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E’ una rivoluzione prima di tutto culturale, intrapresa attraverso lenti e faticosi ricambi generazionali contrassegnati, sul piano normativo, dall'emanazione di leggi mirate a rimuovere ostacoli e preconcetti che hanno impedito per lungo tempo un’effettiva parità di generi.
In Italia, solo a partire dall'ultimo decennio del secolo scorso si è intervenuti con la prima legge sulle pari opportunità (la n. 125 del 10 aprile 1991) nonostante i principi dell’uguaglianza sociale senza distinzione di sessofossero già contenuti un cinquantennio prima nella nostra Costituzione.
Molto è stato fatto per creare quelle condizioni atte a favorire la libera competizione e partecipazione di entrambi i sessi in tutti i campi sociali ed economici. Basti pensare alla copiosa produzione normativa che si è avuta soprattutto di recente con la definizione dei quorum minimi di genereper l’accesso alle istituzioni governative di ogni livello.
Ma molto ancora c’è da fare, se persistono retaggi culturali che sono i principali “oppositori” del sano e virtuoso equilibrio fra i generi. Gli episodi di cronaca nera sulla violenza delle donne sono ancora numerosi e attuali e destano forti e motivate preoccupazioni sull'effettività delle conquiste acquisite.
Il rischio è che in nome della parità si ottenga un capovolgimento dei ruoli maschili e femminili che invece dovrebbero rimanere fermi e distinti. Non c’è vera eguaglianza se non si accettano le differenze, a cominciare dalla famiglia dove la genitorialità di genere implica una diversa, seppur omogenea, distribuzione dei compiti. Spesso la paternità e la maternità sono assunte come prototipi ambivalenti che di fatto disuniscono creando modelli di comportamento sbagliati o poco lineari.
Il risultato è un conflitto di coppia che sta assumendo proporzioni gigantesche a giudicare dal numero sempre più crescente di separazioni e divorzi, il più delle volte generati proprio dalla commistione dei ruoli che rende impari ciò che si vuole far passare come paritario.
Appare necessario agire attraverso l’educazione ai buoni sentimenti e alla reciproca generosità e rispetto dei propri spazi peculiari di genere.
E chissà che proprio in occasione della giornata internazionale delle donnenon si possa auspicare questa inversione di tendenza attraverso un gesto atipico che valga da esempio: anziché delle tradizionali mimose, un bel mazzo di rose rosse per deporre le "armi" in nome dell’amore.
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