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Rose parks - la donna che disse "no"!

Da Sara Ferrari
In un tempo in cui il colore della pelle sembrava essere l'unico vero criterio per giudicare una persona, per catalogarla come giusta o sbagliata, il 4 febbraio 1913, nacque a Tuskegee, in Alabama, Rose Louise Parks, anche lei appartenente a quella "categoria" detta di "negri".
Figlia di James McCauley e Loeona McCauley, passò gran parte della sua vita come sarta in un grande magazzino nella città dove viveva, Montgomery (Alabama). Nel 1932 sposò Raymond Parks, attivo nel movimento per i diritti civili.
ROSE PARKS - LA DONNA CHE DISSE
Non erano di certo anni felici per tutti coloro che avevano un colore diverso di pelle. A partire dagli anni 40 del 18° secolo, con l'aumento dell'immigrazione dall'Europa meridionale e orientale, negli Stati Uniti d'America parve rendersi necessario chiarire chi fosse "bianco". Nacque così una divisione tra "diverse razze", stabilite seguendo un "criterio scientifico" che poneva al vertice gli anglosassoni e i popoli nordici.
A differenza del razzismo europeo, che usava queste fantasiose teorie scientifiche per conquistare e sottomettere popolazioni straniere al continente, negli Stati Uniti, vennero usate contro le popolazioni che risedevano nello stesso continente.
ROSE PARKS - LA DONNA CHE DISSE Furono molti i popoli considerati diversi e ritenuti inferiori, ma quello che più di ogni altro ha lasciato un'impronta indelebile nella storia, fu quello dei così detti "negri".
In tutte le città americane costituivano una minoranza oppressa e discriminata. Nel sud il "Jim Crow System" pervadeva in ogni aspetto dell'esistenza, escludendoli quasi totalmente dal voto; nel Nord vivevano in quartieri separati molto più poveri e degradati, frequentavano locali e scuole distinte, esisteva addirittura un mercato del lavoro parallelo riservatogli, con condizioni e opportunità di carriera svantaggiose.
Negli anni 50 del Novecento qualcosa cambiò, la stanchezza di una tale condizione di inferiorità portò uomini e donne ad alzare la testa per cambiare le cose.
ROSE PARKS - LA DONNA CHE DISSE Il 1° dicembre 1955, Rose Parks, diventata attivista della NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), stava tornando a casa in autobus dopo una giornata di lavoro. Sulla vettura tutti i posti destinati alla gente di colore erano occupati e la donna, soffrendo di dolori al piede, si sedette sul primo sedile del settore riservato ai bianchi.
Dopo una fermata l'autista la esortò ad alzarsi e spostarsi in fondo al bus, per cedere il posto ad un passeggero bianco appena salito.
Lei si rifiutò...Disse NO!
Il conducente fermò il mezzo e chiamò due poliziotti, che arrestarono la donna e la condussero in carcere per condotta impropria e per non aver rispettato le norme cittadine.
Quella stessa notte, 50 tra i leader delle comunità afro-americane, guidati da un certo Martin Luther King, si riunirono per decidere come comportarsi dopo quanto accaduto a Rose. Nel frattempo i primi focolai di rivolta si erano già presentati: il giorno seguente ebbe inizio il boicottaggio degli autobus di Montgomery, che continuò per altri 381 giorni, fino all'abolizione della legge che legalizzava la segregazione.

Rose in seguito ricevette molte minacce di morte e non riuscì più a trovare un lavoro in città. Trasferitasi a Detroit (Michigan), negli anni 60, ricominciò a lavorare come sarta e tra il 1965 e il 1988 divenne segretaria per il membro del Congresso J. Conyers.

Nel 1987 fondò il Rosa and Raymond Parks Institute for Self Development, e nel 1995 ottenne la Medaglia d'oro del Congresso, uno dei maggiori riconoscimenti civili conferiti dagli Stati Uniti. 

Rose Parks morì a Detroit il 24 ottobre 2005 per cause naturali, all'età di 92 anni. 


ROSE PARKS - LA DONNA CHE DISSE
Con un semplice rifiuto questa donna di mezza età divenne uno dei simboli più forti della lotta contro la discriminazione. Il suo gesto, un piccolissimo gesto guidato da un dolore al piede e dalla voglia di uguaglianza fece da miccia per una serie di altre proteste in molte parti del paese.
Alla fine è bello pensare che per cambiare le cose basta una persona che abbia il coraggio di dire no.

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