Ricevo e volentieri pubblico questa lettera.
A scriverla è stata Rosa Mauro, una giornalista molto tosta. Leggetela e scoprirete le ragioni.
“Sono nata un bel giorno di Ottobre, verso l’ora di pranzo. In un anno imprecisato. Il mio primo ricordo della mia vocazione è di quando avevo otto mesi: vidi il mare, e andai verso di lui, volevo accertarmi bene di cosa fosse. Era la prima vocazione di una “giornalista di strada” come amo definirmi. Nessuno deve raccontarmi come stanno le cose. Se posso devo essere io ad accertarlo!
Ho cominciato a scrivere talmente presto che, nel mio ricordo, credo di averlo sempre fatto: sulla carta da pacchi, su quella del pane, oltre che su quaderni, fogli notes, e qualunque cosa riuscissi a trovare.A sedici anni, qualcuno dall’alto ha ritenuto giusto farmi avere una compagna per la vita. E’ così che è entrata nella mia vita la miastenia grave, anche se il suo nome non l’ho conosciuto prima dei ventidue anni, quando ha colpito così duro che se ne sono accorti anche gli altri.
Sapete, la miastenia è una malattia curiosa: a volte ti lascia in pace per giorni interi, splendidi giorni pieni di sole anche se piove, in cui sei veramente “uguale” agli altri adolescenti, agli altri giovani. Poi ci sono quelle volte in cui ti costringe a sentirti una settantenne, che non è bello per chi ha poco più di vent’anni. Anni in cui scrivere era l’unico antidoto al sentirsi un poco come un pirata, con una benda sull’occhio e la bocca storta come una ferita di guerra.
Però caspita, io e la mia compagna inattesa non l’abbiamo mai dimenticata, la strada. Con lei sono andata in Francia, in Irlanda, in Spagna e nei Paesi del Nord!
Ho imparato ad evitare i miei nemici alimentari, aglio, cipolla, soia cui sono allergica e altri alimenti che non erano consigliati per noi, in svariati paesi ed in svariate lingue. Anche se in quei giorni non facevo proprio la giornalista, ho sempre visto le cose con gli occhi bene aperti.
Viaggiare soli è una occasione per mettere alla prova te stesso e vedere davvero il mondo, senza paracadute. Viaggiare in compagnia di una malattia, inoltre, ti dà l’idea della tua fragilità, ma anche della tua forza interiore.
Verso i trent’anni, la svolta: la provincia di Roma mi offrì di curare a titolo gratuito un blog, che chiamai la Rosa nella rete.
Il mio amore per la rete come comunicazione, è nato allora, e non lo credevo possibile: il giornalismo mi sembrava una strada poco praticabile per chi, come me, poteva cavalcare migliaia di mondi di fantasia, preoccupandosi del lettore solo come una realtà lontana.
Ma poi sono arrivati i primi commenti, e non ha importanza quanti fossero, tanti o pochi: il lettore divenne per me una cosa concreta, ed allora ho cominciato a viaggiare davvero e non solo nella fantasia. Penso a quello che vede la gente abitualmente, quello che vorrebbe sapere o che è importante che sappia, la faccio viaggiare sulle navi e sulle astronavi o semplicemente le racconto come è bello vivere in maniera più naturale, usando le piante per combattere l’inquinamento elettromagnetico.
Nel frattempo, ho terminato l’università, ho avuto un bambino speciale e ho affiancato alla miastenia un’altra compagna di vita, che ha reso i miei occhi quasi spenti: la nefrite ottica. La mia neurite ottica è la prova che il fulmine può ben colpire due volte: a me è successo e pensate che, se per la miastenia le probabilità erano una su 10.000, per la neurite eravamo nell’ordine di uno su 20.000.
Per questo non parlo quasi mai di statistiche, e sopratutto non vado a vedere quelle delle malattie. So per esperienza che, nel mio caso, non sono significative. Naturalmente questo non mi ha fermato.
Nel tempo ho aggiunto degli altri blog www.caffeletterario.ilbello.com dove sono stata ospite, ho fatto un corso di giornalismo e giornalismo radio televisivo. Ho realizzato uno stage in internet e infine è venuta Lidia Ianuario con il suo progetto http://www.tipitosti.com/lidia-ianuario-ex-disabile-e-newage.html. Mi ha contagiata con il suo entusiasmo e la sua profonda passione per la scrittura. Mi ha insegnato a non arrendermi alle circostanze.
Credetemi, a volte, con un figlio autistico di quindici anni, le visite per la salute e la disponibilità oraria intermittente, è complicato trovare il tempo di cercare le fonti e scrivere un pezzo. Però, se riesco a farlo, mi sento in pace con me stessa, soddisfatta come dopo un viaggio che si è atteso per lungo tempo. Un poco più ricca, io ancor prima che i miei lettori!
Se c’è una cosa ancor più bella di scrivere? Essere letti, o sentir dire, anche solo da un gruppetto di lettori, che ciò che hai scritto è stato utile. E’ qualcosa che non ha prezzo. Insomma: gli occhi mi tradiscono? Beh, io non mollo, perché non mi sento sola”".
Rosa Mauro