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Rugby 15 – Corsa, coraggio e determinazione

Da Videogiochi @ZGiochi
di Fabio Cecco D'Ortona

Dopo il discreto successo ottenuto con The Golf Club, HB Studios tenta di migliorarsi con Rugby 15, che per il team di sviluppo non rappresenta un punto di partenza assoluto in questo genere. Probabilmente ricorderete Rugby World Cup 2011 giunto esclusivamente su PlayStation 3 e Xbox 360, videogioco non perfetto che divertì per una manciata di ore soltanto i più assidui appassionati dello sport a cui faceva riferimento, o i tanti altri titoli sul Cricket, l’NHL e lo stesso Rugby rilasciati anni or sono su PC, PlayStation 2 o Xbox. Con un progetto che punta particolarmente alle console di nuova generazione (PlayStation 4 e Xbox One), il team canadese tenta quindi di ripercorrere la strada che li ha portati a farsi un nome; ci saranno riusciti?

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UN PO’ DI LICENZE, UN PO’ DI DIVERTIMENTO

Se l’acquisto annuale di uno sportivo viene spesso giustificato dall’aggiornamento delle rose, siano esse riferite a squadre di calcio o basket, in sportivi un po’ più di nicchia sono le modalità, in particolar modo le licenze, a ricoprire un ruolo determinante, ci pare quindi più che appropriato partire da qui. Rugby 15 non propone nulla di nuovo a livello di modalità, eccezion fatta per le otto competizioni che a breve elencheremo, difatti vi consentirà di cimentarvi in partite amichevoli e coppe personalizzate adatte a match quasi mordi e fuggi, coi quali farvi le ossa e fare pratica, per gestire al meglio i comandi, ma sono le licenze ad aver attirato più d’ogni altra cosa la nostra attenzione: quella dell’Aviva Premiership, della Top 14, Pro D2 e Pro12, in bella vista nella schermata principale, selezionabili tramite un menu che ricorda il tema metro di Windows 8. A queste se ne aggiungono ulteriori quattro: 6 Nazioni, 4 Nazioni, European Trophy e Southern 15, che ahinoi mancano delle licenze. Un videogioco diretto, con pochi fronzoli, che non si perde in presentazioni di rito; ciò si evince fin dai primi istanti di gioco, ma in fondo agli amanti del rugby tanto basta per gettarsi a capofitto nello sportivo che più di tutti ha suscitato la loro recente attenzione. Scordatevi però di avere tra le mani una simulazione di gioco vera e propria: Rugby 15, come ogni sportivo, vi porterà a considerare le rose a disposizione, a dover fare i conti con gli infortuni sul campo, ma non è un titolo che lato gameplay appare profondo, ben rifinito, credibile, come ad esempio potremmo considerare un NBA di 2K Games. L’intelligenza artificiale – variabile per abilità in base ad uno dei tre livelli di complessità scelta (facile, normale e difficile) – non è certamente al top nel genere, ma riesce a render le cose interessanti in alcune fasi di gioco, piuttosto sono altri gli aspetti che ci hanno lasciato interdetti. Che le routine degli avversari non potessero stabilire o ambire a vette di qualità esaltanti era preventivabile, si tratta pur sempre di un videogioco sviluppato con un budget limitato, ma che il sistema di controllo fosse piuttosto acerbo ci ha colto un tantino di sorpresa. I ristretti fondi a disposizione, inevitabilmente, hanno influenzato e molto anche la bontà dei comparti tecnici, che evidenzieremo come aspetto negativo, dando loro però meno “peso” sulla valutazione finale, comunque negativa perché si tratta di un titolo gravemente insufficiente sul fronte della giocabilità. A partire dalle mischie, sbilanciate oltremodo a favore del giocatore dinnanzi allo schermo, che portano a conseguenze ben più marcate durante tutto il corso della partita: per segnare, gli avversari saranno chiamati a sforzi disumani, e la facilità con cui potrete recuperare la palla ovale finirà per rendere le fasi di gioco piuttosto insignificanti dopo una manciata di ore. Se la gestione della palla negli spazi aperti è semplicistica ma funzionale, impostare una ripartenza o un’azione di attacco permettono effettivamente di sentirsi partecipi ed immersi nel gioco, la quasi totale incapacità degli avversari di contrastar le nostre mosse è disarmante. Per i motivi suddetti, per quell’enorme squilibrio legato al recupero della palla, che portano a match a senso unico di cui ben presto farete volentieri a meno, riuscirete ad averla vinta anche mettendo in atto tattiche senza senso, o impostando la manovra nel peggiore dei modi possibili, effettuando magari un sacco di errori prima di arrivare a segnare.

Le cose migliorano notevolmente nel gioco tra amici, previsto soltanto offline e fino a 4 giocatori (del tutto assente una componente online): qui vi divertirete come non mai, e se nelle prime partite ne avrete tante di cui lamentarvi, pian piano ai difetti strutturali della produzione di HB Studios si sostituirà il divertimento che soltanto una serata tra amici sa regalare. Noi di Z-Giochi non possiamo che confermarvelo, dopo aver passato circa una ventina di ore a testare ogni modalità, test che immancabilmente sono sfociati in sfide tra conoscenti, a suon di lanci e mischie, o calci piazzati. Ecco, il sistema di battuta degli stessi non ci ha particolarmente entusiasmato, ma nemmeno deluso; grazie all’uso della levetta destra (anche per la versione PC avrete bisogno di un pad, non c’è alcuna compatibilità a mouse e tastiera, NdR) potrete caricare la potenza, quindi rilasciando la levetta andare all’esecuzione della battuta. Eppure, il sistema di controllo in generale è ad un livello più basso: spesso, a causa della sua imprecisione, potreste perdere un pallone durante un passaggio improvviso o nel tentativo di realizzare una schivata o una giocata veloce, rendendovi così conto di quanto impegno e dedizione avesse ancora bisogno questo Rugby 15. Il discorso si riflette anche sul comparto grafico, con un set di animazioni molto ridotte e in svariate circostanze poco credibili, compenetrazioni poligonali, texture di bassa qualità, o la presenza di un solo stadio, quindi la più completa assenza di presentazioni ai match, in divergenza dalla volontà di ricreare il giusto clima e i giusti presupposti per “vivere” una partita quanto più vicina a quella reale, tanto ricercati dagli sviluppatori dei titoli sportivi più importanti degli ultimi anni. Non fa meglio il comparto audio, che possiamo semplicemente riassumere con la telecronaca di Miles Harrison e Stuart Bames: poche linee di dialogo che ben presto vi stancherete perfino di ascoltare.

Rugby 15 – Corsa, coraggio e determinazione


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