Il solito triangolo amoroso a corte? Macché, Royal Affair appassiona lo spettatore, macchinando un viscerale intrigo agli albori dell’illuminismo.
Christian VII di Danimarca sposa (a 17 anni) la principessa inglese Caroline Matilda. Affetto da un’incipiente instabilità mentale, il re procrea un erede, ma comincia a eccedere nella promiscuità sessuale. Strumento del tutto passivo di un consiglio che prende le decisioni per lui, Christian VII conosce e assume come suo medico personale Johann Struensee, dottore di campagna fedele all’idee illuministe. E una volta giunto a corte, Struensee comincia a instillare nella mente del re proposte rivoluzionarie (considerate eretiche dal consiglio) e instaura una relazione sessuale con la regina Caroline.
Il plauso per la riuscita di questo storico in costume va necessariamente alle interpretazioni dei tre attori principali (l’idealista e illuminista Mads Mikkelsen, la regina, e voce narrante, Alice Vikander e il re psicotico Mikkel Folsgaard) e al regista Nikolaj Arcel, che mette in scena la storia vera dell’epoca pre-illuminista e rivoluzionaria danese. Difatti la pellicola ha il merito di rendere coinvolgenti, originali e vibranti le “solite” relazioni a corte. Il tutto accerchiato da una Danimarca retrograda, una fotografia a lume di candela e un’ambientazione naturalistica, che regala scorci evocativi.
Royal Affair non è il classico film in costume dai patemi amorosi stucchevoli e sterili, ma un’intensa storia d’amore (e d’innovazione), che risulterà sconosciuta alla maggior parte del pubblico seduto in sala. E questo è sicuramente un dato a favore del film, che cavalca (senza remore) una narrazione compiuta, precisa, fluida e mai altalenante, che aiuta lo spettatore a seguire con attenzione il coinvolgente e appassionante svolgimento della trama. Gli intrighi a palazzo e la costante ricerca di “rivoluzione” culturale fanno da corollario alla vicenda di un uomo qualunque, che ha saputo cogliere l’attimo ed ergersi a ideale figura di rinnovamento senza mezzi termini o mezzucci, che richiedono la manipolazione di voci di corridoio o falsità snocciolate ai quattro venti.
E oltre alla storia (trascinante e appassionata) si notano le mirabolanti interpretazioni di Mikkelsen (misurata e mai sopra le righe) e di Folsgaard (fanciullesca, arrogante e votata all’esagerazione). Sono loro a due a farsi vertici di un triangolo in cui si ritrova a parteggiare per tutti, senza mai sentirsi profondamente colpevoli.
Nominato all’Oscar come miglior film straniero nel 2013 e vincitore di due premi a Berlino 62, Royal Affair è un covo di vipere, una pellicola che condanna il conservatorismo in favore di un’illuminata visione di una Danimarca bendata e incapace di vedere oltre gli interessi personali.
Uscita al cinema: 29 agosto 2013
Voto: ****