- “Aspettando Rossella” – foto Elisabetta Sanna
“Quando torna Rossella?”, bisbiglia sottovoce una bambina alla zia questo pomeriggio durante l’incontro alla palestra comunale di Samugheo. Di certo nessuno dei presenti ha saputo rispondere a tale domanda. L’intento principale degli organizzatori, l’Amministrazione Comunale di Samugheo e gli amici di Rossella, è stato quello di trarre degli aspetti positivi da una vicenda altamente negativa. Soprattutto si è voluto creare un momento di crescita per tutta la comunità di Samugheo che, attraverso le parole delle colleghe di Rossella del Cisp e dei volontari dell’Associazione Pitzinnos de su Mundu di Nuoro, ha potuto conoscere, oltre al suo lavoro, la complessa realtà del popolo rifugiato dei Saharawi e dei progetti in suo favore che le due Associazioni portano avanti.
Sul palco si sono avvicendati il sindaco di Samugheo Antonello Demelas, che ha sottolineato la differenza tra gli altri eventi organizzati per la giovane cooperante, il cui obiettivo è quello di tenere alta l’attenzione sulla vicenda e quello di oggi, momento costruttivo e di consapevolezza di situazioni politiche quasi mai portate alla conoscenza dell’opinione pubblica, e il parroco don Alessandro Floris che ha ribadito l’importanza dell’avvenimento e sottolineato il fatto che la presenza di tanti samughesi in palestra fa capire che il paese non si è dimenticato di Rossella.
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Le due rappresentanti del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Cisp), Giulia Olmi e Deborah Rezzoagli, che lavorano rispettivamente nelle sedi di Bologna e Roma, hanno precisato quali sono i progetti che la loro organizzazione porta avanti e che sono coordinati da Rossella direttamente in Algeria.
Il Cisp si costituisce a Roma nel 1983 da parte di un gruppo di giovani che coltivavano progetti e interessi comuni a favore delle popolazioni più svantaggiate della Terra. Una delle aree attualmente coinvolta nei progetti si trova nella parte sud-occidentale dell’Algeria, nei pressi della cittଠdi Tindouf, zona che dal 1975 il governo algerino ha concesso alla popolazione proveniente dal Sahara Occidentale, sfollata a causa dell’occupazione dei loro territori da parte di Marocco e Mauritania¬¬.
L’accampamento è abitato da circa 200.000 persone, delle quali una parte seminomade si sposta periodicamente alla ricerca di pascoli. I raggruppamenti principali sono quattro e prendono nome dalle città dello stato originario del Sahara Occidentale. In questi territori i Saharawi hanno dato vita ad una loro forma di governo e delle amministrazioni locali in cui le donne sono ben rappresentate: esse sono sindaci e ministri. Uno dei progetti del Cisp prevede proprio il rafforzamento delle istituzioni saharawi, attraverso la collaborazione di esperti locali e internazionali.
Altri progetti portati avanti dalla Ong italiana mirano a migliorare la qualità della sanità pubblica, anche attraverso un sistema informatico di controllo e monitoraggio dei pazienti e delle visite a cui essi periodicamente si devono sottoporre, la qualità dei cibi che giungono mediante gli aiuti umanitari, il cui controllo è affidato in particolare alle donne che si recano di abitazione in abitazione a porre delle domande a riguardo alle famiglie; ancora il Cisp cura la formazione professionale, la salute materno infantile, ossia si preoccupa di sensibilizzare le donne sia in stato di gravidanza che dopo il parto a ricorrere alle visite mediche, progetto quest’ultimo che ha permesso di ridurre la mortalità infantile.
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Inoltre il Cisp si prodiga nel fornire dei sussidi didattici adeguati alle scuole, rispettanti la cultura saharawi; in particolare ha collaborato alla stesura di testi scolastici sulla geografia e la storia, evitando che i bambini si formassero sulla storia e la geografia della nazione che li ospita, l’Algeria. Attraverso un progetto a cui collabora l’Università di Bologna, cura l’identità e la memoria storica del popolo saharawi.
A parlare dell’Associazione Pitzinnos de su Mundu la volontaria Gianna Sio. L¬’Associazione, costituitasi nel 2007, si occupa di portare in Sardegna bambini con patologie particolari che negli ospedali locali difficilmente verrebbero curate. I volontari riescono a far venire i bambini in Italia tramite la formula dell’affido temporaneo, col supporto di diverse famiglie di Nuoro che ospitano i fanciulli. Con Gianna Kalim, uno dei due bambini che si trovano in questo periodo a Nuoro per essere curati. Gianna ha concluso l’intervento augurandosi un ritorno immediato di Rossella, donna di grande esperienza e professionalità, le cui doti risulterebbero certamente utili al gruppo nuorese e non solo.
Ha partecipato all’evento anche l’associazione AfricaDegna di Serdiana, che da diverso tempo porta avanti dei progetti in Congo e in Camerun soprattutto a livello sanitario. La vicenda di Rossella è drammatica, afferma Giacomo Manna, ma ha comunque portato delle forme di positività, come l’essere più vicini a tante realtà di disagio e sofferenza. Rossella sta dando la possibilità di avvicinarci al suo lavoro e al mondo saharawi che le sta così a cuore. Uno dei modi per migliorare insieme questo mondo passa anche attraverso la consapevolezza dei problemi che lo affliggono, come quelli legati ai tanti popoli che vivono situazioni di guerra o sopruso.
In conclusione la commovente lettera che gli amici hanno scritto a Rossella, solo una delle tante che la giovane troverà al suo ritorno. Come dice il fratello Fausto nel sito che ha aperto per lei “In molti abbiamo vacillato di impotenza. Ci siamo sentiti infinitamente soli di fronte a tanto assurdo, svuotati da tanta assenza improvvisa…”. Questo è stato il sentimento che ha accomunato anche il suo gruppo di amici, inizialmente frastornati per la difficoltà di capire che cosa si poteva concretamente fare per lei senza nuocerle. Le loro domande più frequenti sono “Cosa fai, cosa mangi, ti trattano bene?” e insieme il sogno che alcuni di essi fanno dove Rossella è libera.
Nell’attesa di riabbracciare Rossella, in un freddo e piovoso pomeriggio si sono potuti cogliere i primi frutti dei semi del suo costante e faticoso lavoro.
Elisabetta Sanna
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