I Cream sono stati una creatura particolare, un power trio, un mostro mitologico con pochi uguali nel panorama del rock, forse come loro solo i Police. Non erano come gli Experience di Jimi Hendrix, erano tre musicisti di pari valore, tre mostri in grado di gestire ciascuno una ottima carriera musicale individuale o di essere a capo comunque di un gruppo di successo, tre caratteri diversi, tre ego musicali e tre personalità a dir poco esplosive. Miracolo fu già riuscire a metterli assieme visto la palese antipatia reciprocata tra Bruce e Baker, mentre Clapton (che all'epoca incassava già tributi divini sui muri della swinging London) non era ne farina per fare ostie ne la figura del paciere e pacificatore. Una manciata di dischi anomali, in un momento in cui il rock era intriso delle psichedelia hendirxiana e londinese, mentre loro erano alla ricerca di una sintesi raffinatamente britannica tra soul, jazz, blues per generare un nuovo progressive e Clapton sfoderava un suono saturo ma non distorto che lo metteva come diretto concorrente in lizza contro il Jimi astronomico di Third Stone from the Sun.
La loro una parabola brillante, la loro una fine rapida, quasi un coitus interruptus quando c'era ancora molto da dire, da fare, da suonare.
Poi nel 2005 il rientro nelle scene, con tre serate alla Royal Albert Hall registrate in un DVD e un doppio cd. La domanda è ovvia, ne valeva la pena? Sì credo di sì e per vari motivi. Prima di tutto la torrenziale ovazione con cuii i tre sono stati accolti dal pubblico, secondo per la qualità e la passione musicale infusa.
Una reunion vera, nessun nuovo triste disco da promuovere, solo tre, quattro serate per far capire che anche si si hanno superati i 60 anni ci sono ancora molte cose da dire e da suonare. Perchè, cari amici che mi leggete, la verità è che un vero musicista è come il buon whisky: migliora invecchiando con l'età.
Clapton, Bruce e Baker sono invecchiati bene, o meglio, sono riusciti a sopravvivere a una esistenza edonistica che avrebbe steso un elefante, a dolori, tragedie, tristezze. Non si sono fatti mancare nulla, sono sempre riusciti a risalire la china, perché la musica è la loro grande forza e essa si sono sempre disperatamente, tenacemente, ciecamente attaccati sapendo che in essa potevano trovare conforto, rifugio, risposte ai loro guai.
Se provate ad ascoltare il doppio cd vi renderete conto di non solo quanto sono ancora bravi, ma di quanto sono nettamente migliorati rispetto a 45 anni fa. Clapton è riuscito a venire a patti coi suoi demoni, canto con la voce sicura, scura e decisa del bluesman che tanto ha vissuto e lasciato vivere e ha imparato a vivere, Baker continua a tessere trame poliritmiche intricate a sostegno anche del basso potente di Jack Bruce che dopo 50 anni continua a dimostrare di essere uno dei pochi bassisti fretless al mondo in grado di affrancarsi dal modello di Jaco Pastorius.
Ci danno dentro, cavalcano senza esitazione quelle lunghe esplorazioni e improvvisazioni musicali che alla fine rimangono uno dei loro migliori marchi di fabbrica, assieme a quel suono pastoso e carico, pura vertigine elettrica, pura gioia rock.
Si arriva alla fine e se ne chiede ancora, nel doppio cd in pratica ci sono tutti i loro brani più belli rendendo superfluo qualsiasi best of. Ma non ce n'è, Tre serate e basta, chi c'è c'è e chi non c'è non c'è, perché gli uomini sono tali e antipatie, rancori fanno in fretta ad affiorare e a tornare una volta che la magia delle note è diventata pulviscolo nell'aria e che gli strumenti sono tornati nelle custodie.
Viva i Cream! Viva Clapton! Viva Baker! Viva Bruce! Il re è morto .. viva il re!http://feeds.feedburner.com/ChitarraEDintorni