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- Pubblicato Monday, 27 May 2013 08:35
- Scritto da Mauro Saracino
Torna "Maestri del Brivido: consigli & analisi" la rubrica dello scrittore ed editore horror Mauro Saracino. Dopo le prime due puntate dedicate a Andrew Vachss e Brian Keene, quest'oggi si parlerà di Edward Lee, autore di lavori quali "Lucifer's Lottery" e "The Innswitch Horror".
EDWARD LEE
Credo che pochi autori abbiano influenzato intere generazioni di narratori come H.P. Lovecraft (vai a Laboratorio Lovecraft e Ritorno a Dunwich, il concorso dedicato al Maestro di Providence). Da scrittori di fama ormai internazionale, come ad esempio King, Barker o Gaiman, molti si sono addentrati in temi cari al solitario di Providence.
Lo stesso Brian Keene ne è ossessionato, basti pensare ai Grandi Antichi nominati anche nel già tradotto I Vermi Conquistatori. Tra tutti, pochi hanno deciso di sfidare il maestro sul suo campo. È il caso di Edward Lee che ha usato Lovecraft prima come coprotagonista nel suo romanzo Lucifer's Lottery e poi ne ha ripercorso i passi nella novella The Innswich Horror. Entrambi sono due ottimi lavori e mi sento di consigliarli in blocco, anche se per motivi diversi. Nel primo, Lovecraft fa da guida turistica dell'inferno e fino alla fine della storia il suo ruolo sembra limitarsi a questo. Il modo in cui Lee fa muovere e parlare il suo maestro è dannatamente credibile. Tra le altre cose, Lucifer's Lottery è pieno di riferimenti storici legati alla vita dello stesso Lovecraft: una sorta di vero e proprio tributo all'interno di un libro che di per sé è fantastico. Ricordo di averlo terminato in un'unica sessione di lettura, tanto ero incapace di staccarmi dalle pagine. La vera sfida avviene però con la novella cui accennavo sopra. The Innswitch Horror è infatti ambientato nel Trentanove, due anni dopo la morte dell'autore americano. Il protagonista si ritrova a ripercorrere gli stessi passi di Lovecraft, cercando di comprendere da dove provenga l'ispirazione. Chi conosce i miti di Chtulhu sa bene cosa aspettarsi da amene località marittime e tutto ciò lo ritroviamo nella novella. Ciò che mi preme sottolineare è che Lee è stato magistrale nell'unire il vecchio e il nuovo. Mi spiego meglio: il rischio era quello di snaturare il proprio stile per cercare di accordarlo a quello antiquato del maestro di Providence, in un tentativo di riproporre proprio un determinato tipo di narrazione. L'altro pericolo era quello di utilizzare solo il proprio modo di narrare, mandando a friggere l'atmosfera necessaria a rendere credibile il mondo lovecraftiano. Questo non avviene: Edward Lee è stato capace di utilizzare al meglio una tecnica narrativa ormai assodata e sfruttarla per descrivere al meglio ambientazioni e accadimenti creati da qualcun altro. L'autore è riuscito anche a inserire le "solite" deviazioni sessuali (a tal proposito, spero di poter scrivere presto un articolo sull'argomento), facendole scorrere all'interno della storia come olio sulla superficie dell'acqua. Azione e atmosfera si fondono, dando vita a qualcosa di nuovo e di spaventoso. Reputo il lavoro di Lee un esempio per chi volesse dare nuova linfa vitale a scritti che hanno influenzato il proprio background culturale, trasformando l'omaggio letterario in una vera e proprio opera, personale e carica di significato.
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