Una sola protagonista: la famiglia Marley. Nella giornata di ieri, sin dal pomeriggio, il cognome più celebre della storia del reggae ha fatto capolino a Benicàssim. È toccato prima a Ky-many, che si è intrattenuto con giornalisti e appassionati nella Reggae university per una chiacchierata sulla musica, con un evidente riferimento alla figura di Bob. “My dear dad” era infatti il titolo della conversazione, durante la quale Ky-many, apparso molto simpatico e alla mano, ha spaziato tra i ricordi e il futuro all’insegna dell’Evolution of the revolution (sarà il titolo del suo prossimo album), non mancando di sottolineare le origini. A chi gli chiedeva se andando troppo in giro per il mondo non rischiasse di perdere le radici caribbean, ha risposto semplicemente citando il suo cognome: “Listen Bob Marley”. Come dire, “ascolta mio padre e capirai”, allontanarsi dalla Giamaica non significa dimenticare i dettami del reggae e dell’intera filosofia rasta. In serata prima di lui, sul palco principale sono saliti gli Africa Unite, che stanno celebrando il loro trentesimo anno di carriera. Bunna & soci hanno aperto la serata trascinando il pubblico nell’attesa dell’esibizione di Ziggy Marley, che da programma avrebbe dovuto suonare con il featuring della mamma Rita. In realtà, si è trattato di un apprezzato concerto di Ziggy, con un paio di pezzi made in Bob e tutto il resto farina del proprio sacco, e con una semplice comparsata di Rita, salita sul palco per il bis del figlio e intonando One love. Una dedica al pubblico del Rototom e poi di nuovo dietro le quinte, lasciando un po’ di amaro in bocca alle decine di migliaia di presenti.
Nel post concerto continua a essere presa d’assalto la dub station, mentre nel lion stage alle 3 di notte sembrava mezzogiorno: a chiudere, i sardi Train to roots, autori tra l’altro di una canzone dedicata al festival traslocato da Osoppo: “Rototom is not a crime”.
Fulvio Di Giuseppe