sposo) anche; la cerimonia (rito abbreviato) solo commovente. All’uscita, dopo il lancio di riso e di farfalle, c’è il chiosco della grattachecca, ed è un modo assai cool per rifiatare. Poi, pausa. Auto, ritorno a Mondello (e al fidatissimo Bar Alba), e via nelle case a far la siesta. Ché alle sei li aspetta la carovana in direzione baglio e – neanche a dirlo – ci si dovrà ripreparare.
E così la ‘povna e gli amici sono di nuovo tutti pronti (tubino nero Desigual, collana di brillanti della nonna, scarpe Nero Giardini, pochette nera di Pirovano: la ‘povna sta una favola). La strada corre via da Mondello, gira verso Sciacca e poi si inerpica; tempo quaranta minuti e Piana degli Albanesi li accoglie con il suo paesaggio mozzafiato.
E poi, è solo festa. Curatissima, affettuosa, e splendida. La ‘povna farà in tempo a chiacchierare un po’ con tutti, a scambiare osservazioni matrimoniali un po’ più serie con chi ha voglia di ascoltarla. Poi c’è il tempo dei regali, e la proiezione del film, finalmente. Ed è un successo: MioCugino (che ci ha recitato) ha tenuto da maestro la parte, Ginger non si aspettava niente, ed è senza parole e sorridente, radiosa come il sole.
Si va via verso le 4, dopo le danze (e anche la pizza espressa). Il tempo di dormire qualche ora, e la domenica li attende. Valigie, restituzione chiavi appartamento, riunione delle auto (e ancora il tema è “spostamenti”) e di nuovo direzione baglio. Il Brunch finale attende tutti gli ospiti al risveglio; loro ci arrivano tranquilli, a ora di pranzo (abito Baloon carta da zucchero con ricami marinari di perline bianche). Ed è il momento della consegna dei regali: a Flipper, che fa il compleanno, al Duca-Barone (per ringraziarlo del corto, visto che ha fatto da regista), e finalmente anche agli sposi.
E poi, le tre arrivano in un lampo. Alla fine come al principio: “‘povna, è pronto il taxi!”. Il trolley in un mano, la borsa sulla spalla, la ‘povna guarda, come all’andata, fuori dalla finestra. Colori, immagini, pensieri belli tanti.
“Sono tornata” – saluta la piccola città, rientrando puntualissima, la familiare nostalgia che la assale senza sosta.
“Tu rispondi” – l’ha salutata BibCan con un sibillino oracolo. Ma la ‘povna (complice Ginger) questo messaggio lo capisce. E mentre aggiorna il tabellone dei mondiali, sulla porta di casa (con le partite seguite sempre in fretta, in questi giorni) commenta un po’ a nessuno e a se stessa: “Aiutati, che lo sceneggiatore aiuta”.
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