La storia proposta durante il laboratorio di lettura è stata accompagnata, come nel caso di Elmer, da immagini disegnate su cartoncini proposti poi in abbinamento alla lettura, per aiutare i bambini a focalizzare ciò che veniva letto. Pasqualina, è lei la protagonista: un'elefantina che non vuole uscire dagli schemi.La storia è breve ed è stata letta in fretta, forse troppo per poterne afferrare appieno il senso.
C’era una volta, nel paese degli elefanti, una tribù in cui le piccole elefantesse erano costrette a nutrirsi esclusivamente di fiori rosa per avere gli occhi brillanti e la pelle morbida come le loro mamme. Per incoraggiarle, venivano loro infilati calzini rosa, un elegante colletto e un fiocco anch’essi di colore rosa. Le elefantine guardavano invidiose fratelli e cugini tutti grigi giocare e rotolarsi nell’erba e nel fango. Nonostante gli anemoni e le peonie, Pasqualina proprio non riusciva ad assumere il colorito roseo delle altre elefantesse. Il suo colore grigio preoccupava molto i genitori, che si chiedevano chi l’avrebbe mai chiesta in moglie. Alla fine i genitori rinunciano e la lasciano in pace. Per Pasqualina è la liberazione. Si spoglia di tutti gli orpelli rosa, esce dal recinto e va a divertirsi nel fango insieme agli elefantini maschi, tutti grigi. Le altre rimaste nel recinto la osservano prima preoccupate e poi invidiose fino a che tutte, una a una la seguono. Oggi non si riesce più a distinguere di quella tribù i maschi dalle femmine perchè tutti gli elefanti sono grigi.Una storia semplice ma carica di significato che invita a riflettere sugli stereotipi secondo i quali le femmine (alle quali viene abbinato il rosa... in tutto e per tutto) non possano fare le stesse cose che fanno i maschi e così via discorrendo. Ovviamente bisogna tener conto dell'epoca a cui risale il racconto: non è propriamente un racconto moderno ed oggi quasi quali vien da ridere al pensiero delle elefantesse/donne bardate di rosa che stanno a guardare gli altri elefantini/uomini che fanno giochi da maschi! Oggi le donne osano molto di piu' di quanto non facessero a quell'epoca e si sono fatti molti passi avanti sul fronte dell'uguaglianza tra i sessi.
La storia mi ha fatto tornare in mente un discorso che iniziai tempo fa, in un vecchio post in fatto di letture: ci sono letture da maschi e letture da femmine? Secondo me, NO. Le storie sono storie e non dico certo a mia figlia di non leggere un libro che parla di motociclismo solo perchè è uno sport prevalentemente maschile così come non dico a mio figlio di lasciare stare le storie delle fatine che, nell'immaginario collettivo, sono collegate alle bambine.
Ma è un discorso più ampio: perchè un maschietto non può indossare una maglietta rosa o una femminuccia non è graziosa con un berretto da baseball? Più volte mi è capitato di confrontarmi con mamme e papà che osservano un certo rigore in casa (...mio figlio con una felpa rosa? Non sia mai... è da femmina) e spesso è stata una battaglia persa. Io, comunque, resto dell'idea che non si possa essere così rigidi ed imporre, per forza, qualche cosa che magari al bambino non piace solo perchè "è da femmina" o "è da maschio"... Finchè sono bambini e bambine, hanno diritto di essere tali e di fare ciò che amano, che li diverte, che li stimola. Quando cresceranno e matureranno una loro personalità saranno capaci di scegliere e motivare le loro scelte ma fino a che sono piccoli, perchè influenzarli (secondo me negativamente) con certe pretese da Medioevo?
Mi sbaglio?