Clicca sull’immagine per attivare l’animazione prodotta con le immagini riprese dalla NAVCAM della sonda Rosetta
In questi minuti è arrivata in diretta la conferma, al centro ESA-ESOC di Darmstadt: dopo un viaggio lungo dieci anni, Rosetta è diventata la prima sonda ad aver incontrato una cometa, aprendo un nuovo capitolo dell’esplorazione del Sistema Solare.
La cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko e Rosetta si trovano ora insieme, a 405 milioni di chilometri dalla Terra, a circa metà strada tra le orbite di Marte e Giove, in corsa insieme verso il Sistema Solare interno a una velocità di circa 55 000 chilometri all’ora.
Oggi alle ore 11:00 circa, è stata effettuata l’ultima di una serie di manovre iniziate a Maggio per regolare la velocità e la traiettoria della sonda: se una sola di queste manovre fosse fallita, la missione sarebbe andata persa.
La cometa ripresa il 3 agosto 2014 dalla camera OSIRIS. Copyright ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
Jean-Jacques Dordain, Direttore Generale ESA, ha dichiarato: «Dopo 10 anni, 5 mesi e 4 giorni di viaggio, con 5 giri intorno al Sole e 6.4 miliardi di chilometri percorsi, finalmente ci siamo. Rosetta è ora la prima sonda nella storia ad aver incontrato una cometa: le scoperte possono iniziare». Alvaro Giménez, Science and Robotic Exploration Director dell’ESA, ha affermato: «Il risultato di oggi è il frutto di uno sforzo internazionale di diverse decine di anni. L’idea originale della missione è stata discussa alla fine degli anni 70 e approvata nel 1993».
Per Roberto Battiston, Presidente dell’ Agenzia Spaziale Italiana, «il risultato di oggi è stato come lanciare un grano di sabbia da Darmstad fino a Roma, colpendo un atomo. Una missione impossibile. Ma è stato fatto. E questo è stato possibile grazie allo sforzo dell’Europa e al supporto dell’Italia, che contribuisce significamente alla missione e, in particolare, alla sua parte scientifica. Voglio ricordare il ruolo svolto da Angioletta Coradini, a cui la comunità della planetologia deve molto (Una giornata per Angioletta Coradini – Media INAF)».
Immagine della cometa 67P/C-G scattata da OSIRIS il 6 agosto. Copyright ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
Al termine delle cruciali fasi di avvicinamento della sonda alla cometa, si è svolta una conferenza stampa con protagonisti i PI di alcuni degli strumenti a bordo dell’orbiter. Holger Sierks, MPS Göttingen, PI della camera ad alta risoluzione OSIRIS, alla quale ha collaborato l’Università di Padova con il consorzio CISAS. ha mostrato le ultime immagini realizzate, che confermano un corpo dalla struttura complessa, formata da due parti distinte separate da un collo. Una strana forma che il team, a seconda della provenienza, identifica con una paperella di gomma o una più italiana mozzarella di bufala (leggi su Media INAF Rosetta binaria a contatto).
Ma quest’ultime realizzate da OSIRS a una distanza di appena 130 Km dalla superficie, con una risoluzione di 2,4 metri per pixel, mostrano anche i dettagli, decisamente più importanti dal punto di vista scientifico, di un terreno diversificato ed accidentato, dove sono riconoscibili pianure dalla superficie dolce, montagne e altre strutture spigolose che gettano lunghe ombre su crateri e burroni. L’immagine di un mondo carico di misteri e tutto da esplorare.
La conferenza stampa è proseguita con i PI di MIRO e VIRTIS, che hanno illustrato i primi risultati e i prossimi obiettivi dei due strumenti. Samuel Gulkis, del JPL della NASA, ha confermato quanto rivelato nei giorni scorsi dalle prime misure di MIRO (Microwave Instrument for the Rosetta Orbiter): dalla superficie di 67P/Churyumov–Gerasimenko starebbero evaporando al momento circa 300 ml di vapore d’acqua al secondo, pari a circa 2 bicchieri. Un dato sorprendente destinato ad aumentare man mano che la cometa si avvicina al Sole (Rosetta insegue la sua cometa piena d’acqua – Media INAF)
VIRTIS, il Visible Infrared and Thermal Imaging Spectrometer progettato dall’INAF-IAPS di Roma, che già nei giorni scorsi aveva indicato in circa -70° la temperatura media del nucleo, rivelando una superficie coperta per la maggior parte da polvere scura (Una cometa coperta di polvere - Media INAF), ha diffuso una animazione in cui viene mostrata la variazione della temperatura della cometa durante la sua rotazione. Secondo Fabrizio Capaccioni, PI di VIRTIS, «già da questi primi dati si può intuire come la temperatura vari osservando zone diverse della cometa. Che questo dipenda dalla diversa illuminazione o da una diversa composizione, è quello che scopriremo nelle prossime settimane. Entro fine agosto, VIRTIS avrà raccolto oltre 3 milioni di spettri e fornirà dati con una risoluzione di 12,5 m per pixel».
Il prossimo mese promette molte sorprese, con la sonda che compirà delle orbite triangolari di avvicinamento, passando da 100 a 50 km, fino ad arrivare ad inserirsi in una orbita circolare ravvicinatissima, probabilmente a meno di 30 km dalla superficie della cometa. Durante questa fase verranno raccolti dati scientifici utili non solo per lo studio della cometa ma anche per identificare la zona migliore per l’atterraggio del lander Philae. Il sito dove scenderà il lander sarà identificato a metà Settembre, mentre la data e la timeline dell’atterraggio, al momento previsto per l’11 novembre, sarà confermata a fine ottobre.
Note: Rosetta è una missione dell’ESA con contributi dei suoi stati membri e della NASA. Il lander Philae è stato sviluppato da un consorzio internazionale a guida di DLR, MPS, CNES e ASI. La partecipazione italiana alla missione consiste in tre strumenti scientifici a bordo dell’orbiter: VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) sotto la responsabilità scientifica dell’IAPS (INAF Roma), GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) sotto la responsabilità scientifica dell’Università Parthenope di Napoli, e la WAC (Wide Angle Camera) di OSIRIS (Optical Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System) sotto la responsabilità scientifica dell’Università di Padova. A bordo del lander, è italiano il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni SD2 (Sampler Drill & Distribution), sotto la responsabilità scientifica del Politecnico di Milano, ed il sottosistema dei pannelli solari.
Fonte: Media INAF | Scritto da Livia Giacomini