Sto leggendo di Michelle Hunziker, tornata al lavoro a pochi giorni dalla nascita di Sole, la bimba avuta assieme a Tomaso Trussardi.
Cinque giorni, per l'esattezza.
Dopo cinque giorni si è presentata sul bancone di "striscia la notizia" con un sorriso smagliante e un fisico che viene da pensare che Sole l'abbia portata il Postalmarket.
“La maternità non è una malattia”, ha detto Michelle ad Antonio Ricci, motivo per cui ha chiesto subito di tornare al lavoro: “è come lavorare in famiglia ed è un impegno di un’oretta”.
No, la maternità non è una malattia, su questo non ci piove. Solo che, pur non avendo mai avuto figli, mi viene da pensare che tornare al lavoro cinque giorni dopo il parto non sia proprio il desiderio di ogni madre. Con tutta la fatica di portarlo in pancia, quel frugoletto amoroso, dopo aver rischiato che con quelle manine sante ci strappasse la placenta di dosso, mi vien da pensare che una mamma se lo voglia anche coccolare un po'.
Ecco che, neanche farlo apposta, suona il telefono ed è la mia amica Rouge. Quella che, tra mille peripezie, è diventata mamma di Giulietto alla fine dello scorso luglio.
- Ciao Rouge!Quindi mi chiedo: che il modello Hunziker sia quello giusto? Che sia proprio una mossa intelligente per noi donne lodare una di noi perchè torna al lavoro dopo cinque giorni dopo il parto?
- Ciao Redaz, come va?
- Non mi lamento. Tu? Ti sento con una voce...
- Sono appena stata al lavoro a negoziare il mio rientro. Mi hanno detto che si aspettavano che sarei rientrata il prossimo settembre: puahahah!
- Rientri al lavoro così presto? Ma Giulietto ha appena...
- Sì, lo so. Sono stata a vedere anche degli asili nido e ho realizzato che con quello che mi costeranno in un anno potrei cambiare la cucina. Solo che non ho scelta.
- In che senso?
- Nel senso che non possiamo permetterci di vivere con il mio stipendio al 30%, calcolato poi sullo stipendio base, cioè senza notti e festivi. E come lo paghiamo il mutuo?
- Quindi torni al lavoro?
- Puoi scommetterci. Mi piange il cuore, credimi, ma appena Giulietto sarà pronto per il nido lo dovrò fare.
Una che poi con Rouge a conti fatti c'entra poco, perchè si tratta di una che non torna al lavoro per pagare il mutuo, ma perchè il suo lavoro, a detta sua, è un divertimento e comporta un impegno di un'oretta.
Peccato che a casa mia un impegno di un'oretta che pure ci diverte non sia chiamato "lavoro".
E peccato che noi sulla copertina di Vanity Fair col pancione non ci finiremo mai. Noi siamo quelle che si spaccheranno la schiena e basta, e vivranno per sempre col rimorso di aver abbandonato i propri figli e di aver compensato la propria mancanza con troppe gratificazioni materiali.
Solo che il "modello hunziker" è quello fico: donne che partoriscono, ma che non rinunciano per questo alla propria femminilità, ai leggins, alla propria carriera e allo spaccarsi la schiena per mantenere un figlio da vedere nel weekend. Fico davvero. Per una neomamma "normale" con un lavoro con notti e turni fico proprio come chiudersi le dita della mano destra violentemente nella portiera dell'auto.
Gran bella evoluzione questa del genere femminile.
Sapete che cosa penso? Che a volte siamo proprio sceme.
E penso anche che a volte tutta questa voglia di non essere seconde a nessuno, di dimostrare che sappiamo badare a noi stesse e che possiamo essere autosufficienti si rivela solo una grande, enorme, gigantesca zappa sui piedi.
La Redazione