Sono le ore 16 di Sabato, 6 Novembre, sono arrivato a La Trinitè sur Mer alle ore 2 stanotte, di nuovo sulla terra ferma,un po' troppo presto rispetto ai miei piani. Adriatech è ben ormeggiata in porto, e, dal suo leggero rollio, noto che anche lei come me è delusa, dispiaciuta per aver deluso il suo skipper,cosa che non aveva mai fatto fino ad oggi. Mi ha sempre portato alla meta senza mai tentennare, nè lamentarsi.
Forse sono stato troppo esigente, ho chiesto troppo dalla mia barca, che ha navigato bene per ben 37,000 in poco più di 2 anni, senza avermi mai dato particolari problemi. E' così che poco prima della partenza, consapevole del fatto che la barca non fosse esattamente al passo delle altre di ultima generazione, ho deciso di scegliere l'opzione nord, in questo modo avrei avuto una possibilità in più di fare un buon risultato soprattutto dopo aver verificato le previsioni meteo appena prima della partenza. Sapevo benissimo però a cosa sarei andato incontro, arrivando al 50º parallelo di certo puoi scordarti le t-shirt e la crema solare e devi essere pronto a tutto, anche l'inimmaginabile. Io lo ero,ero pronto e curioso sotto un aspetto puramente tecnico di vedere come fosse lo scenario a quella latitudine; non ho però chiesto alla mia barca se anche lei fosse d'accordo e ho osato, ho rischiato il tutto e per tutto.
Dopo un paio di giorni di navigazione verso il tanto temuto nord, Adriatech aveva già timidamente iniziato a dare segnali : il GPS non dava più la posizione, il ballast di poppa/dritta perdeva acqua. Ho fatto finta di non vedere e ho continuato, ormai non potevo tornare indietro, una volta che scegli l'opzione non puoi fare dietro front. Adriatech sembrava volermi dire: "Guarda che qui mi faccio male, ho una certa età ormai! Trattami come tale! Con tutta la buona volontà, non so se stavolta ce la faccio!". E' così che nel pomeriggio del 3 novembre, mentre soffiava un maestoso, ruggente vento di 35 nodi con raffiche a 40, con un mare gonfio e minaccioso (non conoscevo lo scenario a quelle latitudini, vi posso dire che è uno spettacolo impressionante, affascinante,una conferma della forza invincibile della natura), cadendo giù da un'onda sento un grande botto: la randa scende giù e vedo la drizza che sventola penzoloni. Non vi nascondo che in quel momento mi sono passate tante di quelle idee per la mente in maniera disordinata che neanche le ricordo tutte. Dopo 2 minuti di totale smarrimento ho realizzato: E' FINITA.La regata era per me finita, inutile dirvi che senza randa, non vai da nessuna parte ed eravamo appena al quarto giorno. E la sensazione, terribile, insopportabile, quando non sei pronto a tornare indietro,proprio non vuoi, vorresti restare lì tra quelle onde gigantesche, perchè ci credi, è questo ciò per cui hai lavorato,tanto sognato, ma devi decidere per la tua stessa vita. Cos'altro dirvi, non è mai stato più difficile per me il non poter continuare la regata ed il dover tornare indietro. E soprattutto dover scrivere all'organizzazione PenDuick "ABBANDONO", vocabolo a me sconosciuto! Ma purtroppo a fare la regata siamo in due, e bisogna rispettare anche le esigenze dell'altro, in questo caso della barca, che evidentemente non era in grado di sopportare tali sollecitazioni.La cosa che ho voluto tenere alta in quella circostanza, che era una delle mie principali preoccupazioni, è stata la randa con il logo AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie); al ritorno verso Trinitè infatti, utilizzando la drizza dello spi grande ,facendola passare a poppavia dell'albero, ho tenuto ben issata la vela per portare con me fino alla fine di questa mia grandissima avventura tutte quelle persone che combattono ogni secondo per la vita, impresa la loro davvero encomiabile, E spero che queste stesse persone, come anche tutti i volontari,s oci AIL ( www.ail.it ) abbiano vissuto questa esperienza con me intensamente, con gioia.Sappiano gli stessi che mi sentirò per tutta la vita onorato di aver potuto condividere questa mia grande avventura con tutti loro. Mi dispiace di essermi dovuto ritirare, soprattutto dopo la conferma che la mia scelta di andare a Nord avrebbe ripagato tutte le mie aspettative di fare un buon risultato; un solo altro giorno di sofferenza, dopodichè avrei potuto iniziare la discesa verso Sud... purtroppo stavolta doveva andare così.Ringrazio tutti voi, davvero tutti ,dell'attenzione e dell'affetto che mi avete dato in queste ultime settimane, ultimi difficili giorni. Alla prossima avventura, ho già qualcosa in serbo per me, per voi...Buon vento a tutti,Davide Consorte da Trinitè sur Mer, Francia.