Oggi il nostro ruolo di primissimo piano nel mondo della moda ci sembra un dato di fatto. Ma dice la storia che non era così: Parigi dettava legge e deteneva lo scettro dell’eleganza. Per trovare i segni premonitori della moda italiana e della sua grandezza dobbiamo tornare alla fine dell’Ottocento e scoprire un personaggio straordinario, creativo, indipendente: Rosa Genoni (1867-1954), una delle fondatrici dello stile made in Italy.
Rosa è figlia di un calzolaio e di una sartina, tanti fratelli e tanti bisogni. Così a 10 anni dalla natia Valtellina scende a Milano a fare la “piscinina”, cioè l’apprendista, in sartoria. Ma la ragazzina ha una marcia in più: studia alle serali, impara il francese, si avvicina ai circoli socialisti e alle prima battaglie femministe. Nella foto Rosa con la figlia FannyRosa è figlia di un calzolaio e di una sartina, tanti fratelli e tanti bisogni
Nel 1884, già maestra all’atelier Dall’Oro, va a Parigi per un convegno sui lavoratori e ci resta 3 anni, conquistando i segreti del mestiere sartoriale. Al ritorno si fa notare dalla Maison Haardt et Fils, all’epoca la più chic di Milano, dove diventa première: è il podio giusto per promuovere la rivoluzione anche nell’abbigliamento.
Rosa vuole emancipare la moda dal predominio parigino e per farlo si ispira all’arte italiana del passato: il gusto deve affondare radici nella nostra cultura.
All’Expo del 1906 è il successo: i suoi modelli, in particolare un abito ricamato suggerito dalla “Primavera” di Botticelli
e un mantello da sera tratto dai disegni di Pisanello,
ricevono il Grand Prix per le Arti Decorative
Rosa però non dimentica l’impegno sociale: nel 1905 organizza alla Società Umanitaria corsi professionali femminili, dove insegna e dirige per anni la sezione sartoria, biancheria e modisteria, nel ’28 apre la prima scuola di cucito per le detenute del carcere milanese di San Vittore.