
In questi anni non abbiamo fatto altro che parlare di Rudy Giuliani sperando che qualcuno, in Italia e in particolare a Roma, capisse l'insegnamento di quel sindaco che, mettendo in pratica la Teoria delle Finestre Rotte, riuscì o per lo meno contribuì fortemente a risistemare una città cento volte più difficile di Roma come New York.
E parlando tanto di Giuliani ci siamo dimenticati troppe volte di parlare di Michael Bloomberg. Se Giuliani, infatti, tolse da New York lo schifo (ed è quello che occorrerebbe in questo preciso momento a Roma), Bloomberg regalò a New York quello che New York non aveva mai avuto: la bellezza, la morbidezza, il gusto della passeggiata, il mood flaneur. Roba che la Grande Mela non aveva neppure lontanamente immaginato da città dura e spietata come è sempre stata e si è sempre raccontata.

Bloomberg l'ha trasfigurata. Ne ha fatto una città per certi versi europea. Un luogo dove non ha solo senso correre forsennatamente, ma anche ogni tanto fermarsi godendosi gli spazi urbani. Tutto questo a New York era completamente inedito Ha fatto impennare la qualità della vita (e anche, ovviamente, i prezzi) di chi ci abita. Come lo ha fatto? Il filmato che riassume i grandi cambiamenti del suo governo (ben 12 anni, dal 2002 al 2013 ché tanto ci vuole per imprimere cambiamenti di questa natura) lo spiegano chiaramente: lo ha fatto puntando sul verde, sulla pedonalità, ma ancor più sulla bicicletta. Forte di un postulato che ancora trova incomprensibili resistenze da noi: disegna una strada che sia fit per le bici, per i pedoni e per i disabili e hai realizzato una bella strada. Non ci vuole molto, basta riformattare le priorità. Anche New York era in assoluto la città delle macchine, delle avenue infinite e trafficatissime, pochissimo importa la presenza o l'assenza di tante metropolitane, è paradossalmente marginale: New York era ricoperta di auto anche avendo molte centinaia di km di metro ed è restata ricoperta di auto finché non si sono disegnate strade che restituissero spazi pubblici ad altri utenti che non fossero le automobili.

Anche a New York chi utilizzava la bici era considerato un pazzo, ora è considerato un pazzo chi potendo muoversi in bici opta per l'auto. Anche a New York i mezzi pubblici erano pericolosi e roba da sfigati ma durante il mandato di Bloomberg il sindaco, tra gli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio personale superiore ai 20 miliardi di dollari, ha preso ad andare in ufficio esclusivamente in metro. Nessuno ha osato dire: non possiamo fare le ciclabili perché poi i ciclisti si fanno male, anzi si è deciso di correre i rischi che si debbono correre quando bisogna innescare il cambiamento, cittadini e amministrazione assieme. Nessuno ha osato dire: gli spazi per le bici non ci sono perché le strade sono delle macchine, perché semplicemente sarebbe stato scambiato per un pazzo.
Insomma perfino la metropoli per eccellenza può diventare il posto più accogliente del mondo per la mobilità dolce, basta volerlo. L'esperienza di Michael Bloomberg a New York dovrebbe togliere tutti i pretesti ai nostri amministratori, dovrebbe impedire loro di avere qualsiasi scusa. Si può fare questo in una metropoli da 10 milioni di abitanti e "nun ze poffà" a Roma, paesone che non arriva a 4 milioni? Non credibile, piano piano stiamo aiutando tante persone a rendersene conto.