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Rosetta, binaria a contatto

Creato il 17 luglio 2014 da Media Inaf
ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

La meta finale di Rosetta si conferma sempre di più come un oggetto ricco di peculiarità. Le immagini scattate dallo strumento OSIRIS il 14 luglio, mostrano che il nucleo non è un oggetto monolitico, ma è costituito da due parti distinte a contatto tra loro. “Ovviamente da questa distanza le immagini non consentono ancora di capire molto sullo stato e natura della superficie – ha commentato il coordinatore scientifico dell’ASI Enrico Flamini – ma OSIRIS conferma di funzionare come ci si aspettava e tra poco riusciremo a vedere con maggiore chiarezza quali sorprese ci riserva Churyumov-Gerasimenko”.

L’immagine che vediamo in alto a sinistra, è stata realizzata dalla NAC di OSIRIS il 14 luglio, da una distanza di circa 12.000 chilometri. Una seconda immagine in basso a destra e un filmato – visibile qui e in allegato – sono stati realizzati usando la tecnica del sotto campionamento attraverso l’interpolazione che rende l’immagine più definita. Questa tecnica è stata utilizzata perché la sonda è ancora troppo lontana e allo stato attuale, ogni rilevamento di luminosità o l’individuazione di regioni più scure, potrebbe essere fuorviante.

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Il filmato utilizza una sequenza di 36 immagini interpolate, catturate a 20 minuti l’una dall’altra. Questo procedimento ci offre una visione a 360 gradi dell’intera cometa, che non lascia dubbi sulla forma irregolare e sulla conformazione doppia, nota in astronomia con il nome di binaria a contatto.

67P sembra formata da un primo segmento allungato e da un secondo, simile a un bulbo. Forme irregolari e allungate non sono rare per piccoli corpi del Sistema Solare, come asteroidi e comete. Dei cinque nuclei di comete osservate infatti fino ad ora – grazie ai fly-by effettuati dalle sonde – nessuno presentava una forma sferica o regolare. Per citarne una, la cometa 103P/Hartley osservata nel 2011 dalla sonda EPOXI della NASA, si presentava all’osservatore con due distinte parti separate da una superficie liscia. L’interrogativo a cui rispondere nelle prossime settimane sarà: 67P può appartenere a questa tipologia di oggetti? La risposta genererà sicuramente numerosi studi tanti quanti ce ne sono sulla formazione delle comete.

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Una delle teorie più popolari è che le binarie a contatto si siano generate dall’incontro tra due comete causato dalla bassa velocità di collisione, agli albori della formazione del Sistema Solare. Oppure, 67P potrebbe aver acquisito la sua particolare forma grazie alla forte spinta gravitazionale generata da pianeti quali Giove o il Sole stesso.

Una seconda ipotesi sostiene che 67P potrebbe aver assunto una forma sferica, diventata poi fortemente asimmetrica a causa dell’evaporazione del ghiaccio. Questa trasformazione potrebbe essere avvenuta nel momento dell’entrata della cometa nel Sistema Solare dalla Fascia Kuiper. “Al momento le immagini in nostro possesso, suggeriscono una struttura più complessa del previsto, ma c’è ancora molto da analizzare prima di giungere alle conclusioni – ha dichiarato Fred Jansen, mission manager di Rosetta – non solo in termini generali di studio delle comete ma anche per gli aspetti operativi della missione, quali la discesa e l’atterraggio sulla superficie della cometa”.

Rosetta è una missione dell’ESA con contributi dei suoi stati membri e della NASA. Il lander Philae è stato sviluppato da un consorzio internazionale a guida di DLR, MPS, CNES e ASI. La partecipazione italiana alla missione consiste in tre strumenti scientifici a bordo dell’orbiter: VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) sotto la responsabilità scientifica dell’INAF-IAPS, GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) sotto la responsabilità scientifica dell’Università Parthenope di Napoli, e la WAC (Wide Angle Camera) di OSIRIS (Optical Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System) sotto la responsabilità scientifica dell’Università di Padova. A bordo del lander, è italiano il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni SD2 (Sampler Drill & Distribution), sotto la responsabilità scientifica del Politecnico di Milano, ed il sottosistema dei pannelli solari.

Fonte: Media INAF | Scritto da Fulvia Croci


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