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Rugb-rica mondiale - meno cinque: un mondiale da mediani?

Creato il 03 settembre 2011 da Rightrugby

Rugb-rica mondiale - meno cinque: un mondiale da mediani?Giorno meno cinque dall'apertura dei Mondiali: apertura nel rugby fa rima con tattiche di gioco. Prima si fa sempre un gran parlare di aperture, di record di punti, ah Jonny Wilkinson vs. Dan Carter, eh certo che James Hook ma Stephen Jones, oh come farà l'Italia senza Diego Dominguez ....
E se invece la Coppa del Mondo 2011 fosse l'edizione del mediano di mischia? Una vita da mediano, cantava quello, ma nel rugby il ruolo di colui che statisticamente fa più kilometri e tocca più ovali di tutti non è mai da retrovia, anche se non sempre è sotto i riflettori.

Basta un'occhiata alle ultime gare pre-mondiali: Will Genia è stato un autentico incubo per gli All Blacks, più influente di Quade Cooper nella storica vittoria che ha dato il TriNations all'Australia dopo dieci anni e al momento perfetto, più destabilizzante in ottica mondiale.
Quanto alle due squadre All Blacks ultimamente perdenti, come non considerare costante punto non di forza un certo understatement nella posizione di mediano, sia esso il passista Jimmy Cowan, il più estroso Piri Weepu o il trascurato Andy Ellis? Nessuno spicca e coach Graham Henry non sceglie.
Andiamo avanti: in Irlanda coach Declan Kidney ha voluto "segare" il mediano O'Leary per scrollare i suoi, ma la responsabilizzazione di Reddan non ha prodotto granchè sinora. L'Inghilterra è riuscita a mascherare il peggio dopo l'infortunio di Danny Care e conta sul ritorno alla confidenza di Ben Youngs, vedremo. La Francia stessa: innegabile che lo stile di gioco di Yachvili sia diverso dal più avventuroso Parra, ma certo è che il ruolo di Trinh Duc all'apertura è sempre "estemporaneo", un contrappunto rispetto al tema di fondo eseguito in mediana. E proprio per questo risulta spesso decisivo.
Quanto all'Italia, tutti sempre ad ammirare la prima linea, ma Semenzato ha dato ritmo e sostanza ad attacco (con la Scozia: break della prima meta, realizzazione della seconda) e difesa, e se solo recuperasse un po' di misura nei grubber ...

Se si è alla ricerca del paradigma del mediano di mischia che tiene le redini della sua nazionale, il nome che deve venire in mente è quello di Fourie DuPreez.
"In my opinion, he is probably the best halfback I have seen play", afferma l'astro nascente Genia, che lo ha sempre considerato un modello da imitare: "He makes a massive difference to their side. He controls the game, the tempo of the game and he adds a lot to their group". Non è un caso che con la sua visione, rapidità e accuratezza d'esecuzione in campo, gli Springboks siano tornati alla vittoria, prima per un tempo con l'Australia, poi dell'intera gara con gli All Blacks, sia pure in versione rincalzi.
DuPreez fu instrumental nella vittoria del titolo quattro anni fa e nel riaffermare la forza degli Springboks nel primo biennio post mondiale. Poi un lungo infortunio lo tenne fuori praticamente per tutto il 2010 e gran parte del 2011: abbiamo guarda caso gli anni orribili del rugby sudafricano.
Il mediano dei Boks è perfetto per indicare come nello sport di squadra per eccellenza non sia mai solo questione di skill individuali: il 29 enne campione del mondo è l'interprete perfetto per quel gioco "conservativo" che i sudafricani stanno rilanciando dopo patimenti e passi falsi in sua assenza. Ora con lui in campo, le lancette dell'orologio paiono tornare indietro al 2009, alla tournée Lions: scrambling defence, i giusti tempi tra assalti degli avanti e kicking tattico per lancia la muta dei trequarti, pressione fisica e accuratezza. I trademark classici del rugby Boks. Limitando l'apertura Mornè Steyn a ciò che sa fare bene, cioè usare il piede sia verso il cielo che ai pali. E con lui rimettendo tutta una sollevata squadra agli "specialisti" reparto per reparto, cosa che li rende eccellonti.

Un paio di Test son poco per giudicare ma il ritorno del novello Manny Tuttofare DuPreez ha apparentemente aggiustato la macchina Boks, riportandola conservativa com'era, alla faccia del cosiddetto gioco espansivo imposto da un paio d'anni dalle nuove interpretazioni arbitrali, dietro le pressioni neozelandesi. Ad esso si sono allineati con alterne fortune irlandesi e scozzesi, mentre i gallesi che da sempre giocano bene dietro son diventati molto più accorti, grazie all'emergere di Sam Walburton, un "grillotalpa" finalmente competitivo coi Broussow, Pocock , Dusatoir e McCaw.
Il mediano Boks ha chiaro cosa stia succedendo: "Nel 2009 il gioco si focalizzava su difesa e kicking game. Ora c'è più contesa al suolo, ma da un annetto il vantaggio dell'attacco s'è un po' ridotto". Figurarsi se i sudafricani si lamentano se c'è più contesa! Ciò che rende cruciale il suo apporto: "Non è necessario per i Boks cambiare molto l'approccio rispetto al 2009," analizza il mediano dei Bulls, "si tratta solo di ottenere il miglior balance nel gioco d'attacco. Il gioco al piede non è superato, richiede solo molta più accuratezza d'esecuzione".
Il rugby fortunatamente non è cambiato troppo da due anni a questa parte, e mentre si celebrano giustamente i Wallabies e le loro ripartenze da fondocampo, i Boks han trovato la "loro" risposta, nel corso del controverso "programma di riabilitazione" cui han partecipato i 21 frontline "infortunati", mentre i rincalzi erano a prender schiaffi nella prima parte del Tri Nations."The rehab camp was very crucial," conferma senza ironie DuPreez, più grazie agli input dei tecnici Rassie Erasmus e Jacques Nienaber che per i fisioterapisti.

Più che un "ritorno al passato" è una ulteriore evoluzione del rugby, magari in direzione un po' diversa da chi ha spinto per il cambio di interpretazioni. Molto è imperniato sulla centralità della contesa a terra,nuova "fonte di gioco" che soppianta mischia ordinata e rimessa laterale come opportunità di rovesciare l'azione da difensiva a offensiva. Dopodiché al mediano "metronomo" è richiesto di saper scegliere rapidamente ed eseguire perfettamente tra varie opzioni - apertura, calcetto dietro la linea, calcio tattico, sfondamento, penetrazione individuale.
We like to play the situation and make sensible decisions and back ourselves", così la mette coach Peter de Villiers: "it’s all pre-planned". Non è fortunatamente prerogativa dei soli Springboks, vale per tutta la nuovelle vague dei mediani moderni, in cui includeremmo anche il nostro Semenzato: play the situation.
Anche i fautori del gioco espansivo, i massimi critici del "aerial ping pong" che li metteva sotto nel 2008/9 si sono adattati: chiunque abbia osservato il gioco degli All Blacks, avrà notato la crescente percentuale di calci tattici che Dan Carter mette in aria: “If you look at stats in the Tri-Nations, Australia and New Zealand kicked more balls away than us”, sancisce De Villiers.
Calci alti e focus sul punto di incontro: non han copiato nessuno i Tutti Neri scuola Canterbury, ci stanno attenti illo tempore, in modo tanto esasperata da travalicare sovente nel "cheating" (fallosità deliberate), come evidenziamo da tempo nelle nostre analisi, con manine e piedini dai lati, cadute dal lato sbagliato senza rotolare via, tagliafuori e blocchi in fuorigioco.

La domanda delle cento pistole allora diventa , che tipo di gioco vedremo prevalere in questi Mondiali? La facile risposta è: la posta è alta, le partite decisive avranno risultati stretti, conteranno i piazzati, magari i drop. Giocoforza prevalga chi saprà dosare meglio tutti gli ingredienti di un gioco "conservativo", non solo la qualità di cavalleria disponibile, leggera o pesante che sia. Quando è così, il mestolo del pentolone dove ribollono gli ingredienti in amalgama, sta fatalmente più in mano al mediano che all'apertura.
Forse il "gioco espansivo" detterà legge nelle partite della fase preliminare tra le prime e le minnows. Non è poco, stiamo parlando di una trentina di gare. Altamente improbabile lo sia nelle altre, non nella fase finale: difficile assistere a un Francia - Scozia del Sei Nazioni, vinto dai Bleus subendo tre mete. Certi scontati 80-10 nella prima fase non dovranno distrarre, anche se verranno propagandati come forieri di "passeggiata in finale" di questa o di quella squadra, coi decantati "nuovi Jonah Lomu" re dell'area di meta. Va tenuto sempre d'occhio la bussola del lavorìo del mediano, là dietro quelli grossi - mai oscuro, sempre quantitativo ma anche qualitativo.
Nelle fasi finali e anche nelle partite cruciali dei gironi, verosimilmente si assisterà al prevalere di chi avrà saputo pianificare meglio e gestire la partita senza vacillamenti, col risultato costantemente sotto break. Peserà la mentalità, i nervi saldi, l'abitudine ad eseguire un copione mandato bene a memoria.
Torna in mente al proposito quel quarto di finale del 2007 al Millennium, la famosa Francia -Nuova Zelanda della meta col passaggio in avanti. Altro che "partita rubata", la gara nella realtà fu determinata dalla monotonia tattica neozelandese, inadatta a porre quesiti alla difesa e recuperare il risultato. Il rugby non è il calcio dove incombono le "Mano de Dios", gol della domenica e "riequilibri" arbitrali, è una battaglia campale dove prevale sempre chi s'è meglio preparato e meglio sa mettere in pratica: per questo è così bello da analizzare e discutere razionalmente, non solo col cuore.


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