Ok, il Mondiale riparte stamane col primo mezzo turno infra settimanale: quattro partite per le non ancora scese in campo, contro quattro già impegnate nel weekend e chiamate agli straordinari (ma toccherà più o meno a tutte, prima o poi).
Avremo nell'ordine (e orario italiano):
- Samoa - Namibia, Gruppo D, a Rotorua oggi alle h4.30am:
Esordio dello squadrone Isolano più europeo-neozelandese mai schierato (nella foto, Alesana Tuilagi), già ai quarti di finale due volte nei sei Mondiali precedenti, testato dalla vittoria sull'Australia nei warm up pre TriNations, inserito in un gruppo apertissimo; si rivede volentieri anche qualche individualità namibiana, squadra "leggerina" ma non certo nell'impatto;
- Tonga - Canada, Gruppo A, a Whangarei alle ore 7.00am:
Interessante confronto tra squadre molto fisiche;
- Scotland Georgia, Gruppo B, a Invercargill alle ore 9.30am:
Occhio Scozia! Tanta fatica fatta con la Romania fino a 5' dalla fine, non depone per il confronto con una squadra sulla carta fisica e col modello di gioco uguale alle Querce, ma dal tasso tecnico individuale superiore. Nel 2007 fu l'Irlanda a dover sudare sette camicie per spuntare un 14-10, la curiosità è tanta per un potenziale "Golpe".
- Russia - Usa, Gruppo C, a New Plymouth domani 15/9 alle ore 9.30am:
Sulla carta il confronto più scarsino su tutti i piani possibili, ma di estremo interesse per i casi nostri, visto che saranno nell'ordine le nostre prossime rivali.
Nell'attesa di veder le partite, due sono i temi generali che ci piace portare in evidenza .
Il primo è, dopo lo schieramento unanime dei "titolari" nel primo turno a prescindere dagli avversari, il recupero dell'approccio turnover da parte dei management.
Lo attuano pesantemente la Scozia e Tonga, ci sta per via degli impegni ravvicinati e infortuni, ma lo annuncia anche la Francia come la Nuova Zelanda. Ripensamenti sui titolari oppure strategia "Squadra A e B" secondo l'avversario?
Vedremo presto quale sarà la scelta italiana, forse la più consapevole tra le nazionali di "terza fascia", che il suo Mondiale, aldilà della partita di apertura che setta il tono e il morale, si riduce sostanzialmente a una sola gara. La nazionale Azzurra forse è l'unica ad aver già predisposto su tale scorta una strategia "duale" a doppio team sin da prima del decollo da Roma. Consapevolezza assente dalla Scozia, che apparentemente sposa il turnover classico per esigenze di recupero e forse anche per testare qualche alternativa (sempre poco sofisticati gli scozzesi); approccio che manco passa per l'anticamera del cervello all'Irlanda, la quale per bocca di Geordan Murphy, rivendica addirittura l'aver nelle corde la possibilità di battere l'Australia. Buon pro.
L'idea irlandese di poter anche guadagnare la leadership del girone, implica l'assenza di ogni considerazione riguardo un ipotetico "rischio Italia" nel passaggio del turno. La cosa ci offre lo spunto per un chiarimento stile "eliminiamo i provincialismi prima delle province".
Dato che i nostri polli mediatici e certo pubblico col bandieròn li conosciamo bene, è meglio ripetercelo almeno qui dove ancora si ragiona, sia pur per intervalla insaniae: guardate che c'è un unico posto al mondo dove si preconizzi un possibile passaggio del turno degli Azzurri, è l'Italia. Altrove c'è il massimo rispetto ma nessuno s'azzarda a scommettere un penny bucato sugli Azzurri.
Sognare si può, il "golpe" è possibile, l'Irlanda sta facendo di tutto per agevolarci, anche se noi apparentemente non ne stiamo approfittando (poco male: così non si allarmano); ma batterli ai Mondiali sarà impresa epocale, dura come il ferro; ci piacerebbe ce ne fosse più contezza in giro, a scanso di ridicole drammatizzazioni in caso di .
Il secondo tema del giorno è tornare a considerare il nostro orami famoso "tutto s'aggiusta", vincono i favoriti. Vede il bicchiere mezzo pieno (o vuoto?) Martin Johnson, il quale fa notare che si, alla fine tutto è andato come previsto ma non ci stano più i 50, 60 punti di scarto con nessuno, mentre una volta avevi i 142-0 dell'Australia sulla Namibia (2003) o i 145-17 della Nuova Zelanda sul Giappone nel 1995.
"It was one of the best weekends of pool games in World Cup history," aggiunge coach inglese:"Everyone's got to fight", oramai tutti i team sono ben organizzati, densi di giocatori Pro ingaggiati in team soprattutto europei. Al grintoso ex lock campione del mondo, tutto questo odore di napalm la mattina ovviamente piace un sacco: "If you get to terms with that mentally - we're going to be in a battle and we need to fight for every inch - you're in a good place (...). That's a fundamental of the game."
Sta di fatto che c'è più lotta, il gap si chiude ma il migliore alla fine prevale. Lo spiegano i nostri corrispondenti dalla Terra della Lunga Nuvola Bianca, AzzurriNZ, che hanno portato alla nostra attenzione su un altro fondamentale del rugby: anche se il gap tra nazioni sembra chiudersi nei set piece e soprattutto nella mischia, "however it's what you do with the ball that ultimately determines your success. It's the spontaneous stuff. It's the ability to finish opportunities". Sono le Nazionali con trequarti che sanno leggere le situazioni in campo, abituati a prender decisioni quando hanno il possesso palla, quelle che continuano e continueranno a dominare la scena.
Se l'area in cui tutte le underdogs sono migliorate fino a sfiorare il livello delle mayors è quella fisica - e anche molto tecnica - davanti, invece la familiarità con le decisioni collettive ed individuali corrette da prendere palla in mano, quella non si improvvisa, non si costruisce in palestra o coi video: servono anni e anni di pratica, di tentativi ed errori, a partire dall'età più verde possibile. Un po' a mo' dei Maradona o dei Messi che tiran calci per le strade di Buenos Aires e Rosario non appena sanno camminare.
Nota AzzurriNZ, quando l'ovale arriva a un second five Azzurro, è quasi come fosse non abituato: deve pensare, valutare, riflettere, tutte cose che mal si accordano coi millisecondi. Carenze che difficilmente gli schemi riescono a bypassare, per quanto efficaci siano. Nell'epoca tra l'altro in cui gli allenatori di grido raccomandano: "play the situation" - il che è come dire, so' tutti ....zzzi tua ...
Concludendo, il gap si va stringendo ma per quanto minimizzato, l'idea del "tutto s'aggiusta" a favore delle favorite (scusate il calembour) pare destinato a durare, almeno per questa generazione di giocatori.
Così parrebbe; poi invece c'è chi adora anche l'efficace durezza e gli automatismi in voga nell'High Veld sudafricano, con buona pace dei "puristi". Chi tra le minnows sia arrivato al livello di fisicità "giusto", potrebbe tentare di verificare se questo approccio alternativo, che esalta la rude fisicità combinata alla specializzazione (a partire dal piazzatore), al posto o meglio a fianco della familiarità con l'attrezzo e le situazioni di gioco, possa rappresentare una scorciatoia verso i vertici.
Francamente, era il sogno del sottoscritto quattro anni fa, quando il sudafricano Nick Mallett arrivò in Italia. Tant'è, forse è tornato ad essere più inglese che sudafricano; l'esperimento non s'è manco iniziato a provarlo e rimane una mera ipotesi teorica, nell'attesa che qualcun altro ci provi.