Avevo dieci anni o poco più quando nonna mi accompagnava da Rosa , i pantaloni erano sempre da rattoppare, i calzini sempre scuciti.
Rosa non prendeva mai più di cinque o dieci euro.
Silenziosa , tanto , troppo. Me ne sono convinto non molto tempo fa.
Troppo per una famiglia così malandata come la sua, per un marito senza lavoro, per il suo padre accattone.
Rosa s'era sposata giovane, aveva ventun'anni e già aspettava un bambino, Francesco.
Nessuno ha mai saputo molto di lei , donna lavoratrice anzi faticatrice come pochi.
Nonna conserva ancora una sua foto, nel cassetto del comò , quello della biancheria che sa di lavanda mai cambiata, anche quella foto sa di lavanda , come tutte le cose di nonna. Insomma una vecchia foto, una sbiadita polaroid , che ritrae un matrimonio lontano nel tempo.
Tutti i colori sono opachi tranne il bianco dell'abito di nonna, col velo che poi è stato di mamma, e la coroncina di candide roselline; al suo fianco c'è nonno costretto in un tight finto ottocento; più in basso , dietro una torta a tre piani spunta una bimba, acconciata come s' usava. È la piccola Rosa; il volto magro ma colorito , la bocca sottile che sembra tinta di rosso ciliegia, la chioma riccia e folta.
Al suo matrimonio Rosa ci andò con un vestito usato , noleggiato in paese da una vecchia sarta che oggi ha cent'anni e il destino , faccendiere spietato, volle farla maestra di Rosa. La donna le insegnò ad usare ago e cotone , a tagliarsi le mani col filo sottile, a tenere la schiena piegata senza lamentare dolore, senza lamentare stanchezza.
Luigi , dal giorno che la ebbe in sposa ,non ha mai lavorato davvero.
Qualche lavoretto l'ha fatto , roba di poche ore, per quattro soldi. Pochi euro che avrebbero potuto tanto se non si fosse pensato un capace imprenditore che le vicende della vita non vollero fare agiato uomo di provincia. Di notte , quando Rosa dormiva con Francesco tra le braccia , perché le stanze erano poche e troppo piccole per piazzarci un lettino, lui usciva con quel litro di benzina che Rosa gli pagava ,raggiungeva tre o quattro prostitute , tra l’altro attempate, mai belle come Rosa. Con loro si fingeva ciò che mai fu capace d’essere, un ricco uomo che scialacquava i suoi averi per il diletto della carne .Luigi andava a puttane con le diecimila lire che Rosa prendeva per cucire una camicetta su misura,pagava un bocchino con i soldi del latte in polvere per svezzare Francesco, perche il seno di Rosa ne era privo, il dottore diceva per il troppo stress, ma questo Rosa non lo aveva mai raccontato a Luigi. Rosa sapeva del marito ma ha sempre taciuto. Perché l’ha fatto? Perché l’amava . Amava Francesco che oggi ha diciott’anni e sta in seminario e ogni giorno passa sotto la mia finestra piangendo, prega per la mamma che otto anni fa ha perso.Un sabato di maggio di qualche anno fa nonna scese nel primo pomeriggio. Il caldo era terribile ,il sole infuocava le strade, cuoceva la carne dei quattro muratori che lavoravano al palazzo di fronte .Le finestre delle case erano tutte chiuse , anche la polvere era ferma a mezz’aria.
Mia nonna ha la lucidità di una ventenne ma rimane donna d’altri tempi e gli abiti da cerimonia li vuole su misura.- -Rosa mi deve fare il vestito per il matrimonio di mia nipote- , le sentì dire prima che scendesse.Nel piccolo vicolo il tacchettio delle sue scarpe prodotto dai passi ben assestati aumentava la solennità della sua figura; la vidi giungere davanti alla porta di Rosa, busso più volte, nessuno rispose. Fermò una vecchia. Le parlò a lungo. Poi si incamminò verso casa.Rosa era stata ricoverata per una crisi respiratoria. Dalla bocca di mia nonna non uscì una parola di più.Qualche settimana più tardi vidi per la prima volta nella mia vita nonna piangere. Teneva un rosario tra le mani, lo sgranava con forza, pregava la madonna, le sue labbra pronunciavano in un sibilo mille preghiere.Mi guardò dalla sua poltrona. – Rosa sta morendo, tiene un tumore-.Quella vecchia donna s’era affezionata alla sarta silenziosa come mai avrei pensato, aveva odiato il marito, le era stata madre pur non essendole avvinta nel sangue. Quel giorno maledissi il Creatore, perché si prendeva una santa. Alle quattro del pomeriggio Rosa morì.Nonna corse giù per il vicolo, entrò nella camera da letto della donna , spalancò la finestra che è proprio di fronte a quella di mia madre. E come la mamma catanese le aveva insegnato spalancò anche le porte, scese in strada e per tre volte urlò :“Rosa!, Rosa! , Rosa!”.Mia sorella ch'aveva cinque anni entrò nella sua stanza, s’avvicinò alla finestra che era dirimpetto a quella spalancata da mia nonna ,poco dopo la la sentì correre verso la mia camera.Urlò con l’innocenza che è compagna di ogni fanciullo: - Corri , vieni a vedere Rosa è morta senza capelli!-
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