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Rosa del Deserto intervista... Diego Romeo!

Creato il 06 maggio 2013 da Marta @RosaMDeserto
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Oggi in realtà volevo proporvi l'autore del mese, ma ho ricevuto le risposte alla mia prima intervista a uno degli autori emergenti di cui ho già parlato, e ho scelto di condividerla subito con voi!
Come si evince dal titolo, l'autore è Diego Romeo che è stato gentilissimo nel rispondere alle mie luunghe domande. Forse mi sono lasciata trasportare troppo dalla curiosità, ma è venuta fuori una bellissima e interessante intervista e ne sono proprio felice!
Volete conoscere ancora di più Diego Romeo e il suo libro d'esordio "Racconti delle Lande Percorse Libro I - Come nasce un cavaliere"? E allora seguitemi in questa nuova avventura!
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   Ciao Diego e benvenuto nel mio piccolo spazio virtuale! Sono molto felice di accoglierti nel mio blog e prontissima a iniziare questa (spero) piacevole chiacchierata! Ma iniziamo subito con le domande! La prima domanda è molto semplice: chi è Diego Romeo? Ti va di presentarti ai lettori e raccontarci un po’ di te?
   Grazie per l’invito: ne sono onorato! Chi è Diego Romeo? Tralasciando le note biografiche (che potete trovare sul mio blog) una persona normalissima, con una vita nella media anche se molto piena di affetti, che ha un sogno ed una storia da raccontare. Sono dell’opinione che un uomo muore solo quando muore l’ultimo dei suoi sogni ed è proprio per questo che ho iniziato a scrivere.
   Racconti delle Lande Percorse Libro I – Come nasce un cavaliere è il tuo romanzo di esordio, un fantasy coinvolgente e ricco di personaggi molto ben caratterizzati. Ho letto che la tua passione per la scrittura è nata da ragazzino, ma qual è stato il momento in cui ti sei spinto oltre, ossia, hai voluto provare a buttarti e pubblicare un vero e proprio romanzo (anzi, una trilogia!) e come nasce questo amore? Cosa è per te la scrittura?
   Amo il fantasy; penso che se dovessi trovare la lampada di Aladino, chiederei come unico desiderio di poter vivere in un mondo fantasy (possibilmente creato da me). Per questo, quando ho dovuto smettere i giochi di ruolo per motivi pratici, ho dovuto trovare un modo alternativo per dar sfogo a questa necessità. Ho ricominciato a leggere tutti i miei racconti (scritti per innumerevoli sessioni di gioco) e si è accesa la scintilla: iniziare a comporre un unico grande mosaico raccogliendo quelle tessere. Non avevo in mente di pubblicare, perché l’avevo scritto per gioco. Alla fine quando ho visto che l’opera aveva una forma ben definita e non spiacevole, l’ho fatto leggere ad un mio amico (che mi ha dato validi suggerimenti) e mi ha spinto a cercare un editore. Il seguito della storia più o meno si può immaginare. Scrivere è sognare: i sogni sono la forza che muove le montagne, e tentare di trasmettere un messaggio positivo in questo momento di profonda crisi spirituale ed economica. Spero di essere riuscito in questo mio intento.
   Ho letto che il fantasy prodotto da autori italiani non è sempre ben valorizzato. C’è un amore più profondo verso quello estero. Come mai hai scelto proprio questo genere (che personalmente adoro!)?
   Adoro il fantasy come te, quindi volevo identificarmi in questo genere. Il fantasy italiano ha proprio questo punto debole: non è sufficientemente valorizzato pur avendo tanti autori emergenti davvero talentuosi. La letteratura italiana (se mi permettete la generalizzazione) è fra le più complete e migliori del mondo: per questo che anche nel fantasy l’Italia deve trovare il suo posto. Ho solo cercato di dare il mio contributo ad un’auspicabile ascesa italiana.
   È stato difficile scrivere il libro? Quali passaggi sono risultati più ardui da mettere su carta? Si è mai presentato il ben conosciuto e odioso “Blocco dello scrittore”? Se sì, come l’hai superato?
   Ti devo confidare che ho impiegato cinque anni a finire il primo volume di Lande Percorse! All’inizio era tutto difficile. Una cosa è avere in testa una storia da raccontare, un'altra è riuscire a metterla su carta. Non è sempre facile descrivere un’immagine della fantasia. Come far capire che quel palazzo è come lo visualizzi nella tua mente? Come rendere la fisionomia dei personaggi senza cadere nel didascalico e nella banalità assoluta? Come farli dialogare fra loro? Tutte domande che mi hanno creato non pochi “blocchi dello scrittore”. Alla fine ho dovuto riscrivere varie volte tutto il libro, prima di trovare una forma soddisfacente. Spero, alla fine, di esserci riuscito.
   Il tuo romanzo credo che possa essere considerato un fantasy classico/medievale o meglio un High Fantasy, il cui autore più noto e “Padre” e il famosissimo professor Tolkien. A quali scrittori ti sei ispirato per scrivere il tuo libro?
   Principalmente a lui: essendo anch’io di formazione uno storico (si parva licet) ho il vizio di partire sempre dalle fonti più accreditate. Per me Tolkien è il padre del fantasy: tutto quello che scriviamo o leggiamo, nel bene o nel male, deriva dai suoi scritti. Per questo posso dire con orgoglio che l’opera si ispira ai suoi insegnamenti. Altri autori, anche se minori, presi a modello sono Margaret Weis, Tracy Hickman e R. A. Salvatore.
   Come mai proprio questo titolo?
   Scegliere il titolo è stato un'odissea. Avevo chiaro solo due cose. Doveva essere composto di un titolo ed un sotto-titolo, e nel titolo ci dovesse essere una parola che richiamasse una narrazione continua. Alla fine, dopo una miriade di consulti con i miei amici, siamo arrivati a questa formula, che spero sia abbastanza accattivante.
   Ci sono molti riferimenti anche alla Bibbia, soprattutto per i personaggi negativi, che mi sono sembrati come la raffigurazione di demoni. Come mai questa scelta e ispirazione?
   Da “storico” sono sempre alla ricerca di fonti. E quale fonte è più ricca di ispirazione nella cultura occidentale se non la Bibbia? E’ stata a ragione definita come un codice sorgente di miti infiniti. Alla fine gli scrittori moderni sono sempre alla ricerca di originalità, devono sempre creare qualche cosa di nuovo con il rischio di scadere anche nel ridicolo. Ispirarsi ai capisaldi della nostra storia mi è sembrato una scelta più “garantita”. Lo stesso Michail Bulgakov nel suo celebre racconto “Il Maestro e Margherita” per descrivere il diavolo non si è inventato nulla, eppure il suo maligno, con tutti i suoi aiutanti, è sublime e quasi inimitabile.

   Parlando dei personaggi, a mio avviso ottimamente caratterizzati e anche piuttosto esilaranti, quanto c’è di te nel romanzo? E a quale personaggio ti senti più affine o adori particolarmente? E’ stato facile entrare nella mente dei vari personaggi?
   Nel romanzo c’è molto molto di me, fin troppo. Le Lande Percorse sono il mondo immaginario in cui vorrei vivere e i personaggi che ne fanno parte sarebbero i miei compagni di  vita ideali. In questo senso non è stato difficile entrare nelle loro menti, perché fin da bambino loro erano accanto a me. Quello più simile a me è senza dubbio Hurik, non perché l’eroe della storia, ma per la parabola di maturazione che compie durante il romanzo: i suoi difetti sono i miei, così come le sue paure. Supera le prove non da solo, ma grazie agli amici. Proprio questo punto ho voluto mettere molto in evidenza. Da soli non ci si salva: solo con l’incontro con l’altro è possibile migliorarsi per cambiare il mondo.
   Fai un uso di un linguaggio particolare per le preghiere/incantesimi. Come lo hai creato? (domanda che ti avevo già posto personalmente, ma ritengo interessante da condividere!)
   Non l’ho creato io: l’ho preso in prestito dal passato. Grazie ad un amico chi si diletta di linguistica, abbiamo utilizzato un idioma (modificato ad arte!) per arrivare alla forma utilizzata. Quindi non sono suoni di fantasia, ma una vera lingua e vere preghiere. Cosa c’è di più mistico di un’orazione in una lingua arcaica e per i più misteriosa?
   Ho trovato molto interessante e originale l’idea di draghi che si trasformano in altri animali, tra cui i gatti (che adoro!). Come nasce questa idea? Hai preso ispirazione da qualche parte o è stata puramente una tua creazione?
   Sono (o meglio ero) un accanito giocatore di D&D: in questo sistema di gioco i draghi metalli hanno il potere del polimorfismo, potere che mi è sempre piaciuto e che ho voluto mantenere nel mio racconto. Per i gatti condivido una vera passione: per questo il drago dell’eroe (che ha già un gatto vero) si trasforma in un gatto.
   C’è un messaggio che vuoi trasmettere con il tuo libro?
   Da soli non si migliora. Si rimane sempre uguali a se stessi, ci si sclerotizza in gesti e abitudini sempre uguali. Il vero cambiamento arriva quando si decide di incontrare l’altro. Spesso è anche lontano, non tanto fisicamente, quanto culturalmente. Hurik per cambiare e maturare è costretto a fare un lungo viaggio: non lo affronta da solo, ma in compagnia dei suoi amici/fratelli. Solo così al ritorno a casa sarà un uomo diverso, forse migliore, ma comunque in grado di cambiare le sorti del mondo che lo circonda.
   Il romanzo fa parte di una trilogia. Ti va di darci alcune anticipazioni? Ci sarà una maggiore presenza femminile nei seguiti? Ammetto che mi piacerebbe conoscere di più la “Signora della Guerra”, mi sembra un personaggio molto interessante!
   Non mi posso sbilanciare più di tanto per problemi di copyright: ti posso dire che sicuramente la componente femminile sarà maggiore, nel bene e nel male. Non solo: per tutti gli appassionati della “Signora della Guerra”, posso anticipare che avranno modo di conoscerla a fondo.
   Oltre a questa trilogia, hai altre idee in programma per il futuro?
   Alcune in via di sviluppo, ma non posso dire nulla perché non vendo mai la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.
   Facciamo un gioco! Se il tuo libro diventasse un film, quali attori assoceresti a ciascun personaggio? Quale regista sceglieresti? E in quale stato ambienteresti il tutto?
   Partiamo dal fondo. Penso che non c’è posto più bello dell’Italia: si trovano tante bellissime location in cui girare un film fantasy. Abbiamo castelli, montagne, pianure e boschi in quantità. Il registra mi piacerebbe che fosse Peter Jackson (sono un megalomane, ma è il migliore nel genere e stiamo giocando!) Sugli attori non saprei proprio come cavarmela e mi affiderei ad un casting di professionisti: troppi potrebbero rispecchiare le fattezza dei miei personaggi.
   Parliamo più di te! Qual è stato il tuo rapporto con le case editrici? È stato facile vedere pubblicato il tuo libro o si sono presentate difficoltà?
   Come ogni esordiente, il rapporto con le case editrici non è stato idilliaco. Soprattutto durante l’esecuzione del contratto, perché è noto i piccoli editori investono poco sugli emergenti, lasciando a loro tutto il lavoro di promozione e di distribuzione dell’opera prodotta. Qui si vede la stoffa dello scrittore, nel senso che se uno crede nel suo sogno e nella sua opera va avanti nonostante tutto, cercando di promuovere il libro con tutte le forze. Il problema non è pubblicare il primo libro, ma il secondo.
   C’è un libro che consiglieresti ai lettori, che più ti è rimasto nel cuore? E quale invece ti ha profondamente deluso?
   Non mi sento di consigliare nessun libro ai lettori, perché a mio avviso leggere un libro è un processo molto intimo e non parametrizzabile. Un amore non si prova per procura, ma in prima persona! Quindi ciascuno si scelga il partner che preferisca. Anche per i libri che mi hanno deluso non saprei cosa dirti, non tanto per political correctness, quanto perché tutti i libri (anche il più brutto e noioso) possono arricchire, o almeno indicarti la via da non seguire.
   C’è una condizione particolare in cui ti piace scrivere? Mi spiego meglio: preferisci ad esempio scrivere in completo silenzio, o con una musica di sottofondo? In quale luogo? E in quale parte della giornata?
   Con due bambini di 3 e 5 anni, posso scrivere solo di sera quando loro dormono e in assoluto silenzio, altrimenti si svegliano. Altre condizioni mi sono precluse. Come dire: necessità fa virtù.
   Hai consigli da dare agli aspiranti scrittori?
   Fondamentalmente due. Il primo è quello di farsi aiutare, soprattutto se si è al primo libro. Nessuno nasce sapiente e anche i più grandi autori hanno avuto un processo di formazione con un consigliere (o un detrattore) accanto. Per questo chiedete ai vostri amici di leggere il manoscritto e di dirvi sinceramente che ne pensano. Magari, perché no,  anche di aiutarvi nella correzione e nella stesura. Il secondo è quello di leggere attentamente il contratto delle case editrici, prestando particolarmente attenzione alla promozione e alla distribuzione (veri nodi del successo di un autore emergente): chiedete consiglio nel meraviglioso mondo del WEB, troverete sempre un aiuto valido!
   Bene, la nostra chiacchierata si conclude qui! Ti ringrazio tantissimo per aver risposto alle mie domande, forse tante, ma quando lascio divagare la mia curiosità sono questi gli effetti!
Spero che la nostra chiacchierata sia stata piacevole e di ritrovarti in questo blog, con i prossimi libri!

      Grazie ancora dello spazio che mi hai concesso: sicuramente chiederò il tuo parere sui prossimi libri pubblicati.

Allora, che ne pensate? Prima di lasciarvi, condivido con voi un invito speciale, rivolgendomi in modo particolare a chi è di Roma o a chi ha comunque la possibilità di andarci!
Se la mia recensione e questa intervista vi hanno incuriositi, se volete saperne di più sul romanzo e conoscere personalmente l'autore, che aspettate? Immagine

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