Rugb-rica mondiale - la fazenda non si complica (più di tanto)

Creato il 17 settembre 2011 da Rightrugby

Ahh 'sti irlandesi, proprio adesso dovevan pescare il jolly dal loro mazzo! Contro i Wallabies han messo insieme un game plan perfetto, han saputo eseguirlo in modo impeccabile e sono stati decisamente aiutati dagli avversari, al punto da non poter dire se, usando la logica dualista di Castrogiovanni, han più vinto loro o più perso gli Australiani. Probabilmente i Verdi si sono ispirati a quanto visto nella partita con l'Italia, per analogia ma anche per "contrappasso".
L'analogia è chiara: anche questo primo tempo come il nostro è terminato 6 pari, la differenza è l'execution e la concentrazione nel secondo, che nel loro caso non è cambiata. I Wallabies soffrono la pressione, vanno limitati nei rifornimenti e nei metri concessi ai loro backs. La prestazione monstre della terza linea Ferris- O'Brien-Heaslip ha garantito tutto questo, al pari dell'Italia del primo tempo. In più quello che è riuscito solo a tratti all'Italia, la pressione nelle fasi statiche ha destabilizzato gli Aussie, togliendogli ogni ancoraggio e palle facili per Genia; ottima prova per Cian Healy, Rory Best e il mai nominato Mike Ross, là davanti.
Sul versante del contrappasso rispetto all'Italia, il management team di coach Declan Kidney ha scovato una chicca tattica d'eccezione che mertia di venir sottolineata. Problema: dato che con quei backs avversi, concedere il possesso per quanto in profondità è una follia, che si fa, si evita il gioco tattico e si va solo di rimesse laterali come ha fatto l'Italia? Soluzione: niente affatto, si calcia altissimo per dare il tempo a centri e avanti di arrivar sotto, e questi placcano a tenere in piedi, spingendo e trasformando ogni presa alta in maul e quindi in turnover. Ne han fatti cinque o sei di decisivi (rischiando a dire il vero in un paio di occasioni, con prese al volo impavide e successive fughe di Kurtley Beale).
Strano a dirsi, la terza linea e il kicking game stan diventando il fattore cruciale di questi mondiali (nella foto: Jonny Wilkinson si allena alla "chandelle"), con buona pace per i proclami della vigilia sul gioco espansivo fatti da qualche neozelandese (il capo allenatore o il capo mondiale degli arbitri, non ricordo bene: tanto dicon sempre le stesse cose); come in tutti i Mondiali del resto. Almeno non si lamentassero se gli Springboks tornano a farsi minacciosi.
Certo che questi Aussie si son rivelati team privo di depth in panca: tolti due uomini chiave, Pocock e Moore, il pack s'è afflosciato del tutto, sia nelle fasi statiche (Polota Nau non c'è più a questi livelli, e trascina con sè tutta la prima linea) che dinamiche: niente fetcher, niente ball carrier.
Stupisce che il coach Deans non abbia preso rapide contromisure, ma lui è così: play the situation, dice, i mismatch in campo non contano - e difatti non si contano, oggi. Era sufficiente lo facesse attorno all'ora di gioco, sul 6-9 o anche fino al 6-12 a dieci dalla fine. E' rimasto in attesa che un guizzo individuale o una invenzione smarcante di Quade Cooper risolvessero la partita. E tutto quello che ha ottenuto è stato quel passaggio dietro la schiena di Quade al 77', che solo la sfiatatezza attuale di Tommy Bowe ha impedito si trasformasse in meta per l'Irlanda.
Al pack Aussie è mancato tutto oggi: Elsom uomo invisibile, McCalman spaesato fuori ruolo, Samo spompato. Deans avrebbe in panchina Scott Higginbotham, che se ne sia dimenticato? Non ci voleva tanto: il paio di volte che il reparto trequarti è riuscito a mettersi in moto, ha aggirato d'Arcy e penetrato l'intervallo 10-12 con semplice efficacia. Ma nemmeno David Campese riusciva ad andare in meta senza aver ovali.
E adesso cosa succede nel girone dell'Italia? Poco o nulla cambia rispetto al piano Azzurro, che passa sempre attraverso la indispensabile vittoria con le due minnows, per poi concentrarsi sul battere l'Irlanda. In tal modo l'Australia potrebbe anche vincere il girone.
Sul piano numerico di fatto cambia praticamente nulla, dato che l'Irlanda non ha ancora preso un punto di bonus. Siam sempre lì, l'Italia deve battere l'Irlanda, lo sappiamo da prima di partire. Facciamo i conti: l'Irlanda arriverà al match con l'Italia verosimilmente a quota 12 punti più eventuale bonus (massimo uno), noi a 8 punti più bonus (massimo due). I bonus sono cruciali: all'Irlanda per passar seconda basterebbe perdere con un punto di bonus in più di quelli in tasca agli Azzurri. Sarebbe allora importante (ma non decisivo, nè in un senso nè nell'altro) prenderli tutti e due nelle prossime due gare. Insomma, cambia poco rispetto a prima.
Aldilà dei punti, bisognerà piuttosto riuscire a battere la squadra dell'Emerald Island non più bacata dal dubbio com'era fino a ieri, ma esaltata e trionfante. Un problema psicologico più nostro che loro. L'ultima speranza per noi è che diventi un po' tronfia e supponente, come del resto le è già capitato in passato.
La fazenda si semplifica invece - sempre lievemente - per le altre due protagoniste della giornata, Argentina e Sudafrica.
I Pumas stracciano la Romania con un netto 43-8 fatto di canoniche sei mete contro una e 13 punti piazzati dal non del tutto preciso Rodriguez Gurruchaga schierato primo centro. Lo fanno anche loro come l'Irlanda, sulla base di una felice intuizione tattica ben eseguita: per togliere ai rumeni il loro punto di forza, la potenza davanti, serviva muover palla con estrema velocità per tutto il campo, estraendo velocemente l'ovale dai punti d'incontro ed evitando di ingaggiarsi in sfide a cornate, come fatto dalla Scozia per 70 minuti su 80. Instrumental nell'applicare questa tattica risulta la terza linea dei gauchos - Alejandro Campos di Agen, JMLeguizamon di Lione e JM Fernandez Llobbe di Tolone - sempre pronta in sostegno e rapidissima a "ripulire" i punti di incontro.
L'impressione è che paradossalmente aiuti la forzata assenza del carismatico accentratore Contepomi e il riarrangiamento dello schieramento mediano: l'estremo/centro/ala del Montpellier Santiago Fernandez passa apertura, con Nicolas Vergallo di Tolosa giostrano con estrema rapidità. Alla mezz'ora è già bonus offensivo con la quarta meta, marcata dal nuovo arrivato Lucas Amorosino schierato estremo, un incubo per i pesanti e statici difensori rumeni (le Querce, appunto: basta schivarle ...), passati regolarmente come un coltello caldo nel burro.
Alla fine c'è una meta per ogni reparto gaucho, segno tangibile che tutti han partecipato alle corse: il pilone Juan Figallo (Montpellier), il seconda linea subenntrato Genaro Fessìa (ora Wasps, ex PampasXV), il terza linea JM Leguizamon, il mediano Santiago Fernandez, l'estremo Amorosino e il trequarti subentrato Juan Imhoff (PampasXV).
E' stata una partita molto istruttiva .. per gli Azzurri, alle prese prossime con squadre che, sfidate a braccio di ferro posson generare dei problemini, ne sa qualcosa appunto la Scozia ma non solo.
Tutti giustamente temono la fisicità e lo sviluppo di esperienza e skill delle Isolane Pacifiche, dopo tutti questi anni spesi in giro per i massimi campionati soprattutto in Europa. Un po' meno i sudafricani, che non han mai temuto di fare a cornate o a placcaggi sopra la cintura. Difatti il Sudafrica esce alla grande dalla sfida con le Fiji, liquidandole con un netto 49-3, sei mete, 16 punti piazzati da Morné Steyn (21 in tutto con una meta) e 3 per Frans Steyn (otto in tutto con una meta).
Non fanno null'altro che giocare come sanno i Boks, poco minacciati dall'involuzione che avevamo già sottolineato nei figiani, che li rende prevedibili come fossero in sette contro quindici. In particolare si distingue l'impavido comparto dei loose five tutti: terza linea con Broussow miglior fetcher di giornata, unico in grado di reggere il confronto con Sean O'Brien, Schalk Burger al meglio, al livello di Jerome Kaino e Stephen Ferris, Pierre Spies efficace nel portar palla; non quanto Danie Roussow, premiato con l'ultima meta e Bakkies Botha fin che è durato cioè un tempo.
Dietro, Jaque Fourie fa il suo al momento giusto e c'è quella forza della natura chiamata Frans Steyn, (sua la prima marcatura da sessanta metri), una coppia devastante al centro, ambedue in meta. Mete anche per i piloni sinistri Steenkamp e Mtawarira. In fondo solo JP Pietersen è pienamente convincente, rivedibile Lambie mentre di Ndungane tutto si sa, compreso che a questi livelli poco ci azzecca (con l'elettrico e più solido Hougaard titolare al posto suo, ci stavan forse un altro paio di mete comode).
La concorrenza di Bismark Du Plessis fa molto bene a capitan John Smit, autore finalmente di una prova senza sbavature sia come ball carrier che placcatore, come tallonatore e anche spostato a pilone nelle ultime fasi; in mediana Fourie du Preez e Steyn il Piccolo fanno il loro senza patemi e paure (placcano e s'infiltrano entrambe); solo, anche il piazzatore dei Bulls finora infallibile inizia a sbalgiar calci apparentemente semplici. Dev'essere l'umidità dell'aria (è sappaghegno).
Tutto bene insomma per il team del Paese Arcobaleno, un ulteriore passettino verso i "vecchi Boks" che tremare il mondo facevano, ma è il test che alla vigilia faceva paura a molti, ad essersi rivelato poco consistente. La curiosità si sposta tutta su Samoa, alle prese col Galles - e viceversa - stanotte.
Ah, notazione sul tifo: tempi durissimi per gli avversari classici degli All Blacks nel TriNations: stadi tutti unitariamente e passionalmente ostili ad Australia e Sudafrica, con bombarde di fischi ad ogni loro calcio e incitamenti corali per ogni loro avversaria. Se ad Auckland quasi sembrava fossero presenti 50.000 irlandesi, e magari un po' ci sta perché l'Impero è stato popolato prima da Scots e poi da Irish, Wellington piuttosto pareva invasa dall'esercito figiano ... L'aspetto positivo è che quello petulante che i calci non si fischiano, pare se ne sia fatto una ragione e non lo dice più.
Domani mattina a partire dalle solite 5.30am altre tre partite: Galles - Samoa, England-Georgia, France-Canada. Dopodichè al completamento del secondo giro, cioè metà del percorso delle Pool, mancherà solo Italia-Russia prevista martedì 20.


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