Roy Lichtenstein a Parigi: la Pop Art in Mostra

Creato il 22 ottobre 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Marilena Priolo

Nato a New York nel 1923 da una famiglia ebraica di classe media, Roy Lichtenstein si interessa sin da piccolo all’arte e al design frequentando scuole ed università che lo aiutano nel consolidare una dote già innata. Abbastanza presto tiene la sua prima personale (nel 1951) e, passando da una mostra all’altra (partecipò più volte anche alla Biennale di Venezia), matura pian piano il suo personalissimo stile che lo rende uno dei più importanti esponenti della Pop Art. Recentemente gli è stata dedicata una retrospettiva che, partita nel maggio del 2012 all’Art Institute di Chicago e dopo aver fatto tappa a Washington e Londra, dallo scorso mese di luglio (e fino al prossimo 4 novembre) potete visitare al Centre Pompidou di Parigi (ed è la prima volta di Lichtenstein in un museo parigino). L’idea della mostra va oltre la congeniale definizione dell’artista descritto come il “pittore dei fumetti e della pubblicità” anche se certamente queste sono le prime cose a cui pensiamo sentendo il suo nome. L’esposizione, infatti, è un intenso ed appassionante viaggio che permette di farsi un quadro decisamente più ampio di quello che è stato il lavoro dell’artista americano: grandi sale imbiancate ospitano il percorso artistico ed innovativo del pittore (ma qui anche scultore e non solo) mostrandocelo non soltanto nelle sue vesti di artista pop ma anche evidenziando la sua vicinanza ai grandi maestri della pittura moderna e dell’arte classica.

«Je veux que mon tableau ait l’air d’avoir été programmé, je veux cacher la trace de ma main».

(«Io voglio che i miei quadri abbiano l’aria di essere stati programmati. Voglio nascondere la traccia della mia mano»).

Un cammino, quello dell’autore, che dimostra come egli abbia voluto testimoniare con le sue opere l’ammirazione provata per i grandi che l’avevano preceduto: non mancano pertanto la natura morta di stampo cubista, il surrealismo, l’espressionismo tedesco. Un’artista che ha saputo nei suoi lavori rapportarsi con la società che lo circondava, con l’arte tutta e con i diversi generi pittorici: un itinerario intenso che va dal pop al postmoderno fino al raggiungimento di uno stile classico con la rappresentazione di nudi, nature morte e paesaggi. Tutte fasi comunque caratterizzate da quella forma espressiva che certamente lo distingue: il fumetto. Opere di un grande valore estetico che vanno al di là della rappresentazione stereotipata di donne belle e piangenti, della raffigurazione dei fumetti e dei suoi eroi. Sono circa centotrenta i capolavori che possiamo ammirare a Parigi in un’esposizione che mette in risalto tutta la complessità di Lichtenstein, il suo essere figura emblematica del ’900. Una mostra, dunque, che va certamente vista e rivista per cogliere tutta l’originalità e la profondità di opere che hanno rappresentato un nuovo modo di “contaminare” l’arte ovvero una vera e propria fusione della pittura più “classica” del secolo scorso (pensate al cubismo) con il disegno più commerciale (fumetti, grafica pubblicitaria) senza mai peccare, però, di banalità.

Roy Lichtenstein: A Retrospective

Centre Pompidou

19 Rue Beaubourg 75004 Parigi

Fino al 4 novembre 2013

In copertina: Crying Girl (1964) – Smalto da porcellana su acciaio – 116.8 cm x 116.8 cm


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