Al giorno meno due dall'inizio dei Mondiali di rugby, dopo aver parlato di molti aspetti collettivi - tecnica, tattica, arbitraggi etc. - dello sport di squadra per eccellenza, ci faremo trascinare anche noi dal glamour del name dropping. Dopotutto le squadre son pur sempre composte da individui: alla fine son quelli che, fuori i secondi coi loro video e schemi, devono "eseguire" in campo. Non a caso è dai tempi dei gladiatori che lo spettacolo competitivo, nell'era moderna detto "sport", viva e si nutra di protagonisti, campioni, "idoli".
Non prima però di una ultima (per adesso) nota "collettiva", che peraltro rafforza il tema che ci siamo dati stavolta, i protagonisti.
I primi annunci delle squadre per gli esordi mondiali paiono tutti indicare un deciso ritorno al "si gioca col XV titolare" più che si può. Basta bei discorsi sull'adattamento e il livellamento, su squadre A per i big clash e B per gli incontri con le Minnows e relativa presenza non tanto di "doppioni" nei ruoli chiave, quanto di autentici vice-leader: Wilkinson e Flood, Cooper e Barnes, Stephen Jones e Hook, etc.etc.
Robbie Deans dichiara che ogni paritita dei Wallabies sarà preparata come una finale, schierando ogni volta i migliori; gli fa immediata eco il management team degli All Blacks, che ha ufficialmente dichiarato tramontata la "rotation policy" che tanto aveva fatto discutere nel 2007. In questi mondiali Henry ha ben chiaro in testa un XV titolare e intende schierarlo regolamente, salvo indisponibilità e cali di forma.
Del resto si tratta di giocare cinque, massimo sette gare, per le prime squadre a sette giorni di distanza: affollamento "potabile" anche se al limite. Almeno per la prima quindi, largo ai titolari, foss'anche contro il Giappone, Tonga o ... l'Italia. E' necessario settare il tono della campagna mondiale, poi si vedrà. Tanto, lo spazio per (quasi) tutti i 30 è garantito, si tratta pur sempre di uno sport di scontro fisico (non di contatto: quello è il ballo).
E' una linea che conferma, oltre al detto "quando il gioco si fa duro ...", l'importanza del cosiddetto "amalgama" in uno sport collettivo, ma che alla fine giocoforza rafforza l'impatto e l'immagine dei singoli prescelti.
La memoria torna alla finale parigina del 2007: uno degli aspetti più epici e meno rimarcati fu il fatto che di Springboks in campo ne scesero soli quindici fino al 70', poi solo un cambio per infortunio (Wikus Van Heerden per Danie Roussow) e un blood reversal di pochi minuti (Bismark du Plessis per John Smit). Un estremismo addirittura retrò quello di Jake White allora, premonitore in qualche misura di quello che pare aleggiare quest'anno nelle nazionali maggiori e non solo per chi ha gli uomini contati: questi sono gli Eletti, in essi il team management si compiaciuto.
Parliamone allora di questi potenziali Eletti: il Sidney Morning Herald nomina un suo "XV to watch", lo useremo come riferimento per elencarvi la nostra lista di potenziali idoli, campioni, risolutori o come volete, per stimolarvi a squadernare il vostro XV di "sorvegliati speciali".
- Estremo: smh nomina Israel Dagg, e ci azzecca nel senso che anche Graham Henry lo preferisce al sino a poche partite fa inamovibile Mils Muliaina per l'esordio; finalmente un estremo Tutto Nero "balanced runner", affermano, come mancava dai tempi di Chris Cullen.
Noi preferiamo l'elettricità di Kurtley Beale, uno dei pochissimi che ti può cambiare la gara in qualsiasi momento.
- Ala aperta: James O'Connor, il prescelto dal sito Aussie, è in punizione, vedremo quando ne uscirà non per via della rigidità di Deans ma perchè senza di lui han giocato meravigliosamente. Qui noi puntiamo qualche spicciolo sul francese Alexis Palisson: non giocherà la prima (Giappone) per infortunio, ma nei warm up è stato prezioso, è stato uno dei due schierati da Lievremont per due partite in fila, e ha ripagato la fiducia mostrandosi in gran forma.
- Ala chiusa (nr.11): Maxime Medard, come si fa a non sceglierlo? A noi però piace un minimo d'azzardo: una potenziale mina vagante - per le difese avversarie - può a nostro modesto avviso divenire il ventenne gallese George North, un classe'92 affermatosi a suon di mete segnate, pronto ogni volta che Gatland l'ha preferito ai mostri sacri Shane Williams e Leigh Halfpenny. Vedremo quanto e su che lato giocherà.
- Centro esterno: Anthony Faingaa piace anche a noi, è stato molto convincente nell'ultima del TriNations, ma c'è a nostro avviso di meglio. Manu Tuilagi, il samoano-inglese, se solo riuscirà a star disciplinato, potrebbe soffiare il posto di stella dei mondiali a Sonny Bill Williams, forse il più penalizzato dalla "serrata del maggior consiglio" decisa da Henry.
- Centro interno: Manu Tuilagi lo mettono qui ma poco c'entra, al punto da esser riuscito nell'impresa di farci spostare Mike Tindall nell'ultima gara con l'Irlanda (e con risultati non disprezzabili), il quale già giocò col numero 12 la finale del 2003, ma solo perchè Will Greenwood voleva il nr.13 per scaramanzia. Qui l'opzione "second five eight", il playmaker esterno, pare abbastanza abbandonata; noi trasgrediamo e ci mettiamo uno che Henry schiera sempre esterno, il grandissimo Conrad Smith, anche perchè il suo Socio Ma'a Nonu è la fotocopia di Tuilagi, solo più esperto. E trattasi di accoppiata in grado di oscurare un certo SB Williams, scusate se è poco.
- Apertura: qui come si fa a scappare dal designare Dan Carter? Terremo comunque d'occhio anche il sempre sottostimato Francois Trinh Duc, uno che lo noti quando non c'è. Come dite, Quade Cooper? Beh il nuovo Carlos Spencer fa categoria a se, come l'antenato. Capace di tutto, anche di sparire nell'anonimato per tratti troppo lunghi.
- Mediano di mischia: nel ruolo più cruciale che ci sia (ci abbiamo dedicato una rugb-rica), smh a nostro avviso "sbarella", scegliendo politicamente un Pacifico, Kahn Fotuali'i visto nei Crusaders e prossimamente agli Ospreys. Capiamo, ma come di fa quando in giro ci sono the likes of Will Genia e Fourie DuPreez? Due uomini chiave per le rispettive formazioni, il secondo a nostro avviso dal peso relativo interno ancora maggiore. Nel panorama un po' asfittico europeo del ruolo post appannamento di Morgan Parra, emerge una promessa, peraltro già incoronata dal Sei Nazioni: Fabio Semenzato, speriamo vivamente in una conferma.
- Nr.8: tutti ovviamente impazziti per Radike Samo Down Under. Noi vorremmo esser più razionali: ci spiace per Imanol Harinordoquy "scalzato" sovente a blindside dal giovane Lakafia perché ... non si sa, e per Kieran Read zoppicante, ci dichiariamo assolutamente conquistati dal "nuovo" Sergio Parisse, umile e produttivo, testa alta e pochi frilli, drop o tentativi di salvar la Patria da solo. Va tenuto d'occhio il motivatissimo James Haskell, un altro spesso spostato al nr.6, così come il pericoloso irlandese Jamie Heaslip. Su tutti però per noi spicca Pierre Spies: quand'è ne ' su cenci, fa la sua porca figura di ball carrier in campo non solo per gli appassionati di culturismo.
- Openside flanker: questa edizione del Mondiali vedrà il vecchio ma sempre ringhiante "maschio Alfa" del ruolo, Richie McCaw, combattere per difendere la sua annosa supremazia dall'assalto finale del giovane David Pocock. Attorno s'aggirerà ambizioso Heinrich Broussow, ancora non al massimo dopo due anni di problemi. L'altro outsider è Sam Warburton: non è specialista quanto Broussow e Pocock, è più un erede allround proprio del capitano delgi All Blacks e sorpendentemente (per un Aussie) il selezionatore di smh sceglie lui. A tutti però va segnalata la presenza in zona dell'altro reduce di mille battaglie, Thierry Dusatoir .... scelta difficile per il ruolo più chiave che c'è. In tutto questo bailamme e cambi generazionali, fatti avanti Paul Derbyshire!
- Blindisde flanker: tradizionale ruolo principe per i sudafricani (tanto che gli invertono il numero con l'openside; i francesi invece s'en fouttent, per loro solo destro e sinistro sono), quest'anno Willem Alberts ha l'ingrato compito di non far rimpiangere Juan Smith, e viene eletto da smh. Va bene, ricordiamo un paio di suoi ingressi cambia partita nei Test di novembre, ma c'è pur sempre anche Rocky Elsom in giro, o l'efficace ma un po' provocatore Stephen Ferris. Entrambe peraltro non al massimo; quindi forza Alessandro Zanni, forza Rob Barbieri: non vediamo l'ora di venir convinti che il miglior blindside italiano non è più Andrea de Rossi.
- Lock: il thug Brad Thorn è il prescelto dai commentatori Aussie per il ruolo di seconda linea "di peso". Ci sta, con l'eterno Bakkies Botha the smiling assassin: ci vuol forza, esperienza. Vecchi marpioni a parte, ci piace anche l'inglese Louis Deacon nel ruolo, cresciuto da chioccia Simon Shaw. E James Horwill.
- Lock: per il seconda linea "agile" e saltatore, gli Aussie mi prendono Paul O'Connell: va ben esperienza, va ben bravo, ma basta là! Ma allora perché non Victor Matfield? Preferiamo seguire il giovane Courtney Lawes.
- Pilone destro: Matt Stevens è la scelta di smh; qui non ce n'è, è una lotta tra Nicolas Mas e Martin Castrogiovanni. Va preferito il francese, per come arrotò la canottiera prima a LoCicero e poi anche a Perugini nel famoso incontro del Sei Nazioni che vincemmo (nb.: l'Italia batte la Francia la volta che non è dominante in mischia chiusa. Meditate gente, meditate).
- Pilone sinistro: scelgono Fabien Barcella e non fanno male. E' la seconda scelta francese, per via della indisponibilità di Domingo. A noi piace l'esperienza di Tony Woodcock, la solidità che Sekope Kepu ha apportato alla mischia ordinata australiana; ammiriamo Cian Healy che quasi da solo tiene in piedi la prima linea irlandese. Ma quando sentiamo la folla ululare uhhhh beast beast ... ci divertiamo di più: noi stiamo con Tendai Mtawarira.
- Tallonatore: qui non c'è discussione, smh sceglie Bismark Du Plessis e noi ci allineiamo convinti. Il miglior ball carrier e uno dei placcatori più accurati negli Springboks, statistiche alla mano. E abbiamo detto tutto ci pare.
Voi dite la vostra che io ho detto la mia.
Magazine Rugby
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