Rosarno , fermati il 7di novembre 3 uomini che secondo quanto indagato dagli inquirenti, risulterebbero essere legati alla cosca Pese.
I 3 indagati sono accusati anche di di tentato omicidio aggravato dalle modalità mafiose e della detenzione e porto in luogo pubblico di micidiali armi da guerra, tra cui un fucile kalaŝnikov, una pistola semiautomatica Glock, una pistola automatica UZI, con relativo munizionamento, secondo quanto si apprende le armi sarebbero state modificate con l’intento di aggravarne la potenzialità offensiva.
A essere fermati, secondo quanto riporta Reggio TV sono ARENA Biagio figlio di ARENA Domenico cl. 54, soggetto pluripregiudicato, ex latitante, attualmente detenuto e già condannato per appartenenza alla cosca mafiosa PESCE, con sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria del 22.2.2013, nelle forme del rito abbreviato, alla pena di anni 8 di reclusione, nell’ambito del procedimento 4302/06 RGNR DDA, c.d. “ALL INSIDE”,.
Sia Arena Biagio che il cugino Rao Rosario, inoltre, sono nipoti del boss detenuto PESCE Vincenzo cl. 59 inteso U pacciu, esponente apicale della cosca ed attualmente detenuto in regime di 41 bis, già condannato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, il 22.2.2013, nelle forme del rito abbreviato, ad anni 16 di reclusione, nell’ambito del processo c.d. “ALL INSIDE”. CANNATÀ Vincenzo ha, infine, parentele comuni con MARAFIOTI Saverio cl. 65 (il bunkerista della cosca PESCE, attualmente detenuto nell’ambito del procedimento 9462/2011 RGNR DDA, cd. “CALIFFO”, in corso di svolgimento innanzi al Tribunale di Palmi) e PRONESTI’ Antonio cl. 67 (già condannato, con sentenza di patteggiamento, alla pena di anni 1 mesi 8 di reclusione per aver favorito il reggente della cosca, PESCE Francesco cl. 78 inteso Cicciu ’u Testuni). La valenza, senza precedenti, dell’intero impianto investigativo si basa sull’applicazione di una nuova tecnologia, grazie alla quale è stato possibile eseguire l’intercettazione delle sessioni di chat tra smart phone. Gli indagati avevano scelto di utilizzare proprio quel tipo di comunicazione, credendo di poter interagire in maggiore sicurezza e non essere intercettati. Nel corso dei messaggi scambiati per via telematica da ARENA, RAO e CANNATÀ, gli investigatori sono riusciti a captare, in diretta, le immagini relative alla cessione di una mitragliatrice tipo “UZI” e di una pistola semiautomatica marca “Glock”, appositamente modificata per esplodere colpi a raffica. Così come per le altre operazioni effettuate nell’ultimo triennio su Rosarno, volte a disarticolare la potente ed egemone cosca di ndrangheta (“ALL INSIDE”, “CALIFFO ” e “SANT’ANNA”), prezioso si è rivelato, infine, il contributo reso dalla collaboratrice di Giustizia PESCE Giuseppina.