“Strano affannarsi tanto in tempi come questi”
David Michod per la sua seconda fatica cinematografica dirige sullo sfondo del deserto australiano, una pellicola ibrida, che spazia dal noir al western post-apocalittico.
In un imprecisato quanto prossimo futuro, il sistema economico/capitalistico è definitivamente crollato, portando con se’ gli ultimi umani fantasmi che esso stesso ha creato.
In questo stato di eterno presente si muove il disilluso e solitario Eric, che dopo essere stato derubato della sua auto da un gruppo di rapinatori, decide di mettersi in viaggio con il giovane Rey, fratello di uno dei membri della banda, lasciato morente sul ciglio di una strada dopo la rapina.
Il rapporto inizialmente teso tra i due si svilupperà in un legame sempre più paritario che li porterà verso una caustica quanto improbabile redenzione.
Rover é un film profondamente primitivo nell’impostazione scenica e nel numero dei personaggi, tra cui spicca un Guy Pearce in stato di grazia e un Robert Pattinson che definitivamente abbandonati gli abiti di Edward, sta costruendo una carriera attoriale meritevole di attenzione.
Il regista ripercorre solo parzialmente e ideologicamente il suo primo film, “Animal Kingdom”, lasciando alle immagini il compito di narrare una storia lineare, ma non banale, in cui i personaggi si esprimono attraverso gesti silenziosi, mentre sullo sfondo la polvere e le mosche paiono ricoprire ogni cosa.
Un viaggio intimo che ricorda il mondo ricreato dagli sceneggiatori della trilogia di Mad Max, epurata però della sua parte prettamente spettacolare.
Una pellicola questa più vicina a “La proposta” di Hillcott e a Shakespeare che non a “1997 fuga da New York” di Carpenter; in cui il vero fulcro narrativo di tutta la vicenda é la forza dell’omissione verbale e filmica in favore di un fotografia espressionista quanto plumbea. I personaggi secondari caratterizzano ulteriormente questo nuovo mondo grazie alla loro deforme quanto falsa, pacifica espressività, ricordandoci che il compito del cammino, non è mettere a nudo ogni evento del passato ma portarci lì, in quell’area morta, il cui il presente diventa eterno.
Christian Humouda