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Rosso come l'alba, blu come la notte

Da Mammapiky @mammapiky
ROSSO COME L'ALBA, BLU COME LA NOTTE E' mattina presto. Una mattina piovosa, una mattina di un gennaio che sembra novembre, senza il miraggio delle imminenti vacanze natalizie. Fuori è buio, i lampioni della strada sono ancora accesi, e il sole non è sorto. Visto le nuvole nere, credo che oggi non lo vedremo. La sveglia impostata sul cellulare, suona, in lontananza dal salone. E' li, per non disturbare il sonno mio e di Cestino, che, ancora per un po', potremo godere il tepore delle coperte.
Sono le sei del mattino, e lui con passo leggero e attento, si alza.
I vestiti sono già pronti sulla sedia dalla sera prima. Percepisco i suoi movimenti, veloci ma silenziosi, e un bacio che si posa delicato sulla mia fronte. Il piccolo scatto della serratura e il portone si richiude. Lungo la superstrada, la sua guida è attenta e concentrata, non lo vedo ma lo so, come se gli fossi seduta a fianco.
Deve percorrere un’ottantina di km prima di arrivare al lavoro, e non c'è tempo per distrazioni e imprevisti dell'ultimo minuto. Deve arrivare puntuale, e lo farà, come sempre del resto.

E' passata un'ora, mi alzo, trovo le persiane già aperte e il riscaldamento acceso, la spazzatura della sera prima, non c'è più e in alcuni casi, avverto il rumore della lavatrice caricata e al lavoro.
"Sveglia. Bacio", un sms veloce e la giornata parte. Da quel momento inizia la nostra personale partita a Tetris, tra asilo, lavoro, impegni quotidiani, annessi e connessi. Più che una partita, una battaglia. Spesso mi trovo ad apparecchiare il tavolo per la cena, quando addosso ho ancora il pigiama, e a guardare quanto sia ridicolo, surreale ma inevitabile tutto ciò. La pausa pranzo è spesso sostituita dalla pausa spesa, per lo meno per dare una parvenza di normalità a questa stramba vita e al nostro rientro a casa, dove non torneremo, se non a tarda sera.
All'uscita dal lavoro, lo chiamo. Lui è sulla strada del ritorno ma ancora troppo lontano, per arrivare a un’ ora decente.
Nel frattempo accendo i fornelli e metto su un piatto, quel po' di prosciutto, comprato alla norcineria vicino all'ufficio. Cestino è felice di ritrovare i suoi giochi, cerca il suo Leone e l' Elefante morbido che ha portato Gesù Bambino. Poi il rumore sordo del cancello elettrico che si chiude. Sbircio fuori, tra gli spiragli della finestra, il bianco della sua auto, annuncia il ritorno. La porta si apre, stavolta con più decisione, le chiavi tintinnano per dire "ehi sono qui!!", Cestino sa, e corre a nascondersi, è il loro gioco personale, il gioco del Bentornato. Sale le scale e arriva nel salone.
E' stanco, lo vedo, lo sento, la tensione di una giornata è tutta nei suoi occhi, ma il suo sorriso non manca mai. Cestino salta fuori dall'angolo più improbabile della casa, e lui mima un balzo di spavento. Sempre. Nonostante la sveglia delle sei, nonostante i lampioni accesi della mattina, e i vetri ghiacciati, della macchina. Come se le quattordici ore di mezzo, non fossero mai esistite, o comunque non avessero lasciato il segno.
La voglia di mangiare è poca, il desiderio di parlare ancor meno, prevale la stanchezza e la voglia di perdersi negli abbracci e nei baci del suo bambino. Ha solo un paio d'ore per godersi quello per cui sta facendo tutto ciò.
Lui è il nostro Principe.
Non è azzurro, anzi il suo colore vira verso il rosso, dell'alba e, a volte, il blu scuro della notte. Non vive in un castello,bensì in un appartamento di periferia, piccolo ma accogliente e non ci sono cavalli nelle sue scuderie, solo una utilitaria bianca, un pò datata ma che non l'ha mai lasciato a piedi. Ha le mani screpolate per il freddo, e gli occhi arrossati dalla stanchezza, c'è qualche ruga in più sul suo viso e forse, qualche capello in meno, ma ha un sorriso che ti scalda il cuore, che io vorrei avere sempre accanto, che mi ha permesso di essere oggi quella che sono e cui devo la tranquillità che prima mi mancava. Ha iniziato con me un cammino, e non si è mai allontanato, mi ha spronato per andare avanti e mi ha sorretto per non cadere. Prima eravamo in due, poi siamo diventati tre, tra poco saremo in quattro. Lui è il nostro Principe.


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