Se è vero che ogni città ha i suoi simboli “storici”, che restano scolpiti in eterno nel cuore e nella mente del suo popolo, RUGANTINO è senz’altro uno di questi simboli. Dalla prima rappresentazione, avvenuta al teatro Sistina nel dicembre 1962, quando la commedia rimase in scena ininterrottamente per circa un anno, registrando un clamoroso successo di pubblico e critica, sono passati ben 52 anni, ma RUGANTINO è ancora giovane, vivo e vegeto, ed è divenuto ormai una pietra miliare nella storia del teatro Musicale italiano, tanto da continuare a registrare ovunque, e in tutte le edizioni realizzate da allora, il tutto esaurito. Molti attori, tra cui Enrico Montesano e Valerio Mastandrea, si sono succeduti nel ruolo dello sfaccendato e spaccone protagonista, ed oggi, in quella che è la settima edizione dell’opera, l’onere e l’onore è affidato ad Enrico Brignano (già protagonista e regista dell’edizione del 2010), che ne ha curato la messa in scena, riprendendo la regia originale di Garinei e Giovannini, autori del testo con la collaborazione artistica del grande Luigi Magni.
Il fascino dell’opera è rimasto inalterato nel tempo, ed è in buona parte dovuto alle celebri canzoni del Maestro Armando Trovajoli, che fanno da struttura portante della commedia: “Tirollalero”, “La Ballata di Rugantino”, “Ciumachella de Trastevere”, “Roma nun fa la stupida stasera”, “Na botta e via” sono solo i titoli piu’ conosciuti, ma è l’intera colonna sonora dello spettacolo – eseguita dal vivo dall’orchestra diretta dal maestro Maurizio Abeni – ad essere determinante nell’evocare le atmosfere della Roma decadente del XIX secolo; i costumi, curati in ogni minimo dettaglio, come nella prima edizione sono di Giulio Coltellacci.
La vicenda è ben nota: il giovane Rugantino, sfaticato e arrogante, vive di espedienti, aiutato dalla sua ex amante Eusebia (Paola Tiziana Cruciani), che egli spaccia per sua sorella, e che di volta in volta cerca di sistemare con uomini ricchi e ben “posizionati”, per poterne egli stesso trarre beneficio e continuare a vivere alle spalle altrui. Al centro della vicenda anche il buon Mastro Titta (Vincenzo Failla), oltre che oste anche boia del Papa, in cerca della 400esima testa da tagliare per ottenere il premio pontificio, e la bellissima Rosetta (Serena Rossi), moglie infelice del violento Gnecco, che Rugantino scommette di riuscire a sedurre entro la famosa “Sera dei Lanternoni”. Dopo svariate avventure e l’iniziale rifiuto della donna, Rugantino riesce nel suo intento, ma al tempo stesso si innamora – ricambiato – di Rosetta. Tace percio’ ai giovani romani che lo stuzzicano la sua “impresa”, perdendo la scommessa, ma solo momentaneamente: provocato continuamente, finisce col rivelare la notte di passione, ferendo i sentimenti di lei. Durante il Carnevale, il marito di Rosetta viene assassinato da un malvivente, ma è Rugantino, trovato casualmente accanto al cadavere, ad essere accusato di omicidio, il cui movente sarebbe proprio l’amore per Rosetta. Rugantino non nega l’omicidio, nemmeno quando viene condannato a morte: vede nella morte la sua prima ed ultima possibilità per riscattarsi, poiché solo affrontando la ghigliottina potrà finalmente smettere i panni del nullafacente spaccone ed essere considerato da tutta Roma un vero uomo, soprattutto dagli occhi dell’ormai innamoratissima Rosetta. Mastro Titta, sia pur a malincuore, potrà così avere la sua quattrocentesima testa ed ottenere il tanto sospirato premio pontificio.
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