Rosamund Pike. Ghiaccio bollente

Creato il 06 dicembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

THE FACE – IL VOLTO DEL MESE: DICEMBRE 2014 – ROSAMUND PIKE

“Quando sei vestita come Miranda Frost, la gente pensa che tu abbia un carattere simile. Ma io avevo solo 21 anni e stavo tremando.” - Rosamund Pike

È stato tutto chiaro, sin dalla prima presentazione. Frost, Miranda Frost. Era il nome del personaggio che ci ha fatto conoscere Rosamund Pike, la Bond Girl de La morte può attendere, ultimo 007 dell’era Brosnan. Frost significa gelo. Ed era questo che ci era piaciuto dell’algida Rosamund, che ci appariva vestita di bianco e di strass, glaciale e (apparentemente) pura in un mondo di ghiaccio. Quell’espressione affascinante e controllata, imperturbabile, quel sorriso arcaico difficile da leggere, che può spostarsi con pochi, impercettibili cenni, da dolce a perfido, ci aveva conquistato subito. La Miranda Frost di Rosamund Pike, dopo averci ammaliato con il suo sorriso e le sue maniere, ci tradiva. E tradiva Bond, dopo aver fatto l’amore con lui. Un classico, capitato in molti film di 007. Ma quella biondina così dolce ci aveva ingannato proprio bene.

Inglese, laureata in letteratura inglese a Oxford, abile studentessa e suonatrice di piano e di violoncello, Rosamund Pike per anni non ci ha regalato più le emozioni di quel primo incontro. Sembrava essersi stabilizzata in percorsi più rassicuranti. Come i film in costume, quell’Orgoglio e pregiudizio diretto dal compagno Joe Wright, dov’era la spalla di Keira Knightley, o The Libertine accanto a Johnny Depp. O come film elegantemente retrò, ambientati negli anni Sessanta, come We Want Sex o An Education, dove ha avuto l’intelligenza di ritagliarsi dei ruoli da comprimaria. Ha saputo spesso fare anche questo, come nel recente Non buttiamoci giù, la Pike. Ma il rischio era di non ritrovarla più in un ruolo principale.

“Quella di Daniel Day Lewis ne Il nome del padre è stata la prima performance che mi ha fatto pensare a quanto incredibile sia recitare. L’ho trovato sexy e credibile. Mi ha portato in un altro mondo. Alla fine del film ero in un fiume di lacrime.” - Rosamund Pike

Questo fino a che non è arrivato uno di quei ruoli che possono cambiare una carriera. Quello che David Fincher le ha ritagliato ne L’amore bugiardo – Gone girl. La sua Amy è la riedizione dell’algida bionda Hitchcockiana, donna che visse due volte, o forse di più, forse frigida come Marnie. Fincher l’ha scelta perché, come Amy, è una figlia unica, una che è cresciuta senza dover dividere l’affetto familiare con nessuno, sempre al centro dell’attenzione. Una prima della classe, con una vita apparentemente perfetta. Per il ruolo, Rosamund Pike ha dovuto ingrassare e dimagrire più volte, prima a forza di hamburger e poi di duri allenamenti di boxe. Insomma, dietro a quell’immagine algida e affascinante c’è grinta e determinazione.

La foto promozionale, scattata dallo stesso Fincher, che la ritrae sulla copertina del mensile di moda W, dice tutto sul suo ruolo e sul trasformismo di Amy: metà del volto è perfettamente truccato e scintillante, ma sull’altra parte Rosamund passa uno straccio per levarsi il trucco. È come un inganno che si svela, un castello di carte che crolla come il matrimonio perfetto di Nick ed Amy. Ma quella foto ci vuole dire anche altro. Che la Rosamund Pike che abbiamo visto finora al cinema non è ancora niente. E che la sua carriera, probabilmente, comincia solo ora.

“Credo che sia OK recitare secondo i propri punti di forza. E io ho questa caratteristica di “inglesità” che al pubblico piace, e non la nasconderò. Probabilmente non interpreterò mai una tossica e questo va bene, perché c’è gente che lo può fare molto meglio. Un punto di vista che è stato sostenuto a lungo è che un attore per provare la propria bravura debba scegliere i ruoli più coraggiosi che ci sono. Non sono d’accordo.”

È THE FACE del mese di dicembre perché: è la riedizione dell’algida bionda hitchcockiana che al cinema di oggi mancava. Ne L’amore bugiardo – Gone girl riesce a trasformarsi e a ingannare noi, oltre che se stessa. Una prova straordinaria. Che può essere l’inizio di una nuova carriera.

di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net





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