Adoration
1987
Belgio, Francia
Regia: Olivier Smolders
Scritto: Olivier Smolders
Il terzo occhio della camera fissa è in realtà l'interno della mente di Issei Sagawa: un ambiente essenziale, in cui l'unica presenza realmente viva è l'attesa, quella per la compagna di studi alla Sorbona Renée Hartwelt, e per ciò che dovrà perpetrare. Lampi di transizioni fluttuano come pensieri. In sottofondo il rumore dello scorrere della pellicola, la memoria di Issei, un archiviare che nel prosieguo avverrà in maniera più materialistica. A conferma dell'idea del diegetico unito all'extradiegetico vi è la mistura fra l'onniscienza del campo totale e la soggettiva del protagonista, che coglie attimi di vitale riferimento, tipo il consumo della cena, per l'atto che succederà di lì a poco.
Renée recita candide poesie, l'esame di fine ciclo di letteratura inglese è vicino; esse parlano di verginità, di biancore, di fiori, apparizioni e forti emozioni, saranno registrate su nastro, qui l'atto materiale, che più che scorrere nel registratore si avvolge al cervello di Sagawa.
Uno scoppio e poi l'amore, l'adorazione, l'assaggio dell'immacolata carne di lei, la sua voce suadente nell'aria dopo un "play", la testimonianza campo/testa che continua anche in plongée, il corpo esile di lui, mentre, nel consueto totale, quello di lei, nudo e martoriato dalle emozioni di Issei, è ancora più in rilievo, ancora più bello.
Qui, nell'interpretazione di Smolders, Sagawa pensa di aver completato il suo vissuto, e, con uno sguardo vorticoso, pone fine "nipponicamente" alla sua esistenza, cosa mai avvenuta in realtà.
Già, in realtà.
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