Sono toste, determinate e anche mamme che gettano il cuore in mischia: sono le donne azzurre del rugby al Sei Nazioni
Festa della donna a tutto rugby: questo 8 marzo vogliamo dedicarlo all’Italia femminile che nel Sei Nazioni 2013 sta facendo anche meglio degli uomini e contro l’Inghilterra di giocherà l’accesso alla prossima Coppa del Mondo. Le donne del rugby azzurro hanno superato la Francia (13-12) nella gara di apertura del torneo e poi hanno replicato con la Scozia (8-0) prima del ko di misura contro il Galles (15-16).
Pronte a ripartire contro l’Inghilterra per portare l’Italia femminile alla vittoria e al prossimo Mondiale. Per loro la maglia è importante: non sono professioniste e giocano per passione. Hanno altri lavori, sono mamme o studenti. Fanno chilometri in auto o in treno per giocare a rugby. Da quest’anno vestono anche la stessa divisa adidas della Nazionale maschile. Questo l’omaggio di Ama la Maglia alle Azzurre dell’Ital-rugby.
(Silvia Gaudino, capitano Italia femminile rugby)
Silvia Gaudino: 52 caps e capitano nell’Italia femminile di rugby. ”Ho tenuto la maglia del mio primo cap: avevo il numero 18. Poi tengo sempre quelle che mi ricordano i momenti più belli. Tendenzialmente una ogni Sei Nazioni perché mi ricorda l’anno, le sensazioni. Cerco sempre di scambiarla con le avversarie, perché mi fa piacere. Quella a cui tengo di più? Quella che ho scambiato nel 2011 con una gallese quando siamo andate in Galles a vincere”. Silvia Gaudino anche lei gioca con la maglia numero 7.
Giuliana Campanella: 57 caps nell’Italia femminile di rugby. ”Ho chi le colleziona per me, le dò al Museo del rugby. Lo tiene il presidente della società per cui gioco la Red&Blu di Colleferro, Roma. Credo moltissimo nella maglia”. Giuliana Campanella ora gioca con la maglia numero 7.
(Awa Coulibaly, pilone Italia femminile rugby)
Awa Coulibaly: 4 caps nell’Italia femminile di rugby. ”Ogni maglia è speciale perché l’ho scelta. Quella a cui tenevo di più la prima partita agli europei, l’ho lasciata alla persona che mi ha sostenuto. Il mio primo presidente della mia prima società che mi scorrazzava su e giù per le partite: il Chieri rugby”.
(Interviste di Gioia Reffo)
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